lunedì 17 marzo 2014

Tutta la verità sulle bacche di Goji

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Quanti di Voi Hanno mai sentito Parlare delle bacche di Goji?
In Realtà E GIA Diverso da tempo che circolano idee un voltafaccia also errate circa le Proprietà di queste
bacche selvatiche.
Ma che Cosa Hanno di speciale Tanto da Essere addirittura pubblicizzate dal mondo dello Spettacolo?
Il Goji, Dal Nome latino Lycium Barbarum, proviene Dalla Mongolia interna ed E ONU arbusto deciduo perenne della Famiglia delle Solanacee (stessa Famiglia di melanzane, pomodori, patate, peperoncino e peperoni) Che Cresce su viti rampicanti.
Nel Paese della Grande Muraglia queste bacche Sono premuroso da Più di 2000 Anni venire delle Nazioni Unite alimento Molto gradito Ed. ONU Rimedio naturale Che AIUTA a mantenere l'Organismo in buono Stato di salute, di tanto da meritarle il Nome di "Frutto della longevità".
Infatti le popolazioni della Cina del Nord e della Mongolia Interna - Grazie al Loro stile di vita e alle Loro Abitudini Alimentari - Sono le tradi Più longeva del Mondo e le tradi Meno soggette, vapore e cosiddette Malattie del benessere, Malattie Cardiovascolari Quali e Tumori. La Loro Dieta Quotidiana E arricchita delle bacche di Goji, il Che fra Tutti i frutti della terra rappresentano Un vero prodigio, dei potentissimi antiossidanti.
Questi, frutti portentosi rappresentano ONU concentrato assoluto delle Caratteristiche del Suolo su cui Crescono E Una fonte nutrizionale Completa per l'Organismo Umano, ricchissimi di Sostanze nutrienti Quali vitamina C ed E e minerali nota ambrogetta Proprietà.
Le vitamine del Gruppo C ed E proteggono Dai Radicali liberi e lo stress ossidativo Dallo (Funzione anti-age). Il rame, il ferro, il fosforo e manganese il aiutano a Regolare il Metabolismo energetico.
Grazie alla Potente Concentrazione di potassio e magnesio aiutano ad aumentare la Resistenza Muscolare.
La COMBINAZIONE vincente di zinco e cromo Attiva il Metabolismo dei macronutrienti offrendo ONU valido Aiuto Nelle Diete.
In Una singola bacca Sono racchiusi Tutti i Principali macro e micronutrienti: Carboidrati (efficaci venire rinforzo e Sostegno del Sistema immunitario), Proteine, lipidi (TRA cui Omega 3 e Omega 6) e Germanio, ONU Potente antiossidante Utile per proteggere l'Organismo di Caso di Radiazioni e coadiuvante per artrite reumatoide, ipertensione ed allergie.
Esistono Tipi diversificato di Qualità di Goji, MA stando un RECENTI Scoperte scientifiche la qualità "Xing Dal" risulterebbe Essere La migliore per quantita di Principi Attivi e per Composizione qualitativa. This Qualità e Lavorata artigianalmente e cio permette di mantenere la vitalità del Frutto e il Valore assoluto dei Suoi Componenti.
Presente ad un'altitudine di 1500 metri, su ONU Terreno non contaminato, il Goji "Xing Dal" viene essiccato Naturalmente al sole, setacciato Senza l'Intervento di Macchine e Trattato con Tecniche naturali in Grado di mantenere e proteggere il Raccolto Dalla Contaminazione degli Insetti; Questi, Processi naturali lo rendono Un ottimo antiossidante, Più di Quanto Possa esserlo il lampone nero o il cioccolato fondente.
Secondo la scala del Grado di Capacità antiossidante (Tasso Orac), infatti, le bacche di Goji rapprentano il Grado Più Elevato, 25300 Contro i 7700 del lampone nero e 13120 del cioccolato fondente, Alimenti Noti per le Loro Proprietà antiossidative.
L'altopiano su cui Cresce E caratterizzato da elevare escursioni termiche Che vanno da +38,5 ° C a -15 ° C e da ONU Terreno particolarmente Ricco di sali minerali. Cio fa sì Che le Piante Che sopravvivono in QUESTO Luogo avverso sviluppano Sostanze Che le rafforzano e le arricchiscono di Principi Attivi.
La Loro Assunzione viene consigliata venire Integrazione annuncio Uno stile di vita sano ad ADULTI, bambini, Anziani, Sportivi, vegani e - Grazie al basso indice glicemico Loro - a chi ha Bisogno di Tenere Sotto Controllo il Proprio peso corporeo.
Possono Essere Assunte da chiunque, da chi soffre di pallore, affaticamento visivo, gravidanza, menopausa, Disturbi associati allo stress, sbalzi di umore e venire Integrazione annuncio ONU regime Alimentare Controllato. Il Suo utilizzo E sconsigliato solista nel CASI di Terapie con anticoagulanti oa chi soffre di allergia al pomodoro.
Aiutano rinforzare il Sistema immunitario, a disintossicare il Fegato, a migliorare la Resistenza Muscolare, a sostenere l'Organismo Durante i periodica di forte sollecitazione ea supportare l'idratazione e l'elasticità della pelle.
"Mens sana in corpore sano"  dicevano i Latini, in Effetti la Nostra condizione psico-Fisica viene Molto Spesso determinata da cio di cui ci nutriamo quotidianamente, facciamoci pertanto Aiutare da Questi, Alimenti provenienti Dalla natura.
Donano tono ed energia da Vendere. Dal sapore dolciastro e piacevole Dal colore rosso intenso, SI presentano essiccate e conservate in sacchetti Dalla triplice chiusura ermetica per proteggere le molecola nutrizionali e antiossidanti Dalle Fonti di Calore e Dai Raggi UV.
Moltissimi studi Hanno dimostrato Che Grazie alla Disponibilità dei nutrienti Forniti, queste bacche selvatiche offrono ONU valido Sostegno Nella REGOLAZIONE e Rigenerazione dei Processi metabolici, delle risposte immunitarie e delle Attività neurologiche.
La Loro Assunzione varia da Adulto un bambino, in Genere negligenza ADULTI SI Consiglia di Assumere 1-3 Cucchiai al Giorno, l'Equivalente di 30 gr, SIA a bagnomaria, da solista venire Frutto (vengono generalmente assumo io) oa Piacere aggiunto uno yogurt , macedonia, riso, insalate ecc.
Attenzione però, nda bambini la dose usuale giornaliera consigliata E Misurata in cucchiaini e non in Cucchiai, da 1 a 3 al Giorno.
Gli Effetti Benefici di queste bacche non Sono fantascienza Né Frutto di Trovata Pubblicitaria ma pura Realtà pertanto le Consiglio vieni supporto a Tutti, Una sorta di "elisir di lunga vita"!
L'Importanza di Venire in contatto chat con ALTRI paesi, cultura More Ed. Abitudini Alimentari Differenti E Semper Fondamentale per chi ama prendersi cura di se Stessi e migliorare il Proprio Stato di salute, Grazie alle popolazioni orientali Siamo infatti Venuti a Conoscenza di ONU portento naturale di un noi prima Sconosciuto.
Valentina Venanzi

domenica 16 marzo 2014

È allerta mercurio per pesce spada e smeriglio. Dal mese di novembre i casi segnalati sono 24. Centinaia di supermercati coinvolti. Inerzia del Ministero


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Dal mese di novembre l’Italia ha inviato 24 notifiche di cui 15 allerta a Bruxelles, riguardanti pesce spada e smeriglio
Da alcuni mesi continuano le importazioni in Italia di pesce spada e smeriglio congelato contaminato da mercurio. Per capire quanto sia grave la situazione basta dire che dall’ inizio di novembre 2013 ad oggi, l’Italia ha inviato 24 notifiche di cui 15 allerta a Bruxelles (vedi tabella sotto), riguardanti il ritiro di pesce spada e smeriglio (conosciuto anche come squalo mako) e in due casi di tonno e verdesca. I lotti sono stati  importati per tre quarti dalla Spagna e negli altri casi da Vietnam e Indonesia.

Non si tratta di una novità, visto che nel rapporto sul sistema di allerta europeo (Rasff) pubblicato poche settimane fa le segnalazioni di pesce con un eccesso di mercurio figurano al secondo posto (su un totale di 2.649 notifiche rilevate nel 2013, 517 riguardano il settore ittico, con 115 casi di pesce con eccesso di metalli pesanti, che nel 40% dei casi arriva dalla Spagna, proprio come quello venduto in Italia). L’altro elemento curioso è che tre segnalazioni di allerta inviate dal Ministero a Bruxelles, riguardano lo stesso grossista (FINPESCA di Portoviro), che ha acquistato in Spagna e poi rivenduto a diverse catene di supermercati come Famila ed Emisfero, del gruppo Unicomm (Il Fatto Alimentare aveva già segnalato due mesi fa un’allerta che aveva interessato 1.052 kg di smeriglio).

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Tre segnalazioni di allerta mercurio riguardano lo stesso grossista, Finpesca, che ha rifornito diverse catene di supermercati tra cui Famila
Abbiamo chiesto chiarimenti e Unicomm ci ha risposto che, visto il ripetersi di questi episodi, dal 18 febbraio è stata sospesa la vendita di smeriglio congelato nei 65 punti vendita localizzati in Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. L’intenzione per il futuro è di accettare solo pesce congelato che ha superato preventivamente le analisi  sul mercurio. Viene spontaneo chiedersi se altre catene di supemercati hanno preso analoghi provvedimenti, visto che i casi di allerta sono veramente tanti e le importazioni dalla Spagna continuano.

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La Spagna è diventata lo snodo europeo che fornisce copiose quantità di pesce contaminato anche all’Italia.
Nulla sappiamo degli altri 21 casi segnalati dall’Italia a Bruxelles, anche se è facile ipotizzare che centinaia di supermercati e altrettante pescherie siano coinvolte nella vicenda. È vero che il pesce rappresenta una preziosa fonte alimentare, ma è anche vero che non tutto il pescato fa bene allo stesso modo. Come già trattato in un precedente articolo, ci sono categorie a rischio, tra cui le donne in gravidanza e i bambini, che non dovrebbero consumare regolarmente pesce di grosse dimensioni come il pesce spada o lo squalo mako proprio per la questione del mercurio. Per correttezza va detto che il problema non riguarda il tonno in scatola, perché le aziende utilizzano solo pesci di media taglia con un tenore di mercurio che rispetta i limiti di legge.

È legittimo chiedersi cosa fa il Ministero della salute per bloccare il commercio di questo lotti di pesce contaminato. Perché nonostante le numerose e ripetute allerta provenienti dalle Asl non si interviene per bloccare l’illecito? A qualcuno sembrano poche 24 segnalazioni in quattro mesi? In attesa di risposte a queste domande che abbiamo rivolto al ministro della salute Beatrice Lorenzin, quando si va in pescheria conviene glissare sullo smeriglio e sul pesce spada  congelato e cambiare pesci.

Roberto La Pira

giovedì 13 marzo 2014

La pappa reale è cinese, ma la frode è italiana. Truffatori alla ricerca del guadagno facile, pochi i problemi sulla sicurezza alimentare

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La pappa reale è un alimento, ma non vige l’obbligo di provenienza in etichetta
In Italia vengono importate grosse quantità  di pappa reale dalla Cina, che vengono rivendute a caro prezzo come prodotto made in Italy. L’operazione è davvero vantaggiosa  perché si compra a  30-35 €/Kg quella cinese  e poi  si vende a 600 €/kg cambiando l’origine. Recentemente Bruno Pasini, in qualità di fondatore dell’Associazione per la produzione e valorizzazione della pappa reale fresca italiana(CO.PA.IT), ha denunciato uno di questi episodi, con conseguente sequestro da parte del Corpo Forestale dello Stato di confezioni di pappa reale cinese spacciate come merce italiana  pronte per la vendita on line. L’indagato vendeva il prodotto, in nero e falsificando certificati e lotti di produzione, a colleghi apicoltori in confezioni da 1 kg o pronto in boccette da 10 grammi per la vendita al dettaglio.

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La pappa reale costa all’ingrosso 600 €/Kg se italiana contro i 30 €/Kg di quella cinese.
La mancanza di una normativa solida nel settore della pappa reale rende possibile questo tipo di raggiro. Per capire meglio i retroscena e gli eventuali rischi per il consumatore, abbiamo chiesto chiarimenti a Raffaele Velardocchia, funzionario del Corpo Forestale dello Stato. «È difficile dimostrare una frode nel caso della pappa reale – commenta Velardocchia – poiché contrariamene a quanto succede per il miele,  non esistono obblighi per l’indicazione del luogo di produzione». La pappa reale si può considerare un alimento e quindi sull’etichetta andrebbe indicato il lotto, la zona di produzione e la data di scadenza. In realtà nessuna di queste informazioni è obbligatoria per legge e questa lacuna lascia spazio alle furberie. Lo stesso problema si riscontra per la propoli e il polline di api.  

«A chi non è capitato di passare tra le bancarelle dei mercatini rionali e vedere apicoltori con il loro banchetto di miele, propoli, polline e pappa reale? – chiede Velardocchia – Spesso il consumatore è indotto a pensare che tutti i prodotti  siano della casa, ma a volte non è così. L’etichetta non aiuta: in molti casi la dicitura sulla confezione “prodotto confezionato da…” può trarre in inganno, anche negli acquisti effettuati presso supermercati, erboristerie e farmacie. La frase sull’etichetta indica che il prodotto (non mio) è stato solo confezionato da me. La scritta che attesta la vera origine nazionale è  ”prodotto e confezionato da…” ».Questa sottigliezza linguistica crea una certa confusione.  Per individuare le frodi occorrono utili segnalazioni da parte degli apicoltori, ma anche una solida conoscenza delle dinamiche di produzione della pappa reale e un’accurata visita alle aziende sospette. Infine grazie all’analisi chimica dei pollini che cambiano in relazione alla zona di provenienza,  è possibile stabilire l’origine della pappa reale.

Corpo Forestale
Il paradosso è che la frode è portata avanti dagli stessi apicoltori italiani o da commercianti interessati al guadagno
Secondo i dati forniti dal Copait, sembra che circa il 90% della pappa reale venduta in Italia sia da importazione, soprattutto cinese. Ma cosa significa in termini di sicurezza? In realtà poco, perché dalla Cina arriva un prodotto comunque controllato e mediamente sicuro, anche se potrebbero nascere problemi per interruzioni della catena del freddo, a causa della distanza (circa 8000 km). La minaccia più seria alla salute arriva invece proprio dall’Italia. Basti pensare che il prodotto, nel caso scoperto dalla Forestale con la operazione Pappa Virtuale, veniva acquistato da apicoltori e commercianti e poi riconfezionato in laboratori privi degli opportuni requisiti igienico-sanitari o addirittura sconosciuti alle USL. «Inoltre l’assenza di lotti di produzione, o la presenza di lotti di fantasia, interrompe la tracciabilità della merce e, in caso di allerta alimentare, diventerebbe molto difficile procedere al ritiro del prodotto», commenta Velardocchia. Questo discorso ovviamente non riguarda le industrie alimentari o farmaceutiche, le quali per la fornitura  della pappa reale di importazione adottano altri standard.
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Dall’analisi del polline è possibile capire la provenienza della pappa reale
L’elemento più paradossale è che sono gli stessi apicoltori o commercianti italiani a truffare e danneggiare il nostro mercato. La Cina esporta correttamente la pappa reale, con i certificati previsti per legge e con le indicazione del lotto, mentre alcuni produttori italiani falsificano le carte e vendono come made in italy una pappa reale che hanno pagato 20 volte meno. Si tratta di concorrenza sleale che danneggia enormemente i produttori onesti.

«Tornando al consumatore, siamo lontani dal voler fare una difesa a priori del prodotto italiano (sarebbe una prospettiva miope visto il rilevante fabbisogno interno non soddisfatto da un’adeguata produzione nazionale). L’importante è che ci sia chiarezza e trasparenza,  in modo da mettere l’utente in condizioni di scegliere tra  il più economico prodotto importato o quello made in Italy», conclude Velardocchia.

Eleonora Viganò

Richiamo per il tonno in olio di semi di soia con istamina venduto in Italia e in cinque paesi dall’azienda Drago di Siracusa. Auchan avverte i clienti siciliani

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Avviso diramato dai supermercati Auchan  che hanno invitato gli acquirenti a non consumare il tonno Drago e a riportarlo al punto vendita
Il 7 febbraio il Sistema di allerta europeo (Rasff)  ha segnalato la vendita in Italia e in altri cinque paesi (Francia, Germania, Lettonia, Svizzera e Inghilterra) di una partita di pezzetti di tonno in olio di semi di soia, con un quantitativo di istamina elevato (865mg/kg).
Molti lettori volevano avere ulteriori informazioni, ma il Ministero della salute, contattato da Il Fatto Alimentare, non ha voluto fornire altri dati. A questo punto ci siamo attivati e abbiamo scoperto che il prodotto ritirato e richiamato dal mercato è confezionato dalla Drago Sebastiano di Giuseppe Drago di Siracusa. La partita ritirata è composta da vasetti di 550 g con numero di lotto L 298-013 e termine minimo di conservazione 31/12/2016. Siamo in attesa di conoscere dall’azienda la rete di supermercati che ha venduto il tonno.

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Il vasetto di Pezzetti di tonno in olio di semi di soia confezionata dalla Drago di Siracusa è stato ritirato dal mercato per l’elevato contenuto di istamina
Queste informazioni le abbiamo estrapolate dal rapporto europeo del Rasff che però non indica i punti vendita, in possesso del Ministero. Abbiamo interpellato la Drago chiedendo di conoscere la rete di supermercati dove è stato distribuito il lotto di tonno a pezzetti in olio di soia.

In Italia per il momento solo la catena di supermercati Auchan ha diramato un comunicato per segnalare il ritiro dagli scaffali di due punti vendita siciliani (Siracusa Melilli e Porte di Catania), del tonno. Si tratta di Pezzetti di tonno in olio di semi di soia da 300 g, confezionati  dalla stessa azienda conserviera. In questo caso cambia il formato del vasetto mentre i lotti sono quattro: L 246-013, L295-013, L298-013 e L 331-013. Il codice EAN è 8004899002179. Auchan invita i clienti che hanno comperato il tonno a non consumarlo e a riportarlo al punto vendita.

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Etichetta del tonno Drago ritirato dagli scaffali
Per capire meglio cosa significa mangiare alimenti con troppa istamina proponiamo una scheda realizzata Giuseppe Arcangeli dell’Istituto sperimentale zooprofilattico delle Venezie.
L’istamina è un composto azotato che rientra nel gruppo delle “ammine biogene”. Il nostro corpo è in grado di produrla per contrastare una infiammazione, ed è particolarmente abbondante in caso di allergie (tanto da farci assumere i cosiddetti anti-istaminici). In questo caso la troviamo negli alimenti e può essere dovuta all’auto trasformazione dell’amminoacido istidina – presente nella muscolatura dei pesci – in istamina oppure a un’origine batterica a causa dell’azione di alcuni enzimi presenti in patogeni Gram negativi (generi: Morganella, Klebsiella, Proteus , Hafnia, Enterobacter, Citrobacter, Vibrio, Photobacterium), che hanno contaminato le carni del pesce dopo la sua morte. L’istamina è stabile alle alte temperature e non subisce variazioni a seguito dei processi di cottura e inscatolamento del pesce: per una completa inattivazione è necessario un trattamento di 90 minuti a 116°C.
Quali sono i principali sintomi dell’intossicazione da ammine biogene? Prurito, arrossamento del viso e del collo, orticaria, nausea, vomito, diarrea, cefalea, vertigini. Questi sintomi possono variare in dipendenza della quantità di tossina introdotta e dalla sensibilità individuale. Il periodo d’incubazione è breve: da pochi minuti ad alcune ore. Nei casi più gravi si può arrivare allo shock istaminico con ipotensione fino al collasso cardio-circolatorio.
Qual è la terapia da seguire per combattere l’intossicazione? La terapia è essenzialmente sintomatica e prevede l’impiego di anti-istaminici e glucocorticoidi. Nei casi più gravi viene somministrata adrenalina.
Quali alimenti potrebbero contenere istamina? Le famiglie di pesci più a rischio sono: tonno, sgombro, sardina, aringa, spratto, alaccia, cheppia, acciuga e lampuga.
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Salmone affumicato: tutto quello che bisogna sapere quando si consuma pesce crudo. Il problema Listeria

Il salmone affumicato piace, ma quanti sanno che la maggior parte del pesce è allevato in Norvegia e Scozia e che si tratta di pesce crudo? Quanti conoscono le insidie nascoste? Ecco tutto quello che occorre sapere quando si compra il pesce dalla carne rosa per preparare la tartina imburrata da servire a tavola nei banchetti delle feste. Una cosa è certa il salmone agli italiani piace tanto che dal 2012 è stato incluso nel paniere Istat per la rilevazione dei prezzi al consumo. Anche durante il resto dell’anno noi italiani ne acquistiamo notevoli quantità.

Non bisogna stupirsi se le vendite triplicano nel mese di dicembre e anche l’import ha sfiorato le 10mila tonnellate nel 2009 per arrivare a 11.200 nel 2010, ed è sceso lievemente l’anno scorso a 10.700.

Ilproblema del salmone affumicato si chiama Listeria monocytogenes, si tratta di un batterio che provoca una malattia chiamata listeriosi, particolarmente pericolosa per donne in gravidanza, persone immunodepresse, bambini piccoli e anziani. La trasmissione avviene principalmente per via alimentare perchè il batterio può essere presente nel pesce crudo in salamoia e affumicato e sopravvive tranquillamente alle temperature del frigorifero. Negli ultimi anni diverse partite di salmone affumicato e fresco sono risultate contaminate. L’ultima allerta risale al 12 ottobre di quest’anno, quando  è stata rinvenuta in una lotto proveniente dalla Danimarca.

 
La Listeria viene rapidamente inattivata a 70° C dopo circa 10 secondi. Secondo uno studio pubblicato nel 2009 dal Journal of Food Science, affumicare il salmone a temperature adeguatamente elevate è un modo efficace per ridurre il rischio di Listeria nel pesce. Di conseguenza, le confezioni di salmone affumicato che riportano la dicitura “affumicato a caldo” (“hot smoked salmon”) offrono un’ottima garanzia, mentre il salmone selvatico dell’Atlantico o del Pacifico e il salmone d’allevamento sottoposti ad affumicatura a freddo restano comunque a rischio.

La situazione in Italia
«Purtroppo nel nostro paese, quasi tutto il salmone commercializzato è affumicato a freddo – sottolinea Valentina Tepedino, veterinaria specializzata in prodotti ittici e direttrice di Eurofishmarket – l’affumicatura a caldo dà al pesce un colore e un sapore particolare che da noi è poco apprezzato, a differenza di quanto accade nel Nord Europa. L’affumicatura a freddo avviene a una temperatura attorno ai 30° C, non protegge dalla Listeria, anche se va detto che, proprio perché il salmone affumicato è un prodotto a rischio, i controlli sono costanti e possiamo godere di una relativa sicurezza».

 
Il secondo elemento di criticità anche se di rilievo minore riguarda l’Anisakis (un parassita che provoca una grave infezione parassitaria del tratto gastrointestinale, detta anisakidosi o anisakias). Le larve diAnisakis simplex sono spesso presenti in prodotti ittici crudi (preparazioni regionali con aceto o limone, sushi o sashimi) o non sufficientemente cotti, com’è il caso dei pesci affumicati. Come ospite intermedio, l’Anisakis è presente in 123 specie di pesci comunemente consumati, tra cui salmone, tonno, sardina, acciuga, merluzzo, nasello, sgombro, triglia, pesce San Pietro.  Una ricerca giapponese realizzata dall’Ocean Research Institute dell’Università di Tokyo nel 2000, dimostra la maggior frequenza del nematode nei salmoni selvatici rispetto a quelli di allevamento, molto più sicuri dei precedenti. «Il salmone selvatico del Pacifico è a rischio di Anisakis, mentre il salmone di allevamento presenta un rischio irrisorio», afferma Valentina Tepedino. 

Marinatura, salatura e affumicatura a freddo non hanno alcun effetto sull’Anisakis e l’infezione può essere prevenuta solo grazie alla cottura a temperature superiori a 60° C per 10 minuti oppure congelamento a -20° C per 24 ore. Nei paesi dell’Unione Europea la normativa CE 853/2004 impone il congelamento dei prodotti ittici a -20° C per almeno 24 ore in modo da inattivare le larve e questo trattamento è obbligatorio nel caso del salmone affumicato a freddo e del salmone venduto come sushi e sashimi.

«La presenza della Listeria è oggi un problema più nei formaggi a pasta molle che nel salmone affumicato», afferma Valeria Tepedino. «Nondimeno, un rischio, seppure contenuto, c’è, mentre per quanto riguarda l’Anisakis, il rischio è davvero irrisorio». Il rischio Anisakis è decisamente più alto nel caso delle conserve casalinghe di pesce azzurro marinato. «Va però detto – aggiunge  Tepedino – che il salmone affumicato può essere contaminato anche da altri microrganismi, come la salmonella. Azzerare in assoluto i rischi non è possibile proprio perché si tratta di pesce crudo. Il mio consiglio è che le donne in gravidanza, gli immunodepressi, i bambini piccoli e gli anziani malati potrebbero evitare di consumarlo».

Nuove regole  in arrivo
Il Ministero della Salute emetterà tra pochi giorni un nuovo decreto (noto al momento col nome di “Decreto Balduzzi”) che regolerà la vendita, l’acquisto e soprattutto la conservazione casalinga di pesce crudo. Ve ne daremo notizia appena il testo sarà ufficiale.

Anissia Becerra
http://www.ilfattoalimentare.it/rischi-salmone-affumicato-listeria.html

Terra dei fuochi: il ministero blocca la vendita degli ortofrutticoli coltivati su terreni a rischio

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Deciso il blocco della vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni dei 51 siti classificati a rischio
Dopo avere esaminato i risultati della mappatura effettuata lo scorso 23 dicembre nei territori noti al pubblico come “terra dei fuochi” il Ministero delle politiche agricole, il Ministero della salute e quello dell’ambiente hanno deciso il blocco della vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni dei 51 siti che sono stati classificati a rischio (vedi allegato). Complessivamente la superficie delle aree interessate ammonta a 64 ettari di suolo agricolo.

Sulla base delle informazioni raccolte è stata realizzata una classificazione del territorio in relazione alla tipologia di  produzione agricola:
CLASSE A – idoneo alle produzioni alimentari;
CLASSE B – limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni
CLASSE C – idoneo ad altre produzioni non alimentari;
CLASSE D – divieto di produzioni agricole.

Il decreto interministeriale prevede che entro 90 giorni vengano effettuate indagini dirette a indicare:
-  i terreni “no food” (e quindi interdetti da produzione alimentare);
-  quelli destinati solo a colture diverse dalla produzione agroalimentare in considerazione delle capacità fitodepurative;
- quelli  destinati solo a determinate produzioni agroalimentari.
Le indagini dovranno essere svolte partendo dai terreni qualificati nella classe di rischio 5 fino alla classe 2.

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Il decreto interministeriale prevede entro 90 giorni altre indagini
Si è quindi deciso di  vietare la venditadei prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati a rischio (classi di rischio 3 – 4 – 5) come si vede nell’allegato.
L’immissione sul mercato delle singole colture è consentita ad almeno una di queste condizioni: a) che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; b) che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole.

PROVINCIA DI NAPOLI (33 COMUNI) Acerra, Afragola, Caivano, Calvizzano, Casalnuovo di Napoli, Casamarciano, Casandrino, Casoria, Castello di Cisterna, Cercola, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Napoli, Nola, Palma Campania, Pomigliano d’Arco, Qualiano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, Sant’Antimo, Saviano, Scisciano, Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Villaricca.

PROVINCIA DI CASERTA (24 COMUNI) Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Caserta, Castelvolturno, Cesa, Frignano, Villa di Briano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa Literno.

Sara Rossi
© Riproduzione riservata
http://www.ilfattoalimentare.it/terra-dei-fuochi-divieto-vendita-orotfrutticoli.html

mercoledì 12 marzo 2014

10 bugie sulla cucina italiana all’estero difficili da smentire

10 bugie sulla cucina italiana all’estero difficili da smentire


Tra le cucine più abusate nel mondo, quelle di cui si crede di sapere ma di cui in realtà non si sa niente, la cucina italiana la fa da padrona insieme alla cinese. 
COME LA CINESE, ANCHE LA CUCINA ITALIANA ALL'ESTERO NON È PERCEPITA IN MODO CORRETTOAll’estero la nostra cucina è tristemente avvolta dal mistero, spesso impoverita e banalizzata da una serie di luoghi comuni a tratti imbarazzanti. Non aiutano i nostri ristoratori in terra straniera, che negli anni hanno fatto davvero poco per raccontare una corretta tradizione gastronomica, più spesso pronti a rincorrere gli affari piuttosto che a dare un’idea reale di cosa siamo e cosa mangiamo. Ne abbiamo già letti molti di fatali fraintendimenti tra la nostra cucina e come viene percepita, e quella che segue è la nostra top 10 delle bugie più ridicole.
  1. 1
    Il cappuccino si accompagna al pasto principale: lo straniero medio sorseggia cappuccino con tanto di cacao amaro in superficie seduto comodamente mentre assapora i suoi favolosi spaghetti out of a tin, precotti, in poltrona. Per gli stranieri tutti gli italiani bevono cappuccino prima, durante e dopo il pasto e quando si rendono conto del contrario non considerano strani sé stessi ma gli italiani.
  2. 2
    L'insalata va mangiata con la pasta: la pasta all'estero si chiede solo ed esclusivamente accompagnata da insalata. Gli stranieri sono convinti che in Italia si mangi in questo modo e che, soprattutto, l'insalata sia il metodo migliore per annullare la pesantezza della pasta. Tutto ciò che è carboidrato è considerato come mangiabile solo se accompagnato da insalata, pizza compresa.
  3. 3
    Il risotto è un antipasto: a cena di uno straniero non è raro trovarsi davanti, come antipasto, un piatto di risotto solitamente ai funghi. Luogo comune all'estero è che il risotto sia un antipasto a cui segue necessariamente un main course, composto di carne e verdure varie.
  4. 4
    Chicken carbonara è una specialità italiana: di tradizione americana, questa inesistente pasta italiana viene spacciata (anche nei locali italiani all'estero, attenzione) come specialità della cucina del nostro Paese. Solitamente condita con abbondante panna, abbondante parmigiano, pollo lessato o alla griglia, pepe e persino piselli, è anche uno dei piatti che gli stranieri, se interpellati nei loro Paesi d'origine, prediligono di più.
  5. 5
    Chicken parmigiana: è ancora una volta qualcosa che in Italia non esiste ma che, a quanto pare, all'estero sono convinti sia uno dei piatti nazionali. Si compone di una cotoletta fritta e inzuppata letteralmente nella passata di pomodoro quindi appoggiata su un piatto di pasta scondita e ricoperta di parmigiano o formaggio grattato. Servita principalmente nei ristoranti e nei punti ristoro che cercano di replicare, malamente, la cucina del nostro Paese e, ahinoi, riescono anche a fare successo e soldi.
  6. 6
    Le fettuccine Alfredo sono tipiche e tradizionali: inventate a Roma da Alfredo Di Lelio, solo nella teoria sono italiane ma qui da noi si conoscono al massimo come burro e parmigiano e di certo non hanno preso piede nei ristoranti del nostro Paese. All'estero vanno per la maggiore, vengono decantate come piatto tipico della gastronomia italiana e, possibilmente, anche simbolo del nostro modo di mangiare.
  7. 7
    La pepperoni pizza è la pizza più famosa in Italia: il grande mistero della cucina italiana all'estero è questa pizza dal nome strano, la pepperoni pizza, che per gli italiani equivale a qualcosa di simile ad una pizza con i peperoni mentre per gli anglofoni è pizza con il salame. Confusione massima quando si scopre, al ristorante, che in Italia la pizza pepperoni non è pizza al salame, facce sconsolate e desolate.
  8. 8
    La pasta è difficile da cuocere: nonostante si trovi dell'ottima pasta praticamente ovunque ormai, sono sempre moltissimi gli stranieri che non sanno come prepararla e, se non si buttano sulla precotta, finiscono per condirla direttamente nell'acqua di cottura, la (s)cuociono in poca acqua oppure la lasciano cruda perché hanno preso alla lettera Gordon Ramsay e la sua pasta al dente.
  9. 9
    Le pizze con l'ananas o con la carne sono una ricercatezza: gli stranieri pensano che in Italia si mangi davvero pizza con sopra l'ananas e il prosciutto o con la carne (polpette, pollo, etc) e se si rendono conto che si tratta di una tradizione che non esiste, non se ne curano troppo continuando a credere alla bontà e alle delizia di queste pizze con sopra ingredienti di tutti i tipi.
  10. 10
    La pasta alla carbonara si fa con la panna o con la crème fraiche: Non solo lo straniero non sa che in Italia la crème fraiche è un prodotto mitologico ma addirittura lo stesso straniero crede che la vera carbonara se non è fatta con formaggi liquidi e grassi non è autentica. In molti casi provare il contrario non è sufficiente perché la carbonara, per gli stranieri, è solo quella con la panna o la crème fraiche e la versione autentica è, non necessariamente in questo ordine, asciutta o troppo liquida, senza sapore o troppo saporita per via della pancetta.
  11. Veruska Anconitano