lunedì 29 ottobre 2012

Polpi Asia finti nostrani,maxi sequestro A Ravenna trovate 13 tonnellate, oltre 100 mila euro di valore

(ANSA) - RAVENNA, 27 OTT - Tredici tonnellate di polpi, per un valore all'ingrosso di oltre 100 mila euro, sono state sequestrate dalla Capitaneria di Porto di Ravenna. Provenienti da paesi asiatici e dell'indo-pacifico, erano transitate da Tunisia e Marocco, fino ad essere introdotte sul mercato nazionale con una etichetta diversa da quella corretta.

Il pesce, che si trovava presso un centro di distribuzione all'ingrosso, era pronto a essere commercializzati presso ristoranti e vendite al dettaglio.

giovedì 25 ottobre 2012

Salone Gusto: test Dna per smascherare frodi alimentari

(ANSA) - TORINO, 25 OTT - Utilizzare l'analisi del Dna per smascherare le frodi alimentari, un po' come avviene nelle indagini di medicina legale in ambito giudiziario. Una dimostrazione pratica di questa nuova frontiera in difesa dei consumatori e' stata proposta oggi, al Salone del Gusto - Terramadre, nello stand dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino, da Maria Caramelli, che ha sottolineato come ''chiunque, anche a casa propria, puo' estrarre il Dna dagli alimenti e vederlo a occhio nudo''.

Nel test dimostrativo e' stato estratto il Dna da una banana utilizzando come reagenti prodotti di impiego comune: il detersivo dei piatti ad esempio serve per sciogliere le membrane cellulari della frutta fatte di molecole ricche di grassi mentre il sale da cucina separa il Dna, oppure l'alcol 'rosa' denaturato fa precipitare il Dna che si puo' cosi' vedere a occhio nudo sotto forma di una massa gelatinosa.

Sempre alla kermesse di Slow Food, l'Istituto torinese il 29 ottobre fara' dimostrazioni col microscopio dei preparati istologici del muscolo di pesce, sia fresco che congelato. Una metodologia utile per verificare lo stato di conservazione del pesce e se quanto riportato in etichetta dai venditori corrisponda al vero, ma anche come test antiparassiti per sushi o crudi.(ANSA).

mercoledì 24 ottobre 2012

Allarme finti vini in polvere Uno stabilimento anche in Svezia


Dopo il Nordamerica, dove si sta registrando un boom con la moltiplicazione delle ditte produttrici e delle etichette “falsificate”, i wine kit sono arrivati in Europa dove non solo si possono acquistare via internet o in molti negozi, ma è stato aperto uno stabilimento di lavorazione in Svezia
Come già ripreso da Italia a Tavola in una notizia del settembre scorso sui “vini” italiani in polvere prodotti e venduti in Gran Bretagna, nell’Unione europea del rigore nei conti si permette che almeno 20 milioni di bottiglie di pseudo-vino siano ottenuti da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco o Montepulciano.

È il presidente della Coldiretti SergioMarini (nella foto) a denunciare quello che è un vero scandalo nel corso del Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio (Co), dove è stata inaugurata la più ampia esposizione di falsi prodotti alimentari Made in Italy con gli ultimi, nuovi e pericolosi esempi di inganno a danno dei più prestigiosi vini delle diverse regioni italiane.

«Dopo la diffusione in Nordamerica, dove si sta registrando un vero boom con la moltiplicazione delle ditte produttrici e delle etichette “falsificate” (tra esse California Connoisseur e Beaverdale), i wine kit - afferma Marini - sono arrivati anche in Europa dove, non solo si possono acquistare via internet o in molti negozi, ma è stato addirittura aperto uno stabilimento di lavorazione. In un Paese che fa parte dell’Unione europea come la Svezia abbiamo scoperto una fabbrica che a Lindome, vicino a Goteborg, produce e distribuisce in tutto il continente e del tutto indisturbata oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie. I wine kit della società Vinland vengono venduti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplicito riferimento alla produzione italiana, ma anche ad un marchio di qualita’ tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa vini come  Valpolicella, Lambrusco, Sangiovese o Primitivo, per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie».

Sergio Marini«Il vino si fa con l'uva prodotta in vigna e trasformata nella cantina e va eventualmente invecchiato secondo precise regole e non si ottiene certo con le bustine in polvere dalle quali si realizzano miscugli che non hanno neanche il diritto di chiamarsi con il nome del nettare di bacco. Abbiamo per questo chiesto alle autorità nazionali di intervenire immediatamente anche attraverso l’Unione europea per fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio», afferma il presidente della Coldiretti nel sottolineare che «si tratta di un esempio eclatante della superficialità con cui troppo spesso in Europa si trattano i temi della qualità alimentare e della trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine e sui processi che portano gli alimenti sulle nostre tavole».

Con una spesa compresa tra i 30 e i 40 euro per un kit da 30 bottiglie secondo la ditta produttrice, è possibile realizzare anche a casa un processo che anche in 5 giorni porta alla produzione di vini delle più note denominazioni. Il risultato di un processo in più tappe da realizzare a partire da un liquido che sembra essere mosto concentrato e da diversi tipi di polveri che sembrano essere il lievito necessario per la fermentazione, la bentonite per la chiarificazione del vino, il metabisolfito di potassio, il sorbato di potassio come antifermentativo e il liquido chiarificatore, ai quali a volte nei kit si aggiunge anche segatura per dare il sapore del legno. Le istruzioni per l'uso contenute nei “wine kit” sono dettagliate e si chiudono con dei curiosi consigli per i “produttori” come: “conservare il vino in luogo fresco e buio”; “Il vino rosso va aperto alcune ore prima di servirlo a temperatura ambiente, mentre il vino bianco può essere refrigerato in frigorifero”; “Un bel bicchiere di vetro valorizza al meglio le caratteristiche del vino per cui è opportuno impiegare tale bicchiere per il “produttore” padrone di casa e bicchieri in plastica per gli altri commensali, in modo da non correre il rischio che gli ospiti siano troppo entusiasti del vino e ne chiedano ancora”. 

Cosa mangiare e cosa evitare in caso di allergia al nichel


L’allergia al nichel che solitamente si manifesta con una dermatite da contatto più o meno violenta è una patologia insidiosa, che può sviluppare la sintomatologia in qualunque momento. Spesso anche con crisi respiratorie tipiche dell’asma ogastroenteriti. La causa sta nel fatto che il nichel è praticamente ovunque ed anche se non vogliamo in un modo o nell’altro rischiamo di venire a contatto con questo metallo: è presente anche negli utensili da cucina, nei detersivi e nei cibi, oltre che nei gioielli, e nei cosmetici tutte cose che solitamente vengono maggiormente usate dalle donne rispetto agli uomini, tant’è che l’appartenenza al genere femminile rappresenta un vero e proprio fattore di rischio.
Nel caso dell’allergia il medico dovrà aiutare il paziente a comprendere anche le fonti più improbabili di nichel, compresi gli alimenti. Ecco dunque che anche noi dimedicinalive cerchiamo di tracciare un promemoria al riguardo: cosa mangiare e cosa evitare in caso di allergia al nichel. In generale, le verdure a foglia larga sono quelle più ricche di nichel (150-300 microgrammi ogni 100 gr.) mentre le carni ed i latticini ne contengono meno.
In particolare invece possiamo dire che vanno evitati lattuga, carote, asparagi, funghi, cipolle, spinaci, pomodori, legumi (fave, ceci, fagioli, lenticchie, piselli, soia); mais, farina integrale e farina di mais; pere, prugne, uva passa; nocciole, mandorle e arachidi; margarina; lievito chimico; aringhe e ostriche. Da escludere anche la cottura dei cibi in pentole acciaio inox (preferire piuttosto tegami in alluminio, vetro o teflon, escludendo per il medesimo motivo anche cibi in scatola.
E’ possibile invece mangiare seppur in quantità moderata cavolfiore e cetrioli; riso brillato e farina 00; il resto della frutta oltre quella sconsigliata, e la marmellata fatta in casa; olio d’oliva, caffè e uova. Tutto il resto (carne, pesce e latte con i suoi derivati) si può mangiare senza ansie. E’ comunque sempre importante parlarne col proprio medico che saprà fornirvi anche delle indicazioni nutrizionali bilanciate adeguate alla vostra persona.
Fabio Tira

martedì 23 ottobre 2012

Carne bovina putrefatta: maxi sequestro e sigilli in una macelleria




SANT’ELPIDIO A MARE, 21 OTTOBRE ’12 – Tre quintali e mezzo di carne bovina putrefatta sequestrata in una macelleria di Sant’Elpidio a Mare dove ieri sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Fermo e i Nas di Ancona, a seguito di segnalazioni da parte dei clienti. L’operazione ha portato alla luce una vendita irregolare di carne avariata e senza tracciabilità, tanto che i militari dopo il sequestro sono stati costretti ad apporre i sigilli all’esercizio commerciale. I clienti del negozio avevano segnalato alcune irregolarità sulla tracciabilità di pollame nostrano e i carabinieri erano andati a controllare. Nella perquisizione hanno rinvenuto e sequestrato oltre 3,5 quintali di carne bovina ormai putrefatta e con muffe e pollame privo di cartellino di tracciabilità, stipati nelle celle frigorifere e nel banco frigo del retrobottega. Carne potenzialmente pericolosa per la salute se immessa sul mercato. Il titolare della macelleria, un italiano, è stato denunciato all’autorità giudiziaria per commercializzazione di alimenti in cattivo stato di conservazione e inosservanza dei requisiti generali in materia igiene e sanità.
TALITA FREZZI
D: Per cosa sarà segnalato alla Asur il commerciante?
R:
 Il titolare del negozio sarà segnalato per commercio di sostanze adulterate o contraffatte pericolose per la salute pubblica, reato che viene punito con la reclusione da 3 a dieci anni. Ma dovrà dimostrarsi il reale pericolo per la salute pubblica. Non è detto che ogni prodotto alimentare guasto possa essere anche di per ciò solo pericoloso per la salute della popolazione. Potrebbe inoltre configurarsi il reato di truffa, se gli inquirenti accerteranno che attraverso artifici o raggiri consistenti magari nel modificare il cartellino di scadenza, venivano tratti in inganno i compratori ignari. Oppure il nostro ordinamento prevede per le c.d. frodi alimentari un sistema di disciplina e di sanzioni articolato in diversi livelli, da quello del codice penale a quello delle leggi specifiche in tema di disciplina igienica, produzione, vendita e conservazione di sostanze alimentari e bevande (ad es. legge 283/1962).
D: Quali sono le indicazioni obbligatorie per legge che devono essere riportate sugli alimenti in commercio?R: Le recenti normative vigenti in materia di commercio di alimenti stabiliscono che vadano indicati data e luogo di produzione, ingredienti usati per la preparazione o conservazione, data di scadenza e modalità di conservazione dell’alimento.
AVV.TOMMASO ROSSI

Svezia vendita di manzo contraffatto


Contraffazione di prodotti alimentari anche in Svezia infatti, è stata scoperta una partita di filetto di maiale spacciato per manzo, ma la truffa è ancora più grave di quanto possa sembrare. Infatti l’Agenzia Alimentare Nazionale ha sequestrato diverse tonnellate di porco trattato con colorante per poi essere  venduto come se si trattasse di manzo. Almeno 3 tonnellate di carne sono state confiscate  . La carne da come ipotizzano le fonti proverrebbe da allevamenti ungheresi, secondo le autorità di Stoccolma.http://www.frodialimentari.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=1312&Itemid=16



Arsenico:Viterbo dipartimento epidemiologia,+10% tumori


 C'e' una diretta correlazione tra la presenza di arsenico nell'acqua e l'aumento in provincia di Viterbo di una serie di malattie associabili all'esposizione al componente chimico (tumori al polmone, alla vescica, ipertensione, patologie ischemiche, respiratorie e diabete).

Sono le conclusioni di uno studio relativo al periodo 2005-2011 effettuato dal dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario del Lazio, dal quale emerge che ''nel periodo 1990-2009, nei comuni con livelli di arsenico superiori a 10 microgrammi/litro e' stato registrato il 10% in piu' di mortalita' legata a patologie tumorali, ischemiche e infarto al miocardio''. I dati sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dalla dottoressa Antonella Litta, referente per la Tuscia dell'Associazione italiana medici per l'ambiente. ''I risultati - ha sottolineato il medico - vanno ulteriormente verificati, ma dimostrano anche l'assoluta necessita' di un intervento pubblico urgente per ridurre l'esposizione della popolazione nelle aree in la concentrazione d'arsenico nell'acqua e superiori ai limiti di legge: 10 milligrammi/litro''. L'obiettivo dell'indagine era quello di valutare eventuali danni alla salute nella popolazione residente in rapporto a esposizioni croniche ad arsenico legate al consumo d'acqua, per questo sono stati analizzati tutti i 60 comuni della provincia di Viterbo insieme ad altre zone del Lazio interessate al problema. (ANSA).
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lunedì 22 ottobre 2012

Piatto tipico: uova bollite nell’urina di bambino




Dopo che i genitori sono venuti prendere i bambini per riportarli a casa, nelle scuole di Dongyang, nell’est Cina, è il turno di un’altra sequela di “prelevatori”: si tratta dei venditori ambulanti, che arrivano a recuperare l’urina dei bambini
L’urina infatti è l’ingrediente principale del piatto tipico della città, il cui nome è traducibile con qualcosa come “uova di bambino vergine”, che prevede che le uova vengano bollite nell’urina di bambini sotto i 10 anni.
Gli stessi residenti non sanno spiegare da dove nasca questa tradizione, che va avanti da secoli, né perché ad esempio si debba usare l’urina dei bambini ma non quella delle bambine.
Eppure, i venditori ambulanti assicurano le proprietà terapeutiche delle uova così cucinate, spiegando quanto facciano bene alla salute: in particolare, prevenirebbero l’infarto.

venerdì 19 ottobre 2012

Mezzo milione di euro a 67 medici così azienda favoriva i propri farmaci



I dottori, sia di strutture pubbliche che private, somministravano dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche anche ai bambini per aumentare i profitti della Sandoz. In cambio ricevevano denaro, regali o viaggi.

ROMA - E' un'operazione "medici puliti": 67 dottori in 15 diverse regioni sono indagati per aver ricevuto dall'azienda farmaceutica Sandoz somme di denaro, viaggi all'estero e oggetti di valore con l'obiettivo di incrementare le vendite di alcune tipologie di farmaci. L'inchiesta riguarda in special modo i pazienti pediatrici: i medici prescrivevano dosaggi ben al di sopra delle indicazioni terapeutiche per aumentare gli incassi. Tra i farmaci prescritti illegalmente ci sarebbero anche ormoni della crescita.

I carabinieri del Nas hanno eseguito 77 perquisizioni a carico degli indagati. L'inchiesta coordinata dalle Procure della Repubblica di Rimini e Busto Arsizio (VA) è stata condotta dal Nas di Bologna e dai Comandi provinciali di Ancona, Ascoli Piceno, Bari, Brescia, Cagliari, Caserta, Chieti, Ferrara, Firenze, Frosinone, Genova, Lucca, Mantova, Messina, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Perugia, Pescara, Roma, Terni, Torino, Trento, Trieste, Verona e Viterbo. Nel corso delle indagini è stata scoperta l'esistenza di una rete formata da dodici informatori scientifici e dirigenti della casa farmaceutica Sandoz incaricata di prendere accordi con i camici bianchi.

Gli informatori avrebbero sollecitato i medici indagati (tra cui anche specialisti in nefrologia e endocrinologia) ad aumentare le prescrizioni di alcuni farmaci, con l'inserimento in terapia di nuovi pazienti. "In alcune circostanze - sottolineano gli investigatori - i medici non esitavano ad aumentare le somme pretese" e "alti dirigenti dell'industria farmaceutica incontravano personalmente i medici".

Per giustificare lo scambio di denaro gli informatori scientifici producevano false documentazioni che attestavano le somme per attività di consulenza o di studio, di contributi a congressi o seminari e viaggi per partecipare a meeting internazionali. Tra gli indagati infatti c'è anche il titolare di una agenzia di viaggi.

I reati contestati vanno dall'associazione a delinquere, alla corruzione, all'istigazione, alla corruzione, alla truffa in danno del Servizio Sanitario Nazionale, dal falso al comparaggi
http://www.repubblica.it/cronaca/2012/10/17/news/mezzo_milione_di_euro_a_67_medici_cos_azienda_favoriva_i_propri_farmaci-44692959/

Stop alla vendita di alcolici agli under 18 e ai giochi online nei locali pubblici Lo stabiliscono due emendamenti approvati in commissione Affari sociali della Camera. Balduzzi: tagli per 600 milioni

MILANO - Divieto di vendere alcolici ai minori di 18 anni, con multe che vanno da 250 a 1.000 euro (raddoppiate, con la sospensione per tre mesi dell'attività, in caso di ripetizione del fatto). Lo stabilisce un emendamento approvato in Commissione Affari sociali della Camera al decreto Sanità. La proposta di modifica è stata scritta dai relatori (Lucio Barani del Pdl e Livia Turco del Pd) raccogliendo gli emendamenti presentati dai deputati. «Chiunque venda bevande alcoliche ha l'obbligo di chiedere all'acquirente, all'atto dell'acquisto, l'esibizione di un documento di identità». A meno che la maggiore età non sia «manifesta» dice l'emendamento approvato.
DISTRIBUTORI AUTOMATICI - La stretta interessa anche i distributori automatici, che dovranno essere dotati di sistemi di «rilevazione dei dati anagrafici dell'utilizzatore mediante sistemi a lettura ottica dei documenti» a meno che non ci sia personale per svolgere questa funzione. Altrimenti scatteranno le stesse sanzioni amministrative pecuniarie per chi vende alcol ai minori. La norma relativa ai distributori è stata fortemente voluta dall'Udc (che inizialmente chiedeva un anno di arresto per i trasgressori) e porta come prima firma quella del leader Pier Ferdinando Casini.
STOP GIOCHI ONLINE - Un altro emendamento al dl Sanità prende invece di mira la possibilità di giocare online, per esempio a poker o ad altri giochi d'azzardo, nei pubblici esercizi. Nel testo si legge che è vietata «la messa a disposizione presso qualsiasi pubblico esercizio di apparecchiature che, attraverso la connessone telematica, consentano ai clienti di giocare sulle piattaforme di gioco messe a disposizione dai concessionari online» e da soggetti che non abbiano le concessioni rilasciate dalle competenti autorità. Raddoppiano poi, da 5 a 10mila l'anno, i controlli per contrastare il gioco d'azzardo minorile. La commissione Affari sociali ha stabilito che entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, il Ministero dell'Economia dovrà emanare un decreto per l'introduzione di soluzioni tecniche «volte a bloccare automaticamente l'accesso ai giochi per minori, anche mediante l'uso esclusivo di tessera elettronica, tessera sanitaria o codice fiscale». Sempre nell'ottica di tutelare i minori dal gioco irresponsabile, un altro emendamento introduce l'obbligo per il Ministero dell'Istruzione di segnalare a scuole primarie e secondarie la necessità di predisporre «iniziative didattiche volte a rappresentare agli studenti il senso autentico del gioco e i potenziali rischi connessi all'abuso».
RISCRITTI ALCUNI PUNTI - Dunque mercoledì si è concluso in commissione Affari sociali l'esame degli emendamenti al decreto Sanità. Ora si attendono i pareri delle altre commissioni prima di dare il mandato al relatore. Numerose le modifiche apportate al testo, dalle norme sugli stili di vita, cui si è aggiunto lo stop alla vendita di alcolici per gli under 18, alle nomine dei manager, ai farmaci. Riscritto anche il capitolo cure primarie, con più margine lasciato alle Regioni. Il governo è stato battuto su un emendamento di Laura Ravetto (Pdl) che elimina le norme sull'uso dei farmaci fuori etichetta (cioè farmaci che possono essere utilizzati anche per indicazioni diverse da quelle per le quali sono stati autorizzati al commercio). Il ministro aveva espresso parere contrario, come il relatore Livia Turco. Il decreto prevedeva che potessero essere utilizzati "off label" quei medicinali che a giudizio della commissione tecnico-scientifica dell'Aifa avevano un profilo di sicurezza «non inferiore a quella del farmaco autorizzato», qualora quest'ultimo risultasse «eccessivamente oneroso» per il Servizio sanitario (quando il costo medio della terapia supera di almeno il 50% il costo medio della terapia basata sull'impiego del farmaco non autorizzato). Cancellata anche la possibilità per le farmacie ospedaliere di "spacchettare" i farmaci «attraverso operazioni di ripartizione del quantitativo di un medicinale regolarmente in commercio, allestire dosaggi da utilizzare all'interno dell'ospedale» o «da consegnare all'assistito per impiego domiciliare sotto il controllo della struttura pubblica». Il testo è atteso in Aula per lunedì 15. Per quanto riguarda i tagli alla sanità, il ministro Balduzzi ha sottolineato che «per il 2013 saranno di 600 milioni», e non di 1,5 miliardi come previsto inizialmente.

http://www.corriere.it/salute/nutrizione/12_ottobre_10/decreto-sanita-vendita-alcolici-minori_3adb91d4-12bf-11e2-9375-5d5e6dfabc1a.shtml

Celiaci al Ristorante con un Sensore...


Un dispositivo con due elettrodi permetterà di identificare gli alimenti che contengono gliatina, la molecola del glutine

MILANO - Un minuscolo sensore che fa "bip" se misura negli alimenti una minima quantità di gliatina, la molecola del glutine nemica dei celiaci. Utile e, in certi casi, salvavita soprattutto se utilizzato al ristorante. Metterebbe infatti al sicuro le persone esposte alle reazioni più pericolose. «Contiamo di rendere disponibile lo strumento entro un anno, un anno e mezzo», spera Gianluca Bleve, ricercatore dell’Istituto di Scienze della produzione alimentare del Cnr di Lecce. Il prototipo innovativo gli è valso il premio Montana, istituito dal Gruppo Cremonini, condiviso col collega Giovanni Potente istituto di Nanoscienze, sempre a Lecce, e con Fabio Cimaglia (Bio Tecgen). Bleve è doppiamente motivato perché soffre di una forma attenuata di celiachia: «Una minima contaminazione non mi manda in ospedale, come invece può succedere a chi ha una situazione più grave. Per noi mangiare fuori casa è un problema in quanto non abbiamo mai la certezza che gli alimenti siano sicuri. Pensiamo a una macchinetta capace di segnalare la presenza di tracce, in commercio a prezzi moderati».
IPERSENSIBILE - La giuria del Premio ha «valorizzato i progetti indirizzati alla prevenzione dei problemi connessi a una malattia autoimmune che nel nord Europa colpisce una persona su 100 e per la quale si prevede la diagnosi di 5 milioni di casi nell’area mediterranea nei prossimi dieci anni». I sintomi includono diarrea, carenza di rifornimento di nutrienti come le vitamine, dolori intestinali e altri disturbi seri anche neurologici. Attualmente l’unico trattamento è la dieta senza glutine che permette il recupero e il mantenimento della funzionalità intestinale. L’immunosensore è costituito da due elettrodi e si basa sulla tecnica elettroscopica. La sua caratteristica è l’ipersensibilità. «Lo abbiamo sperimentato su alimenti contaminati con gliadina, presente nel grano — spiega Potente —. L’obiettivo è un oggetto miniaturizzato usa e getta. I sistemi oggi disponibili si limitano ad analisi di laboratorio che vengono compiute all’origine del prodotto», successivamente esposti al rischio di contaminazione incrociata. L’Associazione italiana celiaci segue con attenzione gli sviluppi della ricerca.

Morte Casella, indagati per omicidio colposo tre ristoratori cinesi


GESTISCONO IL LOCALE DOVE AVEVA PRANZATO A BASE DI COZZE LA CANTANTE PRIMA DI SENTIRSI MALE. OGGI L'AUTOPSIA. INIZIATE LE ANALISI DI LABORATORIO SUL CIBO SEQUESTRATO DAI NAS E A QUANTO PARE "NON TRACCIABILE" COME IMPONE LA LEGGE

La cantante sarebbe stata uccisa da un'infezione dopo aver mangiato cozze crude
La cantante sarebbe stata uccisa da un'infezione dopo aver mangiato cozze crude

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Piacenza - AGGIORNAMENTO ore 20.30 - Tre cinesi iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Piacenza sulla morte di Gianna Casella, la cantante piacentina deceduta sabato scorso forse per un'intossicazione alimentare seguita ad un pranzo a base di cozze in un ristorante etnico della periferia cittadina. L'ipotesi di reato e' di omicidio colposo. Gli indagati sono tre cinesi, due donne ed un uomo, che lavorano nel ristorante nel quale aveva pranzato l'artista.
AUTOPSIA - Intanto questa mattina sara' svolta l'autopsia sulla salma della Casella per stabilire se vi e' stata una relazione fra il suo decesso ed il pranzo a base di cozze.
'Eravamo andati a pranzo martedi' della scorsa settimana io la Gianna, mia sorella e mio cognato - racconta Franco Peveri, marito della scomparsa - mia moglie, unica tra di noi, aveva preso un'abbondante porzione di cozze. Siamo usciti dal locale intorno alle tre del pomeriggio e alle sei e mezza di sera lei si e' sentita male. Il mercoledi' sembrava stesse meglio, ma poi giovedi' e venerdi' ha accusato dolori addominali sempre piu' forti, febbre e difficolta' respiratorie. Sabato abbiamo chiamato il 118, l'hanno ricoverata ma ormai era troppo tardi.
Un giorno e mezzo di agonia ed e' morta. Ora io e mio figlio Marco vogliamo sapere perche''.
AGGIORNAMENTO 17.10 - Proseguono le indagini sulla morte di Gianna Casella, la storica cantante piacentina deceduta lunedì mattina. I familiari della donna avevano raccontato ai carabinieri che Gianna si era sentita male dopo aver mangiato un piatto di cozze in un ristorante della città sabato sera. Proprioil ristorante indicato dai parenti è stato messo al setaccio dai carabinieri del Nas e da tecnici dell’Asl. I militari hanno rinvenuto esequestrato alimenti privi di documentazione riguardante la provenienza del prodotto e hanno pertanto denunciato i tre titolari dell’attività, di origini cinesi, per violazione delle norme sulla tracciabilità. Inoltre è stata presa in consegna dai militari dell’Arma una riserva di cozze conservata in magazzino.
La denuncia ai danni dei tre ristoratori, per ora, non ha ufficialmente collegamenti diretti con la morte della Casella. Anche le irregolarità riscontrate in materia di conservazione dei cibi rimangono del tutto slegate al decesso della cantante. Per una qualsiasi relazione tra i due elementi è infatti necessario attendere sia il risultato dell’autopsia sul corpo della donna, che avverrà domani mattina, sia il risultato delle analisi sulle cozzesequestrate al ristorante.
Non a caso la Procura ha avviato una inchiesta contro ignoti e non vi sono iscritti al registro degli indagati. In altre parole, nel ristorante indicato dai parenti della Casella sono state effettivamente riscontrate irregolarità sulla conservazione del cibo, ma non è detto che siano quelle la causa della morte della 70enne.


Morte di Gianna Casella, il pm apre un fascicolo per omicidio colposo
Omicidio colposo. E' l'ipotesi di reato con cui il sostituto procuratore della Repubblica Emilio Pisante ha aperto un fascicolo d'indagine delegando gli accertamenti agli inverstigatori della polizia. Un fascicolo che per ora è contro ignoti, e quindi nessun avviso di garanzia è ancora stato emesso. Probabilmente si attendono gli esiti dell’autopsia che dovrebbe venire effettuata nelle prossime ore dal medico legale piacentino Novella D’Agostini. Nel frattempo non può ancora essere messo in relazione, perlomeno formalmente, il decesso all'eventuale condotta dei titolari del ristorante.


Il caso è ora sulla scrivania del pm Emilio Pisante della procura di Piacenza: indagherà sulla strana morte della cantante piacentina Gianna Casella, avvenuta lunedì all'alba al termine di due giorni di inferno; un inferno scatenatosi dopo un pranzo in un ristorante cittadino nel quale la nota artista dialettale aveva mangiato pesce crudo e per la precisione cozze. I parenti hanno spiegato i fatti agli inquirenti e vogliono vederci chiaro: il nesso tra il pranzo e la morte sembra evidente, tantopiù che la cantante - sostiene il figlio Marco - aveva di recente fatto degli esami medici ed era in buona salute. Morale, si indaga. Il pm ha quindi delegato gli accertamenti alla polizia e ha già disposto quello che probabilmente sarà il più importante dei punti di partenza di questa inchiesta ovvero l'esame autoptico sulla salma di Gianna Casella. Sarà il medico legale Novella D'Agostini a effettuarlo nelle prossime ore e già dai primi riscontri le idee su quel che è accaduto dovrebbero essere più chiare.


Clamoroso sviluppo nella morte della nota cantante piacentina Gianna Casella. Non sarebbe stato un semplice malore a uccidere lunedì all'alba l'artista bensì un'infezione fulminante provocata da un'intossicazione alimentare. La donna - che era in ottima salute fino a sabato sera - è uscita a cena con alcuni amici ed è andata a mangiare in un ristorante della città. Cena a base di pesce crudo, pare. Già sabato sera si è sentita male e domenica si è reso necessario il ricovero. Le sue condizioni sono precipitate nella notte e all'alba, purtroppo, è morta. Ora sono in corso accertamenti per far luce sull'episodio e la magistratura ha disposto l'autopsia.
Radiosound e la redazione di Piacenza24 si stringono intorno alla famiglia di Gianna Casella e porgono sentite condoglianze.
IL DOLORE E IL RICORDO DEL MARITO, FRANCO PEVERI: “Aveva fatto esami accurati 20 giorni fa, compreso al cuore e stava benissimo”. E’ stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno per il marito, Franco Peveri la morte diGianna Casella avvenuta alle 5 di questa notte a causa, pare, di un’intossicazione alimentare.
Intervistato ai microfoni di Radio Sound,  il compagno di una vita di quella che lui stesso chiama “una piacentinassa dal sass” ancora non crede di averla perduta.
“Sabato, verso le 13 siamo andati a mangiare in un ristorante gestito da cinesi a Piacenza. Eravamo in quattro. Io ho mangiato leggero, lei invece un piatto di cozze e forse ha allargato un po’ il tiro” ha spiegato Peveri. I primi sintomi, però, di quella che ad ora è stata descritta come un’intossicazione alimentare, sono nati verso le 17: “E’ andata in bagno, ha rimesso tutto e si è innescato il meccanismo, con un po’ di febbre, spossatezza. Ma credevamo fosse un’influenza”.
Poi il sabato il repentino peggioramento: “Torno a casa, non la trovo ma aveva lasciato un  biglietto: ‘Sono ricoverata al pronto soccorso’. Aveva chiamato la guardia medica”.
Dal suo ricovero al decesso non c’è stato neanche il tempo per pensare, da parte del marito e del figlio, Marco Peveri: “Tre, quattro ore di terapia d’urgenza e questa mattina è morta” ha confermato il compagno, che ha poi voluto sottolineare il danno avvenuto a causa del cibo, si pensa:“L’intossicazione ha inciso sui reni, il cuore, il pancreas e il fegato. Un disastro”.
http://www.piacenza24.eu/Attualit%C3%A0/44378-Gianna+Casella+uccisa+da+un'intossicazione+alimentare+dopo+una+cena+fuori.html

giovedì 18 ottobre 2012

La Cina prepara un esercito di robot per sostituire i cuochi....

Il costo del lavoro inizia a salire anche in Cina, ora che molte persone hanno migliorato il loro tenore di vita e sono sempre meno disposte ad accettare stipendi “da fame”. Ma i cinesi hanno trovato una soluzione hi-tech per il problema: sostituire gli uomini con i robot. Sembra fantascienza ma si tratta di realtà: per il momento, nei ristoranti specializzati in sliced noodles. 




L’invenzione è del 2011, e molti credevano sarebbe rimasta un prototipo, ma i robot sono stati recentemente messi sul mercato, e sono già stati venduti oltre 3.000 esemplari: a loro favore il costo — circa 2.000 dollari anziché i 4.700 annuali dello stipendio di un buon cuoco. “E riescono a tagliare i noodle meglio dei cuochi umani”, aggiunge il proprietario di un ristorante

                                                                        
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Coltivatori di mais in ginocchio Il nuovo nemico è l'aflatossina EMERGENZA NELLA BASSA. Gli agricoltori hanno i depositi pieni: colpa del fungo tossico che ne impedisce il commercio. I limiti restrittivi della normativa stanno creando grossi problemi anche ai produttori di mangimi obbligati a rifornirsi all'estero




Dopo la siccità che ha dimezzato i raccolti di mais, è la volta delle tossine. Non c'è proprio pace per il settore agricolo: il nuovo nemico, capace di mettere in ginocchio i coltivatori, si chiama aflatossina, un fungo cancerogeno che attacca le piante di mais destinate all'alimentazione animale rendendo il prodotto non commercializzabile. Di fronte all'ennesima emergenza che incombe sul comparto primario, in municipio a Cerea si sono riuniti una quindicina tra agricoltori e produttori di mangimi della Bassa veronese per fare il punto della situazione e decidere il da farsi.  I centri di raccolta e i mangimifici, infatti, non acquistano il granoturco contaminato perché presenta valori superiori a quelli tollerati dalle leggi della Comunità europea. I limiti normativi consentono l'utilizzo dei cereali per scopi zootecnici e dell'alimentazione umana quando l'aflatossina non è superiore a 20 parti per bilione (ppb) e 5 (ppb) nel caso di animali da latte: valori superati di gran lunga in molti raccolti della Pianura padana. «È una situazione imbarazzante», ha esordito Claudio Zanon, imprenditore di Minerbe nel settore mangimi e ammassamento, «dobbiamo pianificare la nostra produzione, siamo costretti ad acquistare il mais che rispetta i parametri da Austria, Serbia e Polonia, nazioni meno colpite dalla siccità». Il prezzo d'acquisto del mais estero è più elevato, ma per gli imprenditori è impossibile fare diversamente. Il prodotto contaminato è legale per l'utilizzo energetico, ma così il prezzo cala del 40 per cento rispetto agli altri usi.  «Le aziende agricole rischiano il tracollo se non saranno presi provvedimenti, serve una deroga alla normativa europea che alzi i valori di legalità del mais contenente aflatossina, garantendo al contempo la tutela del consumatore», ha aggiunto Zanon. A far arrabbiare gli addetti del settore è il fatto che negli Stati Uniti lo stesso mais, stipato in migliaia di quintali nei magazzini delle aziende italiane, sarebbe idoneo per gli utilizzi vietati nel vecchio continente. La «Food and drugs admnistration», l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha emanato delle linee guida specifiche per il mais contaminato e non destinato all'alimentazione degli animali da latte. Nel caso di bovini e suini da riproduzione e avicoli adulti incluse le ovaiole, il limite ammesso è di 100 ppb, per suini all'ingrasso 200 ppb e infine per i bovini all'ingrasso 300 ppb. Appare perciò evidente come i limiti europei siano molto più ristrettivi.  «Se a novembre ci ritroveremo ancora con i depositi pieni di mais», ha sottolineato Giorgio Bissoli, delegato ceretano all'Agricoltura, «le aziende non potranno pagare i fornitori, gli affitti dei campi e la seconda rata dell'Imu. Il sistema rischia quindi di bloccarsi con ripercussioni a livello anche sociale». Cauto il sindaco Paolo Marconcini: «Sarà mia premura documentarmi sull'argomento prima di muovermi coinvolgendo i colleghi degli altri centri della Bassa e i referenti provinciali e regionali». Sulla questione è intervenuto anche l'assessore regionale all'Agricoltura Franco Manzato assicurando che «in Veneto non ci sarà alcun utilizzo alimentare per mais e granaglie con contaminazioni da micotossine superiori ai limiti di legge». «Il primo obiettivo», rimarca Manzato, «restano la salute dei cittadini e la garanzia dei cibi. Ad agosto abbiamo attivato un gruppo di lavoro tecnico ed avviato un monitoraggio con controlli analitici eseguiti tramite i servizi sanitari territoriali con il coordinamento della nostra Unità di progetto veterinaria».  In Regione, inoltre, «si sta lavorando per un utilizzo della granaglia con scopi diversi dai processi della catena alimentare, ad esempio quello energetico». «Puntiamo», conclude Manzato, «ad evitare anomalie di mercato conseguenti a questa situazione e ad eliminare speculazioni sui prezzi che penalizzino i produttori».  
Francesco Scuderi
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Fragole contaminate: Coldiretti, in Italia no import da Cina



“L’Italia non ha importato nel 2012 fragole fresche o altrimenti preparate o conservate dalla Cina che sono accusate dalle autorità tedesche di avere provocato l’epidemia di gastroenterite che ha intossicato oltre 11mila bambini che le hanno mangiate nelle mense scolastiche e negli asili nido in Germania”. Emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base di dati Istat sul commercio estero tra Italia e Cina nel primo semestre del 2012. Un risultato confortante per il caso specifico anche se – sostiene la Coldiretti – la bilancia commerciale nell’agroalimentare tra Italia e Cina risulta fortemente squilibrata con gli arrivi dalla Cina in Italia che in valore sono stati di 589 milioni di euro nel 2011, in aumento del 18% e pari a più del doppio delle esportazioni del Made in Italy nel gigante asiatico. La Cina – prosegue l’organizzazione agricola – detiene in Europa il triste primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge. Su un totale di 3.291 segnalazioni per irregolarità nella Ue ben 418 (13%) hanno riguardato nel 2010 la Cina per pericoli derivanti dalle contaminazioni dovute sopratutto a materiali a contatto con gli alimenti, sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti. (ANSA).

martedì 16 ottobre 2012

Dieta ricca di pomodori riduce il rischio di ictus


Una dieta ricca di pomodori riduce il rischio di ictus. Lo afferma una ricerca finlandese pubblicata dalla rivista Neurology che si è concentrata sull'effetto del licopene, sostanza presente in gran quantità in questi ortaggi ma anche nei meloni e nel pepe.
Lo studio ha analizzato il sangue di 1031 uomini per determinare il livello di licopene, e poi ha seguito i soggetti, divisi in due gruppi in base alla quantità trovata, per 12 anni.
Nei 258 uomini con licopene basso ci sono stati 25 casi di ictus, mentre nei 259 che lo avevano alto i casi sono stati 11, corrispondenti a un rischio minore del 55%: "Il licopene agisce da antiossidante e riduce le infiammazioni - spiegano gli autori, dell'università di Kuopio - il risultato conferma le raccomandazioni sul mangiare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura, che ridurrebbe fortemente il numero di casi di ictus nel mondo".
http://news.paginemediche.it/it/230/ultime-notizie/nutrizione-e-scienze-dellalimentazione/detail_183791_dieta-ricca-di-pomodori-riduce-il-rischio-di-ictus.aspx?c1=25

Alimentazione:Nestle' annuncia riduzione zuccheri in cereali

(ANSA) – GINEVRA, 15 OTT - Cereal Partners Worldwide, joint-venture dei giganti dell'alimentazione Nestle' e General Mills, si e' impegnata a ridurre la quantita' di zucchero e sale in 20 marchi Nestle' di cereali per la prima colazione destinati in primo luogo a bambini e adolescenti, afferma un comunicato di Nestle'. Entro il 2015, i cereali subiranno una riduzione di zuccheri ''fino al 30%'' , con un contenuto di 9 grammi o meno per ogni porzione, afferma Nestle'. Inoltre anche la quantita' di sodio sara' ridotta a 135 mg o meno per porzione. Sara' invece aumentata la proporzione di grano completo e calcio nelle nuove ricette, afferma il comunicato. ''Siamo impegnati a migliorare circa 5,3 milairdi di porzioni di cereali Nestle' in oltre 140 Paesi in tutto il mondo'', ha affermato il presidente e Ceo di Cpw Jeff Harmening, citato nel comunicato.

Cpw e' stata creata da Nestle' e General Mills nel 1990 per produrre e vendere cereali per la prima colazione al di fuori nel Nord America. Impiega 4mila persone e vende prodotti in piu' di 140 Paesi. L'Europa e' il suo piu' grande mercato.

Cnr Pisa sperimenta pane che abbatte colesterolo

(ANSA) - PISA, 16 OTT - Sta per nascere a Pisa un pane in grado di abbattere sensibilmente il colesterolo. E' questo infatti l'esito di una sperimentazione in corso al Cnr di Pisa e nata dalla collaborazione con Guglielmo Buonamici dello studio Agriproject, in grado di operare in tutte le discipline e competenze che riguardano il settore agricolo, agroindustriale e forestale.

Buonamici, spiega una nota, ''lavora gia' da tempo, in collaborazione con il Cnr di Pisa, su ricerche scientifiche relative ad azioni sinergiche di formulati di composti vegetali da utilizzare nel campo alimentare per ottenere alimenti funzionali che possano avere un importante ruolo preventivo e curativo sulla salute umana''. In questi giorni la sperimentazione del pane che abbatte il colesterolo ha avuto successo su un campione di topi. Lo studio condotto presso l'Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Cnr pisano e coordinato da Vincenzo Longo, prevedeva di somministrare agli animali una dieta ricca di grassi, una ipercolesterolemia e un accumulo di grassi nel fegato. A questo punto i topi sono stati suddivisi in due gruppi: a uno veniva inserito nella dieta ricca di grassi pane addizionato con i nutraceutici, sostanze che hanno una funzione benefica sulla salute, mentre all'altro veniva aggiunta la stessa quantita' di pane senza i nutraceutici. ''I risultati - spiega Buonamici - hanno evidenziato che l'inserimento della miscela di sostanze bioattive nel pane e' in grado di ridurre il colesterolo totale del 25% e mostra un'azione benefica sulla funzionalita' del fegato''. (ANSA).

domenica 14 ottobre 2012

Conserve alimentari nocive, sequestri Controlli in tutta Italia, 25% aziende irregolari




Quasi 4 mila tonnellate di conserve alimentari, per un valore di circa 4 milioni di euro, sono state sequestrate dai Nas nell'ambito di controlli a tappeto sul territorio nazionale effettuate nelle ultime settimane nelle aziende di produzione e distribuzione del settore. Si tratta - precisa un comunicato -di "prodotti irregolari e potenzialmente pericolosi per la salute". Circa 300 le ispezioni; rilevate irregolarità nel 25% delle strutture controllate. Sono state segnalate alle autorità 70 persone.
In particolare, i Nas di Roma - prosegue il comunicato - hanno individuato, nella zona est della capitale, "un opificio in pessime condizioni igienico sanitarie, i cui locali adibiti a laboratorio e a deposito di alimenti, erano caratterizzati da pavimentazione sconnessa, presenza di sporco diffuso, mancanza di protezioni contro l'intrusione di roditori ed insetti; in un piazzale esterno alla struttura, assolutamente non idoneo per la conservazione di alimenti e privo di copertura, erano stoccati fusti in plastica contenenti materie prime vegetali (pomodori, melanzane, olive, etc.) ed un tank contenente olio di semi. Tali prodotti, quasi tutti privi di indicazioni tali da individuarne la provenienza, esposti alla luce del sole ed agli animali ed insetti, sarebbero stati utilizzati dalla ditta per produrre conserve in confezioni destinate direttamente al consumatore laziale.
Molti dei fusti presentavano formazioni di muffe a diretto contatto con i vegetali". Nella provincia di Foggia è stato "accertato che un'azienda svolgeva la propria attività in modo del tutto abusivo. Al suo interno i militari hanno rinvenuto 160 fusti di vegetali in salamoia prodotti dalla ditta, che stavano per essere inviati presso altre aziende del settore nonostante fossero evidentemente conservati in maniera non idonea ed invasi da parassiti".
I Nas di Napoli, poi, hanno individuato in un cortile esterno ad un'azienda di produzione decine di fusti in plastica con semilavorato di pesche (scarto della produzione aziendale di frutta sciroppata) destinato alla preparazione di succhi di frutta, che all'esame dei militari sono risultati invasi da muffe, moscerini e parassiti. Nella provincia di Perugia, i Nas, con la Asl, ha sequestrato una ditta all'interno della quale fra l'altro sono stati trovati insetti, escrementi animali e un roditore morto. Ed ancora. In un'azienda della provincia di Bologna, specializzata nella lavorazione di frutta in genere, hanno sottoposto a sequestro oltre 26 tonnellate di materie prime provenienti dall'estero, congelate ed in purea, scadute anche da 2 anni e conservate in celle frigo versanti in precarie condizioni igienico sanitarie. 

lunedì 8 ottobre 2012

Dl; Russo, aranciate con arance o cambi etichetta


 ROMA, 4 OTT - Chi produce bevande analcoliche a base di frutta, dovra' adeguarsi a contenere una percentuale di frutta non inferiore al 20% oppure ''dovra' cambiare logo e dicitura''. Lo spiega Paolo Russo, presidente della commissione Agricoltura della Camera, che ha proposto l'emendamento accolto dalla commissione Affari sociali al decreto sanita' che coinvolge anche chi produce bibite analcoliche con nomi di fantasia. Per fare un esempio concreto la nota Fanta, in base alla modifica apportata al decreto, dovra' portare dal 12 al 20% la quantita' di succo di arancia o ''dovra' togliere il termine aranciata dalla sua etichetta'', facendo sparire ''anche l'immagine'' del relativo frutto, cosi' come dovranno fare le altre a base di agrumi con nomi di fantasia.

L'obiettivo, dice Russo, e' quello di ''non avere piu' aranciate senza arancia''. Misura che ''avvantaggia sia la componente agricola, sia la salute dei cittadini. Oggi - aggiunge - esistono prodotti che non contengono arance anche se si chiamano aranciate''. Peraltro, osserva Russo, ''le imprese dicano che non e' facile cambiare la composizione perche' il prodotto non ha piu' lo stesso sapore e piace meno'' ma ''e' singolare che un prodotto con piu' frutta possa piacere meno''.

La misura, passata in commissione, ora dovra' anche passare al vaglio dell'assemblea della Camera, ma, promette Russo ''siamo pronti a dare battaglia anche in Aula''.

lunedì 1 ottobre 2012

Grandi Artisti del Gusto migrano in terre lontane alla ricerca della vera filosofia del convivio




Fabio Tira lascia l'Italia per approdare a Kampala, in Africa, dove libera la sua arte senza compromessi

Chi non si è mai trovato a dover rispondere alla curiosità di un bimbo nel conoscere la motivazione per cui dal gioco perenne si passi ad andare a scuola e poi a lavorare, a dover rispondere sempre più a "doveri" ed il gioco sparisce.

Perchè affannarsi dall'asilo in avanti al concetto del lavoro? solitamente la risposta che si da è la necessità di rispondere ad esigenze primarie come vestirsi, mangiare, perchè per vivere bisgona nutrirsi e protegersi, serve denaro e quindi è necessario lavorare per poterlo avere.

Così pensi d'aver fatto cosa buona, d'aver soddisfatto il bambino che avrà sicuramente interiorizzato che dovrà impegnarsi tanto per fare tanto denaro e non per VIVERE!

Difficilmente si risponde: "perchè il lavoro è vita, è passione di vivere, di dare senso alla propria esistenza.

Fabio Tira, grande artista del gusto, Presidente dell'APICI in Belgio, pietra miliare della cucina italiana, grande professionista, creativo, attualmente gestisce la cucina del nuovo ristorante Bella Luna a Bristrol, ha fatto suo il concetto di lavorare per passione, essenza di vita la sua ricerca nella perfezione ed l'inesorabile talento che lo porta a creare con i suoi piatti vere e proprie opere d'arti.

L'amore per il suo lavoro, lo porta a non accettare compormessi, dove la cucina non è arte ma solo Business per ristoratori o manager nell'enogastronomia che svendono vera arte a chi non ne comprende la cultura dietro ogni piccolo ingrediente.

Il convivio è la Messa dei commensali, è un rito dove tutti i piaceri sono sublimati da un piatto preparato con la cura e l'attenzione nei particolari di un artista del gusto come Fabio Tira, che approda, per la stagione estiva a Kampala in Africa dove predomina la libertà ed il talento.

Un grande artista che ha contrassegnato la sua passione con le cinque vocali del nostro alfabeto: "amore", necessario ad alimentare quotidianamente il suo lavoro con dedizione e sacrificio; "educazione" e rispetto, per ogni componente, ogni nota che compone la sua opera d’arte: ogni ingrediente, collaboratore e chi chiude quest’armonia gustando la sua composizione artistica.

Serve "intraprendenza" ed ambizione che accresce la sete di conoscenza, sapienza per migliorarsi e raggiungere l’eccellenza; "obbedienza", alla propria intuizione, ai maestri che hanno sempre qualcosa da donare, alla vocazione vera e propria necessità per uno chef artista.

Nessun Grande Artista è tale se non dotato "d’umiltà" necessaria a porsi nella giusta condizione per apprendere ed insegnare, condividendo successi ed insuccessi con i giusti equilibri!

Ecco dunque che nasce il sesto senso! Un lavoro – passione, che attraverso le sue creazioni, trasmette piacere alla vista, alle fragranze palpate, ai sapori gustati, agli odori inebrianti, che vanno oltre grazie a Fabio, con una ricerca continua, imbagagliata col tempo, con l’esperienza, viaggiando da un capo all’altro dell’Italia, cogliendone caratteristiche, tradizioni, segreti ed innovazioni che rendono i suoi piatti opere d’arte.

Una vera vocazione per Fabio Tira, che riesce a soddisfare anche i palati più esigenti, non lasciando nulla al caso elabora una cucina mediterranea rivisitata in chiave moderna senza stravolgere però l’ingrediente principe, rendendola in tal modo vera Arte.

Grandi celebrità dell'arte culinaria alla quale è dovuto il riconoscimento, la regalità delle cariche ottenute, il prestigio che dietro ai fornelli diviene solo la concretezza di un gran lavoro d'eccellenza, scelgono di migrare come uccelli verso terre libere piuttosto che adeguarsi al torbido mondo del business.

Se oggi un bambino dovesse chiedermi perchè bisogna lavorare, dirò sicuramente: "perchè devi donare i tuoi talenti, le tue capacità al mondo! perchè tutti possano beneficiarne, e star bene grazie al tuo operato che per te deve essere essenza di vita, la concretezza delle tue passioni affinché la tua gratificazione, il tuo guadagno sia la felicità di chi gode di quanto produci!" questa è la felicità, la ragione per cui si va a scuola, si rispettano le regole e si lavora, il denaro è il mezzo per poter arrivare a simili felicità!
Finchè i grandi saranno bambini che non sanno questa grande verità i nostri Artisti come Fabio Tira continueranno la loro ricerca in posti sempre nuovi, prima l'Africa dove si è nutrito nell'anima a tal punto da portare nelle sue ricette la ricchezza di sapori speziati e la semplicità di ingredienti che diventano regali nelle sue mani; poi un nuovo inverno nella seriosa Inghilterra che aggiugerà altra classe e modernità minuziosa nelle presentazioni dei piatti.

Buona anno Lavorativo dunque a Fabio Tira e tutti i maestri del gusto in giro per il mondo in attesa che i piccoli alla quale diremo la verità diventino patrimonio solo italiano!
Gustosa vita Mondo Del Gusto, gustosa vita Fabio!