giovedì 29 novembre 2012

Grand Hotel Montecitorio

L'ultima parola 23/11/2012 - Viaggio con telecamera nascosta all'interno della Camera, per raccontare la vita del parlamentare, tra spese e privilegi. Dall'assistenza sanitaria alla sauna


Il pesto inglese venduto come italiano: dichiara olio extra vergine e Grana Padano ma contiene olio di girasole, formaggio lettone e basilico israeliano


Chi l’ha detto che l’Italia sia il paese delle bufale e delle frodi alimentari? Anche all’estero non scherzano e spesso frodano i consumatori proponendo finti  “prodotti italiani” etichettati come se fossero importati dal nostro Paese o preparati con ingredienti tipici delle nostre Regioni.

È successo qualche giorno fa: un’allegra confezione di pesto al basilico, prodotto dall’azienda inglese Stark Naked Foods Ltd e presentata come una specialità a base di olio di oliva extravergine italiano e di Grana Padano dop, non ha retto alle indagini compiute in inghilterra dalla Suffolk Trading Standards.
Il pesto pseudo italiano è risultato essere a base di basilico israeliano, olio di girasole e formaggio lettone. Altro che condimento da favola per la “pasta squisita” degli inglesi…

Andrew Wadge, responsabile scientifico della Food Standards Agency britannica, riporta nel suo blog che per questa frode alimentare, l’azienda produttrice è stata obbligata a pagare una multa di 23.500 sterline (pari a circa 29mila euro). Sarà una coincidenza il fatto che il sito ufficiale della Stark Naked Foods Ltd risulti in costruzione e quindi inagibile?

Anissia Becerra

Gli spot Danaos? L’Antitrust li giudica ingannevoli e punisce Danone con una multa di 180mila euro. I dettagli della sentenza



Ieri 26 novembre 2012
, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha reso pubbliche le proprie decisioni in merito agli spot e al sito di Danaos, lo yogurt commercializzato dalla Danone e segnalato all'Antiturst  dall’Unione Nazionale Consumatori.
Il gruppo agroalimentare francese, un colosso del settore presente in 120 paesi, è stato condannato a pagare una multa di 180mila euro per "pratiche commerciali scorrette", in particolare per "la comunicazione strutturata in modo estremamente scorretto". 

È dal 2010 che gli spot Danaos, girati con una testimonial di notevole visibilità, l’attrice Stefania Sandrelli, bombardano i consumatori e soprattutto le mature consumatrici cui sono specificatamente destinati.
"In Italia, due donne su tre non consumano abbastanza calcio": così recita lo spot Danaos. Latte e formaggio? "A volte non basta… Da oggi c’è Danaos di Danone”. Un semplice yogurt? No, Danaos è "l’unico yogurt con il 50% del calcio quotidiano raccomandato e la vitamina D che ti aiutano a rinforzare le ossa".
Nelle telepromozioni e nel sito di Danaos si ritrovano gli stessi claim, convalidati da una generica e non meglio specificata collaborazione con gli esperti del Policlinico Gemelli di Roma.

Ebbene, questi messaggi sono stati giudicati ingannevoli dall’Antitrust, sotto quattro diversi profili.

Vediamo il primo. Il messaggio pubblicitario di Danaos che evidenzia l’insufficiente assunzione di calcio in gran parte della popolazione femminile italiana, si basa sui risultati di un unico studio, peraltro effettuato su campioni di persone con esigenze nutrizionali peculiari e non generalizzabili.
Per questo motivo, l’Antitrust ritiene che "l’estrema enfasi posta sulla carenza di calcio, anche in termini numerici (2 donne su 3)" sia "ingannevole" e tale da "indurre in errore il consumatore medio, portandolo a ritenere che vi sia una acclarata carenza di calcio su ampia parte della popolazione” quando, invece, non è vero.

Il secondo motivo avanzato dall'Antitrust riguarda le caratteristiche del prodotto. Secondo la sentenza  "l’affermazione assertiva sull’apporto del 50% del calcio rispetto alla RDA consigliata nel contesto promozionale in esame appare idonea a indurre in errore i consumatori".
In effetti, per le donne over 60 l’apporto di calcio raccomandato è di 1200-1500 mg al giorno, non 800 mg come dichiarato dal messaggio pubblicitario; ne segue che un vasetto di Danaos non è affatto in grado di coprire il 50% del fabbisogno quotidiano di calcio.

Il terzo motivo per cui la pubblicità Danaos risulta “fuorviante”  si evidenzia nel tentativo manipolatorio di far credere che il consumo di latte e formaggio non sia sufficiente a garantire il normale fabbisogno di calcio. Scrive l’Antitrust: “Le comunicazioni suggeriscono l’inadeguatezza di alcuni specifici alimenti (latte e formaggio), l’assunzione dei quali è ritenuta anche in ambito scientifico la principale e necessaria azione per coprire il fabbisogno di calcio nell’organismo”.
Il consumo di Danaos, presentato come necessario per un corretto apporto di calcio, risulta del tutto inutile. Dagli  studi scientifici emerge che la carenza di calcio è per alcune fasce di età solo di portata lieve o lievissima, e può essere tranquillamente colmata con una dieta varia ed equilibrata (“l’adeguata assunzione di calcio, come noto, può derivare da una pluralità di alimenti compresa la stessa acqua potabile”).

Il quarto motivo di scorrettezza riguarda la non precisata partnership con il Policlinico Gemelli. Scrive l’Antitrust: “La presenza del logo del nosocomio e dell’indicazione “con la collaborazione scientifica del Policlinico Gemelli”, inducono a ritenere l’esistenza di una specifica procedura di validazione e controllo di Danaos svolta dal noto nosocomio romano.
(…) L’istruttoria svolta, tuttavia, non ha dato evidenza alcuna in tal senso, ma ha fatto emergere la sussistenza di un mero accordo commerciale”.

In conclusione, dall’istruttoria dell’Antitrust emerge evidente la scorrettezza della pratica commerciale seguita da Danone per promuovere lo yogurt Danaos, “mediante l’utilizzo di indicazioni che inducono il consumatore in errore rispetto alla effettiva necessità di assumere il prodotto, sulle caratteristiche del prodotto stesso e sulla collaborazione promossa”.
L'istruttoria si chiude congiudizi finali duri e inequivocabili, resi ancora più netti dall’imposizione di una sanzione amministrativa. Speriamo che l'azienda proceda con celerità a eliminare spot e pagine pubblicitarie dai media, nel rispetto della sentenza dell'Antitrust e di tutti i consumatori.
La cronaca fa però registrare un comunicato in cui  Danone si dice intenzionata  a ricorrere contro la decisione. Vi terremo aggiornati.
Anissia Becerra
Foto: Danaosdanone.it, Photos.com

Misura e Galbusera: le diciture di cracker, biscotti e snack sul minor contenuto di grassi sono scorrette. Serve il confronto


Con una sentenza datata 26 novembre 2012, l’Antitrust, ovvero l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha condannato come “pratiche commerciali scorrette” l’uso di “claim nutrizionali di tipo comparativo, non accompagnati dall’indicazione del termine di raffronto”, e ha multato Colussi-Misura e Galbusera che vi hanno fatto sistematicamente ricorso.
Su molte confezioni di biscotti, cracker e merendine campeggiano a caratteri cubitali alcuni claim come “meno xy% di grassi”, “meno yx% di zuccheri”, “meno xx% di grassi saturi”, “meno yy% di calorie”. Meno rispetto a che cosa? Ecco il punto della questione.

L’Antitrust ha sanzionato il Gruppo Colussi per l’uso di tali messaggi promozionali sul packaging, negli spot e nelle web-pubblicità di numerosi prodotti della linea Meno Grassi Misura (Biscotti meno 80% di grassi, Cracker meno 75% di grassi, Minimuffin meno 50% di grassi) e dei prodotti della Linea Soia Meno Grassi Misura (Biscotti Soia meno 30% di grassi saturi, Cracker Soia meno 70% di grassi saturi).

Secondo l’Antitrust, questi messaggi promozionali "vengono spesi con grande e reiterata enfasi senza essere accompagnati dalla specifica indicazione del termine di raffronto utilizzato e/o senza che venga fornita la tabella di confronto con i prodotti concorrenti presi in considerazione”.
Di conseguenza “tali messaggi pubblicitari risultano idonei a fuorviare i consumatori da scelte commerciali consapevoli e nutrizionalmente fondate”.

L’Antitrust ha contestato a Colussi anche i claim nutrizionali assoluti  - come la dicitura “a basso contenuto di grassi” –  perché “ammessi dal Reg. CE n. 1924/2006 solamente in presenza di specifici requisiti di contenuto del nutriente, che tuttavia nel caso di Colussi non ricorrono”.
Morale della favola, l’azienda dovrà pagare una sanzione di 100mila euro per “pratiche commerciali scorrette”.

Galbusera, invece, ne dovrà pagare 60mila, e le ragioni sono simil. I cracker “Risosuriso con riso soffiato e meno 30% di grassi” sono stati publicizzati con un claim nutrizionale di tipo comparativo, non accompagnato dall’indicazione del termine di raffronto.
L’Antitrust ha anche bacchettato l’azienda perché il sito ufficiale risulta pieno di “messaggi analogamente modulati anche in riferimento ad altri prodotti” (biscotti Più Leggeri con Orzo, Mais e meno 35% di grassi, Leggeri Plus con cioccolato e cacao con meno grassi, biscotti RisosuRiso con cereali e frutta, biscotti RisosuRiso con cioccolato e scorza d’arancia) per i quali “non risulta accessibile la tabella di raffronto con altri prodotti congeneri”.

Anissia Becerra
Foto: Photos.com

Cotolette "Leggiadre" di Fileni: perchè tritare una parte pregiata come il petto di pollo?


Una nostra lettrice che da anni si occupa di sicurezza alimentare ed esegue analisi presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, Rita Lorenzini, ci ha scritto informandoci di aver comprato per la figlia le cotolette di petto di pollo "Leggiadre" Fileni, accorgendosi poi che si trattava non di petto di pollo integro ma di carne tritata molto finemente.
A questo punto le è venuto il dubbio che le "Leggiadre" potesse contenere anche carne separata meccanicamente (CSM): un prodotto di minor pregio e valore nutrizionale, ottenuto rimuovendo meccanicamente i residui di carne dalla carcassa e di cui Il fatto alimentare si è già occupato.

  «Non ho fatto analisi - sottolinea Rita Lorenzini - ma basta osservare la cotoletta per notare che le fibre muscolari tipiche della carne sono del tutto assenti, mentre sono invece ben visibili nell'immagine del prodotto sulla confezione».
Inoltre, l’etichetta delle Leggiadre vanta il fatto di essere ottenute di polli allevati a terra, «come se si trattasse di una caratteristica che aumenta il pregio del prodotto, quando per i polli da carne l’allevamento a terra è da molti anni una consuetudine».

L’etichetta e il sito dell’azienda non fanno riferimento alla carne separata meccanicamente e neppure alla carne macinata, e forniscono informazioni un po' contraddittorie: il sito parla di “Cotolette con petto di pollo”, descritte  come “Teneri filetti di pollo, avvolti da una croccante, dorata e leggera panatura”, che hanno come ingredienti principali “cotolette di petto di pollo, panate e cotte al forno”.
Il consumatore può quindi aspettarsi di mangiare una vera cotoletta di petto di pollo e non carne macinata: «Il petto di pollo è un taglio pregiato, e macinarlo di proposito sembra davvero poco sensato: sarebbe come fare un hamburger con un filetto», osserva ancora Rita Lorenzini.

L’azienda, contattata per chiarimenti, ci ha risposto che le "Leggiadre" classiche «sono realizzate con soli petti di pollo macinati. La macinatura consente di sminuzzare la carne al solo scopo di migliorarne la sensazione organolettica. È un procedimento standard utilizzato sul mercato in tutti i prodotti analoghi (cotolette), e in linea con gli obblighi di legge».

Per correttezza va detto che la carne separata meccanicamente non è un ingrediente del tutto estraneo alla linea di prodotti Leggiadre, visto che la versione con spinaci e quella con prosciutto e formaggio, contengono il 4% di carne separata meccanicamente, come risulta dall'elenco degli ingredienti sulla confezione.
Navigando nel sito abbiamo poi scoperto che Fileni usa la CSM anche per prodotti di alta gamma, come i wurstel biologici della linea Almaverde che, come riportato sull’etichetta, ne contengono ben l’81%.


La questione della quantità di CSM presente in un prodotto non è banale. In laboratorio per accertarne l’impiego si effettuano analisi, particolarmente complicate. Quando si tratta di carne di pollo le difficoltà aumentano perché le ossa sottili sono povere di midollo, tipico marker, assieme all'elevato tenore in calcio sempre di derivazione ossea, della presenza di CSM.

Va altresì aggiunto che alcuni laboratori in Gran Bretagna si stanno attivando per definire protocolli adeguati basati su analisi al microscopio per individuare la presenza di CSM nei prodotti a base di carne.
La questione è dibattuta anche dalla Commissione Europea, perché esiste il rischio concreto che qualche azienda utilizzi questo tipo di sottoprodotto senza dichiararlo in etichetta, o indicandolo con percentuali inferiori alla realtà.

Paola Emilia Cicerone
Foto: Fileni.it

lunedì 26 novembre 2012

Frodi alimentari: la classifica stilata dall'organizzazione statunitense USP dei cibi più adulterati



Gli alimenti più suscettibili di adulterazione sono
: olio di oliva, latte, miele, zafferano, succo d'arancia, caffè e succo di mela. E' questa la classifica dei prodotti alimentari americani più soggetti a frodi, stilata dalla US Pharmacopeial Convention (USP), un'organizzazione statunitense no profit impegnata a sviluppare metodi analitici standardizzati per assicurare il massimo di identità, qualità e purezza agli ingredienti e ai supplementi alimentari.

La classifica, riportata sul Journal of Food Science, è stata stilata da Jeffrey Moore, della Michigan State University, in base ai dati contenuti in oltre 1.300 segnalazioni di frodi (1.000 provenienti da esperti e 250 dai media e 50 da altre fonti).

Al di là della notizia, molto interessante anche per l'Italia che produce, ed esporta tutti i sette prodotti, uno degli scopi principali del lavoro è  trovare una definizione condivisa di frode. Secondo gli autori è "una deliberata sostituzione, aggiunta, manomissione o adulterazione del cibo, dei suoi ingredienti o del suo confezionamento, oppure la segnalazione di effetti falsi o equivoci, fatta a scopi economici". C'è anche una definizione ancora più specifica, proposta dallo USP Expert Panel on Food Ingredient International Adulterants, in cui la frode viene definita come "L'aggiunta fraudolenta di sostanze non autentiche, ovvero la rimozione o la sostituzione delle sostanze originarie senza che l'acquirente ne sia informato, fatta a fini economici".

Moore ha scritto polemicamente presentando il compendio: «Dal momento che il problema delle frodi alimentari non viene preso nella giusta considerazione, tranne quando la segnalazione arriva da una rivista scientifica, abbiamo pensato di pubblicare i principali dati presenti nel database USP sul Journal of Food Science, sperando che ciò aumenti l'attenzione e contribuisca a proteggere meglio i consumatori». Moore continua dicendo che  le frodi alimentari moderne possono essere più pericolose delle contaminazioni tradizionali, in quanto sono spesso realizzate con ingredienti non convenzionali in grado di sfuggire alle analisi.

Per spiegare meglio i rischi  Moore cita uno dei casi più drammatici degli ultimi anni, quello la melammina, che nel biennio 2007-2008 contaminò prima cibo destianto ad animali domestici, e poi latte in polvere per bambini e altri prodotti, causando almeno sei morti e l'intossicazione di migliaia di persone. Precedentemente, ricorda Moore, la melammina non era percepita come sostanza pericolosa, anche se scorrendo il database dell'USP si scopre che i primi casi di contaminazione risalgono al 1979. Alla prima segnalazione, tuttavia, non era seguito alcun obbligo di verifica della presenza della sostanza, e i risultati drammatici si sono visti nel 2007.

«Forse - scrive ancora il ricercatore - se i dati del 1979 fossero stati a disposizione di chi si occupa di identificare i rischi tutto ciò non sarebbe successo. Inoltre la giusta considerazione di quei primi casi avrebbe stimolato la ricerca di metodi analitici più specifici e sensibili».

Lo stesso esperto si rende conto di quanto sia impossibile riuscire ad individuare tutte le frodi alimentari. A volte le adulterazioni sono realizzate con sostanze indistinguibili rispetto a quelle sostituite, come è accaduto con la glicerina rimpiazzata dal glicole dietilenico nel vino, con l'anice cinese, innocuo, sostituito con quello giapponese, tossico o con alcune spezie rimpiazzate dal tetraossido o dal cromato di piombo, altamente tossici. E' pure vero che un archivio internazionale e aperto può aiutare molto. Per esempio, è emerso che il 95% delle segnalazioni riguarda la sostituzione - parziale o totale - di un ingrediente costoso con uno più economico, come avviene classicamente per l'olio di oliva con oli di  semi. Inoltre, per quanto riguarda i sistemi di analisi, la raccolta dei dati ha portato già a proporre un approccio che punta sulla verifica dell'assenza della sostanza ritenuta contaminante.

«Ciò - conclude Moore - va benissimo se si sa cosa si sta cercando, ma non è certo il miglior sistema quando non si conosce la sostanza usata per la contrafazione. Avere a disposizione esempi dell'alimento può essere poi utile per cercare eventuali adulterazioni uguali o simili ad altre già scoperte.»

Agnese Codignola
Foto: Photos.com

Il ristorante di Lady Gaga bocciato per la mancanza di igiene. Il sistema newyorkese di classificazione



Il ristorante
 newyorkese di Lady Gaga, laJoanne Trattoria, non ha superato l’ispezione delle autorità sanitarie cittadine, che hanno riscontrato ben otto differenti violazioni.

Da luglio del 2010 i ristoranti di New York, sono obbligati ad esporre in vetrina un attestato dove è bene evidenziata la classificazione (A, B o C) attribuita dopo gli accurati controlli effettuati dal Dipartimento della salute.
Le lettere vengono assegnate in base al numero che si ottiene sommando i punti delle varie infrazioni di igiene rilevate. Maggiore è il punteggio, minore è la pulizia. Da 0 a 13 punti l’esercente può esporre il certificato con la lettera “A”, da 14 a 27 la “B” e da 28 in su la temuta “C”.

Gli ispettori, che ogni anno controllano circa 24.000 ristoranti, valutano le condizioni di conservazione e la temperatura del cibo, l’igiene del personale e delle attrezzature e la presenza di parassiti o di possibili altre contaminazioni.

Ad ogni violazione è assegnato un punteggio preciso che può però aumentare in base alla gravità della stessa.
Le inadempienze sono divise in tre categorie:
- generale: sono le violazioni più lievi penalizzate con almeno 2 punti.
- critica: di media entità, per cui si parte da 5 punti.
- pericolo per la salute pubblica: si assegna un minimo di 7 punti e se la violazione non riesce ad essere corretta prima del termine dell’ispezione il ristorante è obbligato a chiudere finché non la risolve.

La cosa più interessante del sistema è che i risconti delle ispezioni sono pubblici, e ogni cittadino può visualizzare sul sito del NYC Department, il giudizio e la lettera assegnata al ristorante preferito.
Gli stessi ristoratori possono trarre vantaggio da questo sistema, perché se al controllo successivo, di solito entro 30 giorni, sono “colmate” le lacune igieniche, il punteggio può migliorare sino ad ottenere l’ambita A.

Tornando al ristorante di cucina italiana della cantante Lady Gaga, dall’ultimo controllo, effettuato il due ottobre 2012, sono state rilevate 8 violazioni, 6 delle quali critiche, per un punteggio finale di 42 punti. L'assegnazione per il momento è in attesa di conferma, ma se non si spunteranno al più presto almeno 29 punti, per quanto riguarda la ristorazione Lady Gaga rimarrà in serie C.


ClassificazioneNumero degli esercizi
 18.724
 2.358
 360
In attesa di conferma
1.702
 
Chiuso
82

Valeria Nardi
Foto: Nyc.gov, Joannenyc.com

sabato 24 novembre 2012

Listeria in salmone danese e troppo alluminio in spaghetti cinesi... Ritirati dal mercato europeo 64 prodotti



Nella settimana n°41 del 2012
 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi sono state 64 (16 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).

L'elenco comprende un'allerta relativa alla presenza di Listeria in salmone refrigerato importato dalla Danimarca.

Nella lista dei lotti respinti alle frontiere e/o delle informative sui prodotti diffusi che non implicano un intervento urgente troviamo: frammenti di vetro in filetti di sgombro all'olio di oliva prodotti in Spagna, Escherichia coli in vongole Italiane, presenza di riso ogm in un lotto importato dalla Cina, aflatossine in fichi secchi turchi, importazione non autorizzata di Carqueja dal Brasile, eccesso di alluminio in spaghetti di soia e vermicelli di riso cinesi, importazione non autorizzata di riso rosso irradiato cinese, Salmonella in pinoli importati dalla Turchia, presenza di colorante E 127 non autorizzato in biscotti provenienti dal Perù, infestazione di parassiti Nematodi in sgombri refrigerati francesi, eccesso di aflatossine in mais per mangimi animali proveniente da Serbia e Croazia, importazione non autorizzata di cosce di rana irradiate dal Vietnam, mancata dichiarazione di presenza di uova in surimi congelato della Thailandia.

Questa settimana non ci sono segnalazioni di prodotti italiani esportati in altri Paesi ritirati dal mercato.

Per maggiori informazioni  sul rapporto settimanale, recarsi sul sito del Servizio sanitario regionale dell'Emilia-Romagna nella sezione notizie.

Per seguire con maggiore attenzione il sistema di allerta e il ritiro dei prodotti sia a livello europeo che internazionale, collegarsi al sito di Phyllis Entis, eFoodAlert.wordpress.comche propone un monitoraggio continuo e aggiornato «Recall Roundup».

Marmellate Zuegg e Hero: la falsa scritta "senza zucchero" costa 300mila euro di multa


Zuegg e Hero dovranno pagare rispettivamente 100mila e 200mila euro di multa per aver pubblicizzato le loro marmellate come prodotti alimentari “senza zucchero”.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha condannato queste due aziende per l’utilizzo di diciture ingannevoli . Per essere corretti va detto che il problema riguarda la maggior parte dei  produttori che da anni cercano di catturare con queste diciture l'attenzione dei produttori .



Ecco il video del programma di Consumi&Consumi di RaiNews24, a cura di Vera Paggi in cui Roberto La Pira parla della sentenza.

Stop allo spot di Nutella con Tata Lucia. Lo chiedono le organizzazioni dei consumatori e Il fatto alimentare



Lo spot di Tata Lucia – l’integerrima protagonista di S.O.S. Tata in onda su Foxlife e La7 - che invita a mangiare Nutella a colazione è uno dei peggiori spot visti quest'anno e va censurato. Il messaggio ha degli effetti devastanti perchè affida a Tata Lucia (al secolo Lucia Rizzi) l'incarico di promuovere la famosa crema alla nocciola come alimento principe della colazione  familiare.

L'effetto è devastante perchè il livello di penetrazione tra il pubblico adulto e tra i bambini del personaggio è notevole. Il Movimento difesa del cittadino in un editoriale sull’agenzia Help Consumatori dice “con questo spot Ferrero ha fatto centro perché la protagonista è un riferimento supereferenziato sia nei confronti dei genitori che dei figli. Due target che hanno una scarsa capacità di decodificazione dei messaggi pubblicitari. Per due motivi diversi, certo, ma pur sempre una fascia di mercato sensibile e con alta propensione al consumo”.

Anche il giudizio di pediatri e nutrizionisti che conoscono i meccanismi di comunicazione e la capacità di persuasione del piccolo schermo sullo spot è severo. Margherita Caroli - Pediatra Nutrizionista responsabile UO Nutrizione ASL Brindisi con una lunga esperienza scientifica e sul campo ritiene dichiara all'agenzia  stampa del Movimento difesa del cittadino ."Più piccoli sono i bambini, meno riescono non solo a decodificare i messaggi, ma proprio a capire che molte delle affermazioni sono irreali. Vari studi hanno verificato la capacità di differenziare gli spot pubblicitari dai programmi, e in genere questa capacità si sviluppa dopo i 7 anni.
Attenzione però. Differenziare lo spot dal programma non vuol dire capire gli scopi dello spot che sono quelli di incrementare la vendita del prodotto. Inoltre se a 7 anni i bambini sono in grado di capire che stanno guardando uno spot per bambini, per i prodotti destinati ad un’età superiore il linguaggio cambia e vengono utilizzati stimoli adeguati ad un’età maggiore".

 Ma si sa che nessun cibo va demonizzato, per questo Ferrero fa dire a Tata Lucia che ”A colazione servono delle regole – Ci si siede a tavola tutti insieme – E bisogna variarla ogni giorno!”. Un po’ di pane e Nutella ogni tanto ce lo si può concedere”.

Non bisogna dimenticare che ogni porzione da 30 grammi (consigliata nel sito) ha un apporto energetico di 162  calorie!  Anche il bravo Gunther Fuck autore del noto blog Papille vagabonde qualche mese fa ha preso posizione contro la discesa in campo di Tata Lucia a fianco di Nutella.

Altroconsumo ieri ha inviato una richiesta di censura all'Istituto di autodisciplina pubblicitaria (vedi allegato) chiedendo la censura dello spot. Il fatto alimentare condivide questa iniziativa e ha inviato una nota analoga allo stesso istituto. 

Tè cinese: troppi pesticidi, secondo Greenpeace. Il 70% non è in regola con le norme europee



Il tè cinese contiene troppi residui chimici. È questa la sintesi di un recente studio intitolato “Pesticidi: ingredienti nascosti in cinese del tè”, condotto da Greenpeace analizzando la presenza di sostanze chimiche in foglie di tè acquistato direttamente in loco.

La Cina, oltre a essere tra i Paesi che consumano maggiormente tè, è anche il maggiore produttore mondiale con oltre otto milioni di coltivatori.

Nel periodo compreso tra il mese dicembre 2011 e gennaio 2012, Greenpeace ha prelevato 18 campioni di tè di nove aziende molto note sul mercato cinese, di differenti varietà (verde, oolong, al gelsomino) e inviato i prodotti in laboratorio perché fossero esaminati. 

I risultati hanno mostrato che la totalità dei campioni conteneva in qualche misura pesticidi (ne sono stati rilevati ben 29 tipologie differenti). Il problema è che nel 60% dei casi si trattava di pesticidi vietati. Se si considera la normativa europea la percentuale di tè irregolare supera il 70%.

Il rapporto di Greenpeace, oltre ad accusare le aziende produttrici, evidenza la mancanza di responsabilità da parte delle stesse aziende che coltivando in questo modo danneggiano l’ambiente. C'è poi un problema di immagine, visto che il problema dei pesticidi sta minaccia seriamente la reputazione dei produttori di tè cinesi e quindi le esportazioni.

Greenpeace invita i coltivatori a ridurre l’impiego di pesticidi e le autorità a rispettare le esigenze dei consumatori per quanto riguarda la sicurezza alimentare.

Luca Foltran