mercoledì 21 settembre 2011

Fipe Toscana vs Brambilla Il Codice è «incostituzionale»


Il Consorzio Cuochi di Lombardia scrive al sindaco Pisapia sostenendo la candidatura di Paolo Manfredi nel Consiglio di amministrazione di Milano Ristorazione. Manfredi unisce nelle sue esperienze la gestione di un’azienda di ristorazione e l’esperienza da tecnico di gestione nel settore pubblico
Mentre il vicepresidente nazionale di Fipe Alfredo Zini glissa sul sostegno ai progetti del ministero del Turismo, almeno in Toscana, finalmente, qualcosa si muove. La Regione intende infatti dare un forte segnale di dissenso al ministro Michela Vittoria Brambilla (nella foto, a destra) per quanto concerne il Codice del turismo. Fipe-Confcommercio Toscana ha già fatto sapere che appoggerà il ricorso. La Regione avrà forse motivazioni più politiche, ad ogni modo, come fa sapere a “Italia a Tavola” il presidente regionale e vicepresidente vicario nazionale di Fipe, Aldo Cursano (nella foto, a sinistra), «è confortante che almeno qui in Toscana alcuni valori sono patrimonio di tutti, a differenza di un Governo e di un Ministro in particolar modo che fa poco, e quando fa... provoca solo danni».



«Appoggiamo il ricorso contro il Codice statale sul mercato del turismo. La materia è di competenza regionale». Con queste parole Stefano Bottai (nella foto, al centro), presidente di Confcommercio Toscana, commenta i contenuti del ricorso, che è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana. «Accogliamo con favore i contenuti del ricorso che il Presidente Rossi ha avanzato contro il Codice del turismo recentemente approvato dal Governo nazionale. Mentre in altri Paesi europei si lavora per favorire la ripresa del Pil, in Italia si assiste a procedure che vanno nella direzione opposta, non ultimo l’intervento sull’Iva. I dati del comparto turistico sono in questo momento una delle voci più significative del sistema economico del paese e in Toscana questo conta più che altrove».

«L’incostituzionalità del Codice - prosegue Bottai - è più che evidente: la materia è di competenza regionale e anche laddove la legge prevede iniziative legislative di livello nazionale, esse non possono prescindere dal coinvolgimento della Regione interessata né dall’esistenza di una specifica delega, altrimenti viene meno il principio della leale collaborazione nell’ambito del governo del territorio e la relativa concertazione con le parti sociali».

«Sul piano del merito poi - aggiunge il presidente regionale e vicario nazionale di Fipe, Aldo Cursano - la nuova normativa contrasta con il Codice regionale che regola il commercio, la ristorazione e la somministrazione di alimenti. Si prospettano rischiose asimmetrie perché il Codice nazionale mette sullo stesso piano tipologie differenti di imprese: in sostanza si consente alle strutture ricettive di somministrare pasti e bevande anche a clienti che non hanno effettuato il pernottamento, senza l’obbligo di possedere requisiti professionali e igienico-sanitari richiesti per il settore».

«La nostra ristorazione - conclude Cursano - è fra i primi motivi di scelta della Toscana come meta turistica e lo è anche in virtù delle garanzie di professionalità che la locale normativa assicura. Non si capisce per quale motivo si tenti di svalutare questo tipo di attrazione turistica, minandone la competitività. Il ricorso avanzato dalla Regione Toscana ci vede concordi proprio perché, insistendo su questioni di natura costituzionale, interviene a garanzia degli operatori del settore e dei consumatori».

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