mercoledì 4 dicembre 2019

Carabinieri NAS: non si allenta la morsa dei controlli


Il NAS di Parma ha effettuato un’ispezione igienico sanitaria presso un salumificio. Al termine del controllo, eseguito unitamente agli agenti vigilatori del consorzio del prosciutto di Parma, i militari hanno proceduto al sequestro di oltre 2.000 insaccati sotto vuoto riportanti in etichetta la dicitura “salame parma”, evocativa del “prosciutto di parma”, in violazione delle norme sulla tutela delle denominazioni dei prodotti D.O.P. e I.G.P.
Durante lo stesso controllo, inoltre, i Carabinieri hanno sequestrato anche 58.000 etichette, 1.456 cartoni espositori e 40 bobine di laminato per la produzione di vaschette, tutte riportanti la medesima indicazione vietata dalla legge.
Il legale rappresentante della ditta è stato sanzionato per un totale di 4.000 euro, mentre il valore commerciale dei prodotti sequestrati è di quasi 40.000 euro.
Il NAS di Salerno, al termine di una serie di verifiche sanitarie eseguite con l’ausilio del personale della locale ASL nei confronti di tre diverse attività commerciali, ha proceduto a:
- sequestrare amministrativamente oltre 39 tonnellate di alimenti privi di indicazioni utili alla rintracciabilità;
- sospendere un’attività commerciale a causa di gravi criticità igienico sanitarie, strutturali ed organizzative;
- contestare sanzioni amministrative pari ad euro 6.000.
I Carabinieri del NAS di Pescara, nel corso dei normali servizi per la repressione delle frodi in ambito alimentare, hanno indirizzato l’attenzione su di un capannone dai connotati apparentemente “sospetti”. Dall’interrogazione degli archivi informatici, non emergeva nessuna corrispondenza tra l’indirizzo in cui insisteva il capannone e la presenza di attività commerciali. A tal punto sono stati sufficienti pochi servizi di appiattamento all’esterno della struttura per dare la convinzione ai Carabinieri che all’interno del capannone si stessero svolgendo attività commerciali abusive. All’atto del controllo infatti i NAS si sono trovati davanti ad uno stabilimento di 1.600 mq adibito abusivamente alla produzione di additivi alimentari (fermenti lattici, lieviti, enzimi, coadiuvanti tecnologici ecc.) privo della prescritta documentazione autorizzativa e, peraltro, mantenuto in precarie condizioni igienico-sanitarie e strutturali; inoltre non erano applicate le previste procedure aziendali di rintracciabilità degli alimenti né era applicato il piano di autocontrollo aziendale basato sui sistemi H.A.C.C.P..
Il titolare del capannone è stato segnalato alla competente Autorità Amministrativa e Sanitaria e 38 tonnellate di materie prime e semilavorati alimentari sono state sottoposte a vincolo sanitario. E’ stata altresì disposta l’immediata sospensione dell’intera attività fino al completo ripristino dei necessari requisiti igienico strutturali e autorizzativi.
Al termine dell’ispezione condotta presso una gelateria, i Carabinieri del NAS di Aosta non hanno potuto far altro che procedere, unitamente al personale della locale Asl, all’immediata chiusura dell’attività. Gravi erano infatti le carenze igienico-sanitarie diffuse in tutto il locale all’interno del quale inoltre, erano conservate, per la successiva somministrazione, prodotti alimentari insudiciati ed invasi da blatte. Nella circostanza sono stati sequestrati 20 kg di mandorle sgusciate non idonee al consumo. Il titolare della gelateria è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria ed è stata elevata a suo carico una sanziona amministrativa per essere stato sorpreso a fumare all’interno del laboratorio di produzione.  

venerdì 30 agosto 2019

Mezza tonnellata di carne sequestrata dai Nas nelle macellerie di Torino: era trattata illegalmente con bisolfito di sodio



Carne trattata con il bisolfito di sodio per farla sembrare più fresca. Lo hanno scoperto i Nas di Torino che hanno condotto una serie di controlli mirati nella filiera della carne piemontese nel capoluogo sabaudo e in provincia, sequestrando 568 kg di carne e tre macellerie per un valore complessivo di circa 700 mila euro
Insieme all’Asl di Torino e agli esperti dell’Istituto zooprofilattico sperimentale, i Carabinieri del Nas hanno ispezionato dapprima dieci macellerie, scoprendo che metà di esse utilizzava l’additivo proibito per far sì che la carne mantenesse più a lungo un aspetto fresco e invitante. I controlli quindi sono stati estesi a 60 macellerie della provincia, identificando in totale 16 esercizi commerciali che trattavano la carne con il bisolfito di sodio e denunciando quattro persone all’autorità giudiziaria.
Il bisolfito di sodio è un additivo alimentare – identificabile dalla sigla E222 – molto usato come conservante nei crostacei, in altri preparati a base di pesce, nelle conserve di frutta e nei vini. Il trattamento illecito della carne fresca con bisolfito (vietato dalla legge) comporta alcuni rischi per la salute dei consumatori. Per prima cosa, l’additivo è un allergene che deve essere sempre indicato in etichetta. Inoltre, facendo apparire la carne fresca più a lungo, maschera gli effetti della proliferazione batterica, con tutte le conseguenze (anche gravi) che ne possono derivare.
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venerdì 12 aprile 2019

Cibo & decessi: una morte su cinque causata dalla cattiva alimentazione, tra eccessi e carenze. Lo studio pubblicato su The Lancet



Continua, da parte di The Lancet, la pubblicazione degli studi che certificano quanto il cattivo cibo danneggi la salute a livello globale. Nell’ultimo rapporto del Global Burden of Disease Study le cifre sono scioccanti: il 20% dei decessi dovuti a malattie non trasmissibili nel mondo sarebbe dovuto all’alimentazione. Il che, per il 2017, significa 11 milioni di morti.
Nello studio sono stati presi in esame i dati di 195 paesi tra il 1990 e il 2017, relativi a 15 tipi di alimenti, consumati in quantità più o meno elevate: frutta, verdura, legumi, cereali integrali, noci e semi, latte, fibre, calcio, acidi grassi Omega 3 derivanti dal pesce, acidi grassi polinsaturi, carni rosse e lavorate, bevande zuccherate, acidi grassi trans e sodio. Si è tenuto conto della variabilità dei dati del consumo disponibili (non per tutte le categorie se ne sono trovati di attendibili in ogni Paese) e si è determinato che, nonostante la variabilità statistica, il numero maggiore di decessi (più della metà) è associato a regimi alimentari ricchi di sodio, poveri di cereali integrali e frutta. Nel complesso, questo tipo di alimentazione sarebbe stato causa di 10 milioni di decessi per patologie cardiovascolari, 913 mila per tumore e 339 mila per diabete nell’intero periodo.
Nessun Paese può essere considerato virtuoso: da nessuna parte il consumo di tutti e 15 gli alimenti è soddisfacente, e la promozione arriva solo per qualche categoria in ogni zona esaminata. Così, per esempio, nell’Asia centrale si consumano abbastanza verdure, nell’Asia del Pacifico sufficienti Omega 3 derivanti dal pesce, nei Caraibi abbastanza legumi e così via. Le carenze più gravi riguardano genericamente i cereali integrali e le noci (la media mondiale del consumo è pari al 12% rispetto alle quantità ottimali, pari a 21 grammi al giorno), mentre gli eccessi peggiori sono le solite bevande zuccherate (49 grammi in media, contro i 3 consigliati), le carni lavorate e il sodio. Non va molto meglio con il latte: il consumo medio è del 16% delle dosi consigliate (71 grammi al giorno contro 435) e lo stesso vale per i cerali integrali, dei quali se ne mangiano meno di un quarto di quelli auspicabili, mentre si eccede con le carni rosse (in media se ne consuma il doppio) e con il sodio (l’86% in più).
Gli stessi dati si ritrovano seguendo i consumi dal punto di vista geografico: pur con le differenze dovute alle culture alimentari e alla posizione, nessuna area è immune da squilibri, eccessi e carenze. Lo studio costituisce un’importante fotografia della situazione attuale, una base scientifica per la progettazione di interventi mirati e un monito affinché si faccia di più per migliorare l’alimentazione: ovunque.

martedì 22 gennaio 2019

Ogni 10 giorni un bambino muore soffocato dal cibo. Necessario fare prevenzione. Firma la petizione



In Italia, ogni dieci giorni un bambino perde la vita e, in sette casi su dieci, la causa è il soffocamento da alimenti, un problema di cui Il Fatto Alimentare si è già occupato in passato. Per questo motivo, Marco Squicciarini, medico e istruttore di manovre di disostruzione pediatrica e rianimazione, ha lanciato una petizione per migliorare la sicurezza a tavola dei più piccoli e rendere obbligatoria per chi lavora a contatto con i bambini la conoscenza delle tecniche di prevenzione del soffocamento e di intervento in caso di incidenti a tavola.
La petizione, rivolta al Parlamento, al Presidente della Repubblica e al Ministero della salute, chiede che sia resa obbligatoria l’inclusione nei capitolati d’appalto delle mense scolastiche il corretto taglio, manipolazione e somministrazione degli alimenti ai bambini, come già previsto dalle Linee di indirizzo per la prevenzione del soffocamento da cibo in età pediatrica, così da ridurre gli incidenti durante i pasti a scuola e all’asilo (vedi video sotto).

La petizione propone anche di rendere obbligatoria per le aziende la segnalazione in etichetta degli alimenti a rischio soffocamento per i bambini da 0 a 4 anni, così come avviene ad esempio per i giocattoli, e di esporre in bar e ristoranti la tabella delle manovre di disostruzione, come è già abitudine in diversi Paesi.
Infine, si chiede di inserire un corso di tecniche di disostruzione e di rianimazione cardiopolmonare sia nei programmi dei corsi preparto offerti ai futuri genitori da strutture sanitarie pubbliche e private che in quelli di primo soccorso aziendale. Questo obbligo dovrebbe riguardare in primis insegnanti ed educatori di scuole e asili, ma anche altri operatori scolastici e dipendenti di luoghi frequentati comunemente da bambini, come centri commerciali, parchi divertimento, stabilimenti balneari e alberghi.
                   Per firmare la petizione clicca qui.

Inquinamento da Pfas, divieto di consumare per sei mesi il pesce proveniente da 30 Comuni veneti


Il presidente della Regione Veneto ha emesso un’ordinanza che vieta fino al 30 giugno il consumo del pesce pescato proveniente dalle aree dove sono state riscontrate positività analitiche per i Pfas (sostanze perfluoroalchiliche). Questi composti hanno inquinato le falde acquifere di una sessantina di comuni del Veneto e sono entrate nella catena alimentare, probabilmente a causa degli scarichi della fabbrica Miteni, che poche settimane fa ha dichiarato fallimento, cessando le attività.
Il provvedimento della Regione Veneto riguarda il pesce proveniente da 30 Comuni dell’Area Rossa delle province di Verona, Vicenza e Padova. Un precedente divieto della durata di un anno era stato emesso il 12 novembre 2017 sulla base dei risultati del biomonitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, quale misura precauzionale a tutela della salute della popolazione, e riguardava il pesce pescato proveniente da 21 Comuni. Poi l’Area Rossa è stata ampliata, con l’inclusione di altri nove Comuni.
La nuova ordinanza è stata motivata con il fatto che la questione dei Pfas, “complessivamente intesa, è oggetto, da tempo, di studio e approfondimento da parte dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e di altre Agenzie nazionali”, e che lo scorso 10 dicembre l’Autorità “ha fornito ulteriori aggiornamenti ed elementi di valutazione i merito all’inquinamento da perfluoroalchilici”. L’Efsa ha annunciato che nel 2019 “adotterà nuovi pronunciamenti definitivi”, in attesa dei quali la Regione Veneto ha emesso l’ordinanza di divieto fino al 30 giugno.

 https://ilfattoalimentare.it/pfas-divieto-pesce-zona-rossa.html

Una sostanza dell’olio d’oliva migliora alcune patologie collegate all’obesità nei bambini. La scoperta dei ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù



Una sostanza derivata dell’olio di oliva migliora alcune patologie collegate all’obesità nei bambini. Si tratta dell’idrossitirosolo che fa parte della famiglia dei fenoli, dei composti chimici presenti in diversi alimenti e bevande (olio, vino, ecc.) capaci di inibire i processi ossidanti. La scoperta si deve all’ultimo studio condotto da medici e ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e pubblicato sulla rivista Antioxidant and Redox Signaling.
Gli studiosi sono partiti dai dati preoccupanti relativi a sovrappeso e obesità che anche in Italia hanno raggiunto numeri molto preoccupanti, visto che coinvolge quasi un adulto su due (il 45,1%), mentre il 21,3% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,3% è obeso.
Focalizzando l’attenzione sui bambini che presentano una situazione di eccesso ponderale, si assiste anche all’aumento di casi di fegato grasso o steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Si tratta della patologia cronica del fegato più frequente nel mondo occidentale che in Italia interessa il 15% dei bambini, con punte dell’80% tra i bambini obesi.
Questa malattia è quasi sempre asintomatica ma comporta delle serie complicanze come l’ipertensione arteriosa, con ipertrofia del ventricolo sinistro del cuore fino a veri e propri problemi cardiovascolari, oppure l’insulino-resistenza (primo step verso il diabete tipo II).
Lo studio del Bambino Gesù ha coinvolto 80 bambini obesi ai quali era stata diagnosticata una condizione di fegato grasso, suddivisi in due gruppi da 40. Al primo sono stati somministrati 7,5 mg di idrossitirosolo (HXT) e 10 mg di vitamina E, al secondo un placebo.
A quattro mesi di distanza e senza modificare il regime alimentare è stato possibile osservare tre importanti risultati nel gruppo sottoposto all’integrazione dietetica: un grande miglioramento dei parametri di stress ossidativo (problema risolto in 3 bambini su 4); il miglioramento dell’insulino resistenza e il miglioramento della steatosi epatica che nel 60% dei casi si è risolta.
Va detto che questi benefici non si possono ottenere dal consumo diretto dell’olio di oliva tale e quale a causa dell’elevato apporto calorico, ma il fenolo deve somministrato dopo essere stato isolato dalle altre componenti.
«Si tratta di sostanze assolutamente naturali – spiega il professor Valerio Nobili, responsabile di epatologia, gastroenterologia e nutrizione del Bambino Gesù – che possono essere integrate nella dieta dei bambini obesi per combattere le complicanze dell’obesità come lo stress ossidativo (invecchiamento cellulare, danno delle pareti delle arterie e vene) l’insulino resistenza e la steatosi epatica. Il trattamento può essere prescritto da tutti i pediatri che hanno in cura questi bambini».
Visti gli ottimi risultati non resta che attendere l’inserimento nei protocolli di cura ufficiali di un’integrazione con idrossitirosolo.
https://ilfattoalimentare.it/olio-di-oliva-idrossitirosolo.html