venerdì 12 aprile 2013

Nella carne islamica scarti da macello Su 300 macellerie controllate a Milano, 220 avrebbero venduto polpa spacciata per «halal»


Milano - La crisi economica che morde indiscriminatamente tutti i settori non ha lasciato indenni neppure le macellerie islamiche.
Un'indagine condotta in città nell'ultimo anno e mezzo ha prodotto lo sconfortante risultato: due su tre non rispettano i precetti Halal. La carne «lecita» infatti richiede un rituale più lungo e complesso e dunque più costoso. Molto meglio acquistare quel che capita e se in mezzo ci sono anche animali decisamente «impuri» pazienza. Per questo ora la Halal International Authority chiede aiuto alle autorità sanitarie locali per poter tracciare i prodotti e poterli classificare «sicuri» per i consumatori che in Italia sono ormai quasi due milioni.
«Noi partiamo dal principio che non deve esserci sangue nel corpo dell'animale, perché è proprio attraverso il sangue che viene trasmessa la maggior parte delle malattie» spiega il presidente di Hia Sharif Lorenzini. E per questo, come del resto nella religione ebraica, l'animale deve essere sgozzato attraverso il taglio netto che di fatto provochi l'immediata perdita dei sensi e quindi una morte priva di sofferenza. «Se soffre l'animale contrae i muscoli e quindi trattiene il sangue. Per questo dobbiamo evitare anche che la bestia veda altre macellazione e si spaventarsi. E deve morire con un colpo netto: due o più tagli significherebbero altra sofferenza. Quindi carne non halal, non “lecita”. Lemacellazioni avvengono tuttavia nelle strutture tradizionali, cambia solo l'addetto all'uccisione che deve essere necessariamente un musulmano scrupoloso per poter rispettare tutte queste complesse prescrizioni».
Ma al momento dei controlli, 220 macellerie islamiche sulle 300 ispezionate a Milano presentavano irregolarità. In alcuni casi si è scoperto nei macinati o negli insaccaticarne «impura», vale a dire asino, maiale o altri carnivori. Oppure, attraverso banali controlli sulle bolle di accompagnamento, la presenza di carne macellata in maniera «tradizionale».
«Diciamo che tale irregolarità possono essere motivate con la crisi perché la carne halal è più costosa - prosegue Lorenzini -. E se anche fosse “lecita” magari è prossima alla scadenza e dunque per noi ugualmente proibita sotto il profilo religioso prima che sanitario. Una scelta assurda, come se un buon musulmano dovesse far caso ai cinquanta centesimi in più o in meno. Per questo chiediamo alle autorità sanitarie maggiore collaborazione per aumentare i controlli. Da parte nostra continueremo a vigilare sui commercianti stilando una lista di quelli “sicuri”. E infine lanciamo una proposta: i praticanti in Italia sono ormai un paio di milioni. Credo che la grande distribuzione potrebbe aprirsi a questo settore: sarebbe un affare anche per loro, poter offrire ai loro clienti un settore halal».

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