giovedì 1 maggio 2014

La black list degli otto cibi che, se consumati crudi, sono più a rischio per intossicazione alimentare Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 15 aprile 2014

latte bicchiere
Il latte è al primo posto degli alimenti considerati pericolosi se assunti crudi
Negli Stati Uniti, la diffusione della tendenza a consumare cibo crudo, perché ritenuto più sano e nutriente, sta sollevando preoccupazioni da parte del mondo sanitario. Questi alimenti possono contenere agenti patogeni, che vengono distrutti solo dal calore della cottura. Utilizzando la banca dati online deiCenters for Disease Control, il Washington Post ha pubblicato una tabella con gli otto alimenti a maggior rischio, se consumati crudi o poco cotti.

La tabella si riferisce al periodo 1998-2011 e riporta, per ogni alimento, gli agenti patogeni riscontrati, i focolai d’intossicazione alimentare registrati, il numero delle persone che si sono ammalate, di quelle ricoverate in ospedale e di quelle decedute. Per ogni cibo viene anche suggerita una soluzione per prevenire o evitare il problema.

cartone uova
Uova, carne macinata, ostriche: sono alcuni degli alimenti che negli USA va di moda consumare crudi
Latte crudo- E. coli O157:H7, Campylobacter, Salmonella e Listeria; 102 focolai d’intossicazione alimentare; 1606 persone ammalate con 92 ricoveri. (Suggerimento: pastorizzazione)
Formaggi freschi a base di latte crudo –Listeria; 15 focolai d’intossicazione alimentare; 191 ammalati, 48 ricoverati e due morti. (Suggerimento: consumare solo quelli prodotti con latte pastorizzato)
Uova crude o poco cotte– Salmonella; 110 focolai d’intossicazione alimentare; 4.246 ammalati, 190 ricoveri e un decesso. (Suggerimento: utilizzare uova pastorizzate negli alimenti che non verranno cotti, e nelle preparazioni come la cottura all’occhio di bue)
Carne macinata cruda o poco cotta - E. coli O157:H7 e Salmonella; 320 focolai d’intossicazione alimentare; almeno 3.585 malati, 457 ricoveri e otto morti. (Suggerimento:cuocere fino a quando la temperatura interna raggiunge i 71° C)
Ostriche – Vibrio vulnificus e Vibrio parahamolyticus; 124 focolai d’intossicazione alimentare; 1401 persone malate con 40 ricoveri. (Suggerimento: la pastorizzazione ad alta pressione mantiene le ostriche vivo ma uccide i batteri. Cuocere fino a che si aprono i gusci e scartare le ostriche che rimangono chiuse)
Frutta con guscio – Salmonella, E. coli O157:H7; 14 focolai d’intossicazione alimentare; 1.700 malati, 314 ricoveri e dieci decessi. (Suggerimento: pastorizzazione, la tostare, scottare o bollire)
Spinaci – E. coli O157:H7; 5 focolai d’intossicazione alimentare; 302 malati, 113 ricoveri e sei decessi. (Suggerimento: Acquista spinaci non tagliati. Lavare accuratamente prima di tagliare perché E.coli, se presente, può essere intrappolato all’interno delle foglie al momento del taglio. FDA ritiene che gli spinaci pre-lavati in busta dovrebbero essere sicuri. Cuocere prima di mangiare)
Semi germogliati – E. coli O157:H7; 43 focolai d’intossicazione alimentare; 1.384 malati, 135 ricoveri e un decesso. (Suggerimento: Irradiare con raggi gamma i semi prima che germoglino. Cuocere i germogli)

Beniamino Bonardi

Le zuppe di verdure e le minestre nel banco frigorifero dei supermercati sono a rischio botulino. È assolutamente necessario farle bollire prima di servire a tavola Pubblicato da Roberto La Pira il 10 aprile 2014


il trattamento termico durante il processo produttivo non è programmato per eliminare le spore del botulino
Il trattamento termico durante il processo produttivo non è programmato per eliminare le spore del botulino
La storia del giovane 33enne ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Verona dopo aver mangiato una zuppa contenente la tossina del botulino si potrebbe ripetere con altre minestre comprate al supermercato. Purtroppo è proprio così, perché il trattamento termico durante il processo produttivo non è programmato per eliminare le spore del botulino. Per questo motivo se il vasetto è conservato male, fuori dal frigorifero o si verificano altre condizioni favorevoli lungo la filiera, le spore possono germinare e produrre la pericolosissima tossina del botulino con il serio rischio di causare anche la morte a chi dovesse consumare la minestra. Certo le probabilità sono poche, ma esistono e il rischio non è quello di un mal di pancia.
Quanto accaduto con la zuppa Zerbinati rappresenta un grave episodio che nel contesto della sanità pubblica viene definito un “evento-sentinella”, utile per attivare una verifica e un confronto ad alto livello tra autorità sanitarie e rappresentanti delle imprese.

Prima di procedere va ribadito come nelle tossinfezioni da botulino, l’unica cosa certa è che le spore sono già presenti nel vasetto quando il prodotto esce dallo stabilimento. Questo può verificarsi perché l’unico trattamento che neutralizza le spore è un riscaldamento a 121°C per tre minuti che le aziende non fanno (*).
A riprova di quanto sia seria la situazione lo dimostra la stessa Zerbinati che in questi giorni ha modificato le diciture in etichetta. Se prima invitava a “versare nella pentola e scaldare a fuoco lento per alcuni minuti”, adesso consiglia di “scaldare a fuoco vivo fino ad inizio ebollizione”. Si tratta di un cambiamento fondamentale perché portando il contenuto all’ebollizione, l’eventuale tossina del botulino presente nel minestrone o nella zuppa di verdure viene neutralizzata. Questa sicurezza non si ha invece scaldando la vaschetta a fuoco lento per alcuni minuti.
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L’etichetta delle zuppe Zerbinati: a sinistra prima dell’allerta, a destra con le nuove istruzioni e l’invito a scladare fino a  ebollizione
Il problema non è marginale visto che questi prodotti classificati come REPFED (Refrigerated Processed Food with Extended Durability), ovvero cibi refrigerati pronti all’uso chiamati anche di quinta gamma, sono molto richiesti dal mercato perché non contengono conservanti e sono comodi da usare.

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Per scongiurare il rischio botulino nelle minestre pronte refrigerate è necessario scaldare e raggiungere l’ebollizione
Tale trattamento termico non è in grado di eliminare le spore dei clostridi produttori di tossine botuliniche eventualmente presenti – precisano dal Centro Nazionale di Riferimento per il Botulismo dell’Istituto Superiore di Sanità – quindi al fine di garantirne la sicurezza microbiologica, questi prodotti devono essere necessariamente mantenuti in condizioni di refrigerazione per tutta la loro vita commerciale. Infatti, fino a quando le confezioni restano in frigorifero non ci sono problemi, perché le spore non sono in grado di germinare, moltiplicarsi e produrre le tossine. Il rischio si può manifestare quando la catena del freddo viene interrotta durante la vita commerciale del prodotto dalle fasi di post produzione fino alla conservazione domestica. Nonostante la temperatura media dei frigoriferi di casa sia maggiore di quella raccomandata (come emerge da studi effettuati a livello europeo) i casi di botulismo certamente correlati al consumo di questa tipologia di alimento sono rarissimi. In Italia, paese in cui la prevalenza del botulismo è tra le più alte in Europa, la malattia è comunque rara (circa 20 casi/anno) e quasi esclusivamente correlata al consumo di conserve alimentari di preparazione domestica.
Alla luce della situazione ora descritta è assolutamente necessario – continuano gli esperti – leggere attentamente e applicare scrupolosamente le prescrizioni riportate in etichetta in merito alle modalità di conservazione e preparazione. Sarebbe, altresì, auspicabile che i produttori, nello studio dei loro processi tecnologici, considerando anche gli eventuali rischi associati all’inosservanza delle loro prescrizioni, implementassero strategie per ridurre ulteriormente o eliminare il già basso rischio botulismo”.

il trattamento termico durante il processo produttivo non è programmato per eliminare le spore del botulino
Il trattamento termico durante il processo produttivo industriale  non è programmato per eliminare le spore del botulino
Prendendo atto di queste considerazioni e notando che alcuni produttori consigliano la conservazione in frigorifero a + 2°C (standard molto difficile da garantire) è vivamente consigliato fare bollire la zuppa o la minestra prima di metterla nel piatto (come indica Zerbinati nelle nuove etichette, prontamente modificate dopo l’incidente dei giorni scorsi).
Negli ultimi anni sono stati registrati due casi di botulino proprio su queste zuppe e il motivo è sempre lo stesso, la presenza delle spore nel vasetto confezionato perché le aziende non effettuano l’unico trattamento termico in grado di eliminare tutte le spore del botulino,121°C per tre minuti.

Un’alternativa valida sarebbe aggiungere alla minestra un additivo come il sorbato di potassio (E 202) , ma questo inficerebbe la natura salutistica del prodotto pubblicizzato come minestre senza additivi. Infine un’ultima nota dell’Istituto Superiore di Sanità consiglia, dopo l’apertura, di conservare la zuppa in frigorifero e di consumarla entro due giorni.

(*) Per garantire la sicurezza microbiologica Zerbinati fa una prima cottura delle verdure per 55 minuti a 101°C, poi mette insieme tutti gli ingredienti nei singoli vasetti dove vengono nuovamente sottoposti ad un trattamento di 55 minuti a 101°C per poi essere raffreddate e conservate in frigorifero, ma questo non elimina le spore del botulino.