lunedì 6 agosto 2012

La (giusta) dose di soia per evitare il mal di testa


MILANO - Nel 25% circa dei casi un certo tipo dieta può contribuire allo scatenamento di crisi emicraniche e anche il digiuno può provocarle. Alla già lunga lista di sostanze incriminate presenti nell’alimentazione di tutti i giorni (cioccolata, formaggi fermentati, aceto, cibi grassi, würstel, insaccati, dadi, pesce o carne affumicata, pomodori, alcuni legumi, fragole) se ne aggiunge un’altra, la soia, individuata da un neurologo di Singapore che ha pubblicato un insolito studio sulla rivista Neurology. In genere i soggetti in cui il mal di testa viene scatenato da qualche alimento o da qualche bevanda (spesso il vino rosso perché più ricco di tiramina) riescono con l’esperienza a individuare da soli l’alimento incriminato, arrivando a evitarlo senza nemmeno l’aiuto del medico.
PROSTATITE - In questo caso è stato lo stesso autore dello studio a sperimentare su sé stesso gli effetti emicranici della soia che l’hanno indotto a svolgere un’attenta indagine sul suo caso clinico con l’aiuto dei colleghi del reparto di neurologia del Singapore General Hospital, poi pubblicata dalla famosa rivista scientifica. Il medico 57enne aveva iniziato a introdurre grosse quantità di soia nella sua dieta a scopo terapeutico per curare un’ingravescente prostatite che non rispondeva ad altri trattamenti. Per altri aspetti in ottime condizioni di salute generale, il dottor Peter Engel è arrivato ad assumere ogni giorno fino a 177 mg di supplenti a base di soia in aggiunta a soia naturale ottenendo nell’arco di 6 mesi il miglioramento del quadro prostatico. A un certo punto però ha iniziato ad accusare una cefalea temporale bilaterale sotto sforzo che, successivamente, si presentava anche a riposo. Al dolore si sono poi associati i classici sintomi dell’emicrania con aura: fotofobia e comparsa di scotomi visivi, soprattutto al risveglio.
PRESSIONE ALTA - L’insorgenza di grave mal di testa in un’epoca della vita in cui tale fenomeno notoriamente decade, soprattutto in un soggetto che non ne aveva mai sofferto prima, deve far sempre sospettare l’eventuale presenza di una causa organica sottostante. Infatti il paziente, agevolato anche dall’essere un addetto ai lavori, ha effettuato tutti gli accertamenti del caso e ha scoperto che l’unico parametro mutato era un aumento della pressione arteriosa. Ipotizzando che la causa fosse la nuova cura ha allora ridotto la soia a 62 mg al giorno ed è stato bene per 10 mesi. Poi ha avuto solo fenomeni di aura visiva senza dolore e allora l’ha ridotta ulteriormente a 60 mg e per i 5 mesi precedenti alla pubblicazione dello studio non ha più avuto problemi, con il vantaggio di un effetto benefico sulla prostatite.
FITOESTROGENI - Questa esperienza ha portato a stabilire il miglior dosaggio di soia da usare per la cura della prostata e per segnalare il possibile ruolo di questa sostanza nei casi di emicrania che si verificano in chi se ne nutre, magari in maniera eccessiva per vocazione vegetariana. La spiegazione che si sono dati i ricercatori è che gli isoflovanoidi della soia agiscono un po’ come gli estrogeni esogeni della pillola contraccettiva che, notoriamente, scatena cefalea in donne predisposte e ciò spiegherebbe anche l’efficacia della soia per l’azione che esercita a livello dei recettori prostatici estrogenici di tipo beta. E d’altro canto i fitoestrogeni della soia sono usati anche in menopausa. A livello cerebrale, invece, questi isoflovanoidi modulerebbero la dilatazione dei vasi cerebrali e agirebbero sui neuroni del grigio periacqueduttale, il principale centro di controllo del dolore emicranico. Perciò, se vi piace la soia, non esagerate: fino a un certo punto vi può far bene alla prostata (se siete maschi), ma attenzione alla testa. Di qualsiasi sesso siate.

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