martedì 23 settembre 2014

Veronesi: “Noi vegetariani viviamo meglio e di più”


Gli studi lo dimostrano: i vegetariani vivono di più. Intervista al direttore scientifico dello IEO
 
Rubrica Scienza & Salute
Margherita Hack diceva di essere vegetariana fin dalla nascita perché lo era la sua famiglia, e di non aver alcun merito in questa scelta. Ma diceva anche di essere la prova vivente che si possa crescere senza le proteine animali. E il padre, per propaganda, andava in giro dicendo di «non mangiare la carne, perché era come mangiare cadaveri». «E in effetti aveva ragione – affermò l’astrofisica durante un’intervista a FuoriTG –, sono cadaveri!». Che sia per motivi etici, ambientali o di salute in Italia circa sette milioni di persone hanno deciso di dire no a qualsiasi tipo di carne, e anche prodotti animali in alcuni casi. Sulla motivazioni etiche niente da dire, sono scelte personali. Ma su quelle scientifiche sì.
Da tempo alcuni scienziati sostengono che seguire una dieta povera di carne abbia effetti positivi sulla salute, in particolare prevenga tumori e malattie cardiovascolari. Ma il dibattito resta aperto. Di recente uno studio condotto nel Regno Unito su 45mila persone – studio EPIC-Oxford – ha dimostrato che il 34% dei partecipanti – vegani o vegetariani, comunque con una dieta priva di carne – avevano un terzo delle possibilità in meno di ammalarsi di patologie cardiache. Il cuore di chi non mangia carne sembra essere più sano, a causa dei ridotti livelli di colesterolo e pressione arteriosa, due fattori di rischio molto importanti per questo tipo di malattie. Non si trovava d’accordo però Andrea Ghiselli, dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran), che in precedenza aveva dichiarato aLinkiesta il suo scetticismo nei confronti della ricerca di Oxford: «Meglio seguire una dieta vegetariana con piccola aggiunte di prodotti animali, ovvero la dieta mediterranea» aveva affermato Ghiselli. Lo studio in ogni caso non aveva mostrato nessuna correlazione tra un regime alimentare privo di carne e mortalità per tutte le cause, ma solo per malattie cardiovascolari.
A sostegno della teoria che essere vegetariani allunghi la vita,un altro studio, questa volta americano condotto su circa 70mila persone e pubblicato su Jama internal medicine, aveva mostrato come i vegetariani aderenti allo studio, avessero una mortalità per tutte le cause inferiore del 12% rispetto ai non vegetariani. Con risultati simili anche per vegani e semi vegetariani (meno 15 e 8% rispettivamente). C’è da sottolineare però che in generale i vegetariani sono più attenti alla salute e hanno uno stile di vita più sano – con consumi minori di alcol, fumo e maggior attività fisica – rispetto ai non vegetariani. Dato da non sottovalutare e che sicuramente incide sulla qualità della vita e la salute.
La dieta vegetariana è dunque il segreto per la lunga vita? Questa volta ne abbiamo parlato con un vegetariano convinto, Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo).
Professore, cosa pensa di questa ricerca, basta per dimostrare l’effetto positivo che la dieta vegetariana ha sulla salute o servono altre prove?
Ci sono già molti studi che dimostrano i benefici della dieta vegetariana e lo studio di Jama è un’ulteriore conferma di ciò che già sappiamo da tempo e che si può riassumere in una semplice frase: chi mangia poco e vegetariano vive più a lungo e in salute.
Perché è meglio rinunciare alla carne?
La carne, soprattutto se rossa, stimola la proliferazione delle cellule malate in alcuni tumori e aumenta il rischio generale di malattia cardiovascolare e tumorale. Consumare carne, inoltre, aumenta la presenza di sostanze inquinanti nel nostro corpo. Dall’atmosfera molti agenti pericolosi ricadono sul terreno e vengono poi ingeriti dal bestiame – sotto forma di foraggio o mangime – per poi essere accumulati nei depositi di grasso degli animali. Da lì poi, finiscono direttamente nel nostro piatto. Questo per quanto riguarda la salute dell’uomo. Rinunciare alla carne è tuttavia anche una scelta etica e legata alla sostenibilità ambientale.
Meglio dieta vegana o vegetariana? Perché?
Vanno bene entrambe. Forse la dieta vegetariana è più facile da seguire perché offre una maggiore varietà di sostanze per preparare piatti gustosi.
Quando e perché ha scelto di essere vegetariano? Hanno influito i suoi studi o è una scelta che arriva da prima e per motivi ancora diversi?
Ho scelto di essere vegetariano per motivi etici appena sono stato in grado di decidere con coscienza circa la mia alimentazione. Io amo gli animali, sono cresciuto in campagna in mezzo a loro, scoprendo che i mammiferi hanno sentimenti e atteggiamenti analoghi ai nostri. Quindi non li mangio per lo stesso motivo per cui nessuno mangerebbe il suo cane o il suo gatto. Poi sulla mia scelta ha influito la consapevolezza della situazione socio-ambientale globale. Oggi viviamo il paradosso di un mondo in cui un miliardo circa di persone muore di fame nei Paesi in via di sviluppo e un miliardo si ammala e muore per l’eccesso di cibo nei Paesi occidentali. Questo squilibrio potrebbe essere progressivamente eliminato se in Occidente si mangiasse meno carne. In realtà il pianeta disporrebbe delle risorse per fornire cibo a tutti i suoi abitanti, se – oltre ai 7 miliardi di esseri umani – non si dovessero sfamare circa 4 miliardi di animali di allevamento, che sottraggono risorse vitali (molta acqua oltre che cereali) per nutrire con carne una minoranza di persone già iperalimentate. Non è necessario effettuare studi in medicina per rendersi conto di questa profonda ingiustizia.
È un caso che molti scienziati siano vegetariani o comunque attenti all’alimentazione e vivano a lungo (per esempio Margherita Hack morta a 91 anni)? Il segreto della longevità è davvero la dieta?
Non è un caso, perché gli uomini di scienza sono portati a osservare e soprattutto a riflettere, porsi dei dubbi e pensare al domani. Tant’è che Einstein anticipò che diventare vegetariani nel futuro sarebbe diventata una necessità. Non c’è un unico segreto della longevità, ma tanti collegati fra loro. Curare l’alimentazione è uno di questi e un altro, fondamentale, è curare la mente. La scienza ha scoperto che il cervello è un organo plastico, che si rinnova e si evolve continuamente se opportunamente stimolato. La vera età è l’età della nostra mente.
Ci sono studi in corso anche allo Ieo per verificare l’effetto della dieta vegetariana sulla salute? Lei la consiglia nel suo ospedale?
Allo Ieo, nell’ambito del progetto COSMOS per la diagnosi precoce del tumore del polmone rivolto ai forti fumatori, abbiamo scoperto che tra i fumatori chi mangia carne ha un rischio maggiore di ammalarsi di cancro polmonare rispetto ai vegetariani. Nell’ospedale son presenti tutte le diete, anche quella vegetariana.
Com’è cambiata la nostra alimentazione negli anni? Crede che alcune patologie ora più frequenti siano dovute anche al diverso modo di mangiare, o semplicemente sono dovute al fatto che viviamo più a lungo e si manifestano in relazione all’età?
Non c’è dubbio che molte malattie siano legate all’alimentazione, in particolare alla sovralimentazione e al consumo eccessivo di carne. È certo anche che l’età avanzata è comunque il fattore di rischio più importante per molte patologie, come il cancro. Tuttavia ci sono prove che un’alimentazione corretta aiuti a ridurre il tasso di mortalità e dunque allunga la vita. Cito sempre a questo proposito l’esempio di Okinawa in Giappone, l’area geografica più longeva al mondo, che segue due regole: la prima è ishokudoghen (il cibo è una medicina) che li conduce a seguire una dieta scarsa in calorie, a base di frutta, verdura, soia, pesce e alga knobu; la seconda èYumaru e indica il senso di appartenenza degli anziani alla società attiva.
Alcuni studi suggeriscono che l’uomo si sia evoluto anche grazie a un’alimentazione carnivora, cosa pensa a proposito? Fare a meno della carne non crea proprio nessun problema? Non è più indicato mangiare poco ma di tutto secondo la dieta mediterranea?
Penso che l’animale a noi più vicino, lo scimpanzé, è vegetariano e l’animale più potente, il toro, è vegetariano. Dunque penso che l’uomo possa tranquillamente fare a meno della carne. Sul mangiare poco mi trova d’accordo, ovviamente, ma sul “di tutto” no. Ricordo che i capisaldi della dieta mediterranea sono comunque pasta, olio d’oliva , pomodori e pesce.
http://www.linkiesta.it/vegetariani-vegani

mercoledì 17 settembre 2014

“In Italia non si usano anabolizzanti per l’allevamento dei bovini”! L’ennesima favola del Ministero della salute che nega l’evidenza dei fatti


piano nazionale residui
Secondo il rapporto del Ministero della salute la quasi totalità delle analisi condotte l’anno scorso sui bovini sono conformi
Secondo il rapporto pubblicato il 2 settembre 2014 dal Ministero della salute, la quasi totalità delle analisi condotte l’anno scorso sui bovini risultano conformi. Su un totale di 38.250 campioni esaminati all’interno del Piano nazionale residui (PNR) solo 46 hanno evidenziato irregolarità (*).
Dopo avere letto il documento il lettore avverte un certo sollievo nel sapere che negli allevamenti tutto funziona in modo quasi perfetto. Io personalmente mi sono sentito preso in giro, perché “le sostanze e i residui che potrebbero costituire un pericolo per la salute pubblica, come le sostanze a effetto anabolizzante e quelle non autorizzate…” di cui si parla il documento, forse non ci sono nelle carni macellate, ma vengono regolarmente utilizzate in centinaia di allevamenti.

I controlli realizzati seguendo le metodiche ufficiali sono oramai da considerarsi inutili, perché non permettono di identificare la frode, tanto che  la ricerca delle sostanze vietate nella quasi totalità fornisce esito negativi. Le autorità sanitarie utilizzano infatti metodiche costose del tutto superate, che non consentono di evidenziare l’eventuale somministrazione fraudolenta di anabolizzanti, ormoni e altri medicinali classificati come tossici e cancerogeni, utilizzati per incrementare del 10-15% la massa muscolare degli animali. Negli allevamenti vengono somministrati agli animali micro dosi di diversi medicinali vietati, che sono metabolizzati in poco tempo. In questo modo la presenza nel sangue si riduce in tempi brevi e le analisi  evidenziano l’impiego fraudolento solo a distanza di pochissimi giorni dal trattamento (di solito la somministrazione viene effettuata il venerdì sera quando si è sicuri che per due giorni non ci saranno controlli).

Dal 2008 in Italia esiste un piano di monitoraggio realizzato valutando attraverso l’analisi istologica della ghiandola del timo degli animali macellati i cambiamenti indotti dalle sostanze utilizzate a scopo anabolizzante. Il test non è tuttavia riconosciuto come metodo ufficiale. La legislazione europea prevede che i metodi debbano identificare la molecola e i quantitativi, mentre il metodo istologico è un metodo qualitativo e permette di vedere le lesioni causate dal trattamento illegale realizzato con cortisonici, steroidi sessuali, tireostatici. Il vantaggio del metodo istologico è che costa pochissimo ed evidenzia le lesioni nei tessuti anche molto tempo dopo il trattamento fraudolento. In questi anni diversi studi hannoriscontrato fino al 15%  di  positività tra i capi macellati. Si tratta di dati preoccupanti che l’intero settore delle carni cerca di ignorare a dispetto della serietà dei laboratori che hanno condotto le ricerche. Oltre a questi elementi basati sull’analisi istologica c’è un’altra novità da sottolineare.

carne macello bovina bue anabolizzanti nella carne
Anabolizzanti nella carne: un nuovo esame permette di valutare la scomparsa di alcune proteine e quindi il trattamento illecito
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero della salute, assieme al CIBA (Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Biologiche sugli Anabolizzanti Animali) e al laboratorio di Genetica ed Immunobiochimica, hanno realizzato uno studio sulle proteine nel sangue per identificare quelle presenti solo quando i corticosteroidi sono usati come anabolizzanti. In questo modo basterebbero dei semplici prelievi per scoprire la pratica illecita. I ricercatori hanno analizzato 23 animali, 10 trattati sperimentalmente con desametasone a scopo anabolizzante, 10 trattati con lo stesso farmaco a scopo terapeutico e 3 non trattati. Sugli animali sono stati eseguiti diversi prelievi di sangue nel corso del trattamento. I campioni sono stati analizzati attraverso l’elettroforesi bidimensionale: un procedimento che permette di isolare e “vedere” le proteine presenti nel campione. Le ricerche vengono svolte in sinergia tra gruppi di ricerca diversi allo scopo di migliorare le tecniche di analisi

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L’introduzione della nuova analisi permetterebbe di risparmiare decine di migliaia di euro destinate a test molto costosi ma inutili
Questa analisi ha permesso di ottenere mappe proteiche il cui confronto ha evidenziato la scomparsa di una proteina al termine del trattamento anabolizzante, che invece continua ad esistere negli animali trattati a scopo terapeutico e in quelli del gruppo di controllo. L’applicazione di questo esame molto rapido – se convalidato – potrà essere utilizzato su un numero elevato di animali per individuare quelli che hanno subito un trattamento primadell’invio al macello.

Aspettiamo con fiducia che queste metodiche vengano al più presto validate ufficialmente, solo così si potrà effettuare un monitoraggio serio sullo stato di salute dei nostri animali da reddito. L’introduzione della nuova analisi permetterà di risparmiare decine di migliaia di euro destinate a test molto costosi ma inutili, il cui unico scopo è supportare report come quello diffuso ieri dal Ministero dove si racconta una realtà simile alla favola di Biancaneve.

(*) Più precisamente 13.850 analisi hanno riguardato la ricerca di residui di sostanze ad effetto anabolizzante e sostanze non autorizzate negli animali, mentre 24.400 hanno riguardato la ricerca di residui di medicinali veterinari e agenti contaminanti nei prodotti di origine animale, come miele, latte, uova.

Roberto La Pira
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