venerdì 4 marzo 2016

Lo scandalo della falsa mozzarella di bufala, scoperta shock in Campania

Treccia di bufala
La falsa mozzarella di bufala è il nuovo scandalo alimentare tutto italiano scoperto a Sparanise, provincia di Caserta
La spacciavano per mozzarella di bufala campana dop ma in realtà era un prodotto fasullo e anche altamente nocivo per la salute. Questa e altre truffe alimentari sono state scoperte dai carabinieri in un caseificio di Sparanise in provincia di Caserta, dove veniva acquistare dall’estero materie prime scadute, vendute come se fossero vero made in Italy. Ma non solo: oltre ai prodotti di bassa qualità, su tutti la falsa mozzarella di bufala venduta alle grandi catene internazionali, il caseificio smaltiva rifiuti nelle fogne e nei fiumi. Le accuse, epilogo di un’indagine iniziata nel 2011 e coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, sono pesanti: associazione a delinquere, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, commercio di sostanze alimentari nocive e smaltimento illecito di rifiuti. Sono 13 le persone coinvolte, tutte ai domiciliari mentre l’azienda e i sei punti vendita ad essa collegati sono ora sotto sequestro.
Le investigazioni sono scattate dopo un incidente sul lavoro costato le dita di una mano a un operaio del caseificio. Incidente che inizialmente sembrava fortuito anche se indagini più approfondite hanno appurato che era stato causato dalla manomissione di un macchinario, allo scopo di aumentare la produzione, eliminando i sistemi di sicurezza per gli operatori. E’ emerso che alla guida del caseificio vi era una vera e propria associazione per delinquere: la mozzarella di bufala campana dop era un falso, ottenuta mesclando il latte di bufala con il latte vaccino e con una carica batterica di 2000 volte superiore ai limiti consentiti, pertanto altamente nociva per la salute. Oltre ai titolari del caseificio la maxi truffa alimentare coinvolgeva anche alcuni dipendenti e collaboratori oltre che alcuni operatori dell’Asl compiacenti, i quali anzichè effettuare approfonditi controlli sanitari si limitavano a un controllo simbolico preceduto da un avviso. In questo modo il caseificio poteva mettersi temporaneamente in regola, per poi riprendere a vendere prodotti alimentare scaduti all’estero.
Daniele Orlandi | Tutti i diritti riservati

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