mercoledì 17 agosto 2011

Menù, dopo il Senato tocca alla Camera


Sul web spunta anche il listino del ristorante di Montecitorio, prezzi stracciati. Due euro
per un primo, 5 per un secondo
CARLO DI FOGGIA
“Guardi, in fondo al Senato non si mangia così bene…io preferisco il ristorante della Camera. La carne lì è ottima e costa poco”. Riccardo Villari non teme le feroci critiche scoppiate in questi giorni per i prezzi poco onorevoli praticati al ristorante del Senato. Intervistato dall’Espresso, il sottosegretario ai Beni Culturali si è infatti mostrato candidamente controcorrente. Non poteva però immaginare la vendetta virtuale del web, dove oggi è spuntato anche il menu del ristorante a disposizione della Camera. Per i deputati i prezzi sono un po’ più alti rispetto ai colleghi di palazzo Madama ma certamente non siamo neanche vicini a quelli di un discount: difficile infatti, quando si fa la spesa, trovare sugli scaffali un piatto di pasta a 2 euro; per i palati più fini il conto sale fino a toccare la cifra record di 5,30 euro della pietanza ammiraglia: il risotto ai gamberi e pachino. Per la verità sotto la voce “pesce del giorno” la cifra può variare dai 4 ai 17 euro ma ci vuole davvero uno sforzo per immaginare - in un posto dove l’agnello al forno costa 5,30 euro - quale bestia marina possa raggiungere una cifra così alta.

“Attenzione al pesce - avverte Villari - non è certo appena pescato”. Sarà…, ma la rete è ormai inondata dai commenti furiosi dei cittadini che proprio non hanno mandato giù quest’ennesima fuga di notizie sui privilegi degli onorevoli. “Non se ne può proprio più”, scrive su facebook Annalisa; “questi non vivono nel mondo reale” gli fa eco Michela e c’è chi punta il dito anche contro i giornalisti, visto che per la stampa parlamentare valgono gli stessi prezzi degli deputati. Il coro è unanime: i costi della politica certo sono altri ma è chiaro che da qualche parte bisognerà pur cominciare. Un pasto che al ristorante costa in media 15 euro, nei palazzi della politica si può pagare davvero molto poco e la differenza ovviamente non è a carico degli onorevoli ma dei contribuenti. Se al senato la spesa è di 1 milione e 200mila euro, a Montecitorio, visto anche il maggior numero di deputati, il costo dell’operazione sale. La sola chiusura della mensa di palazzo San Macuto - sede delle commissioni parlamentari - ha fatto risparmiare al bilancio della Camera quasi un milione di euro e non tutti scelgono la via Villari per affrontare il problema. Dopo la promessa del presidente del Senato Schifani di rivedere i costi della ristorazione anche da Montecitorio arrivano le prime reazioni: “Resta valida e confermo la mia proposta - spiega Antonio Mazzucchi, questore della Camera in quota Pdl - di sostituire tutte le mense con un unico self service con i relativi costi dei pasti a carico di chi ne usufruisce”. Un risparmio che secondo il deputato “sarebbe almeno di 4-5 milioni di euro l’anno”.

E c’è chi si spinge ancora più in la: “Rinnovo la mia proposta - spiega Raffaele Lauro (Pdl) - di trasformare tutti i centri di spesa del Senato (ristorante, mensa, barberia, banca, infermeria) relativi ai servizi resi a senatori ed ex-senatori, in centri di utili affidati con regolare gara a società esterne e con prezzi, per i parlamentari, adeguati al mercato”. Il termine più gettonato è “rinnovo” ma non si capisce perché allora non si sia fatto prima. Difficile credere che questo basterà a placare l’ondata di rabbia che sembra montare sul web soprattutto dopo che i termini della stangata in arrivo saranno chiariti nel decreto del governo. A farne le spese – si fa per dire, visto i tagli in arrivo - saranno certamente i politici ma non solo. Sulla rete infatti, dopo SpiderTruman, è apparso un altro anonimo “collaboratore parlamentare pagato in nero” - così si presenta sul suo blog - che chiede a nome dei precari del Senato di non chiudere la mensa, “perché con 5-6 euro possiamo mangiare”. La mensa infatti è frequentata anche dalla maggior parte dei collaboratori parlamentari “che con 7-800 euro al mese - spiega il precario - non possono certo permettersi di andare al ristorante. Forse è l’unico ‘privilegio’ dei senatori che può essere sfruttato da chi si fa sfruttare da loro”. Tanti privilegi, ma in questi giorni non sembra tirare una bella aria per i nostri politici, o forse, semplicemente, “adda passà ‘a nuttata”.

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