domenica 6 dicembre 2015

Dopo aver invaso i pesci e i molluschi la plastica si trova anche nel sale! Si tratta di particelle di materiale usato per sacchetti, borse, bottiglie…

plastica
Microplastiche in pesci, molluschi e sale. Rischio di accumulo
La microplastica che contamina pesci e molluschi (secondo un recente studio pubblicato su Scientific Reports in percentuali che si aggirano attorno al 30% dei primi, e al 50-60% dei secondi), si ritrova anche nel sale marino, almeno in Cina. L’hanno rilevata i ricercatori della Donghua University di Shanghai andando a verificarne la presenza nel sale normalmente venduto al supermercato.
Come raccontano su Environmental Science & Technology, i ricercatori hanno preso vari campioni di 15 tra i marchi più diffusi di sale proveniente dal mare, dai laghi e di roccia, per  verificare la concentrazione di particelle di plastica per chilo di prodotto. Hanno così scoperto che se il sale di roccia (che di solito si estrae da grotte e giacimenti sotterranei) ne contiene tra 7 e 204 particelle per chilo, quello di lago tra 43 e 364, quello di mare ne accumula tra le 550 e i 681 per chilo, e di molti tipi diversi.
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Alcune delle microplastiche rinvenute nel sale. Foto: Pubs.acs.org
Inoltre, nel 55% dei casi le particelle sono molto piccole, con diametro inferiore ai 200 micron, fattore che ne aumenta la pericolosità, dal momento che minore è il diametro, e maggiore è il rischio di accumulo. Tra le microplastiche più diffuse troviamo il cellophane, il polietilene e il polietilene tereftalato: tutti materiali utilizzati per produrre sacchetti, shopper, bottiglie di acqua ma anche cosmetici e altre fonti di oggetti di largo consumo oltre che dagli scarichi industriali.
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Le microplastiche nei molluschi possono arrivare a  360 unità per chilo
Secondo l’OMS il quantitativo massimo che un essere umano può tollerare in un anno, prima che la sua salute ne risenta, è 1.000 parti per chilo (particelle  <1 mm), un valore molto inferiore rispetto alle 11.000 che, secondo uno studio di pochi mesi fa pubblicato su Environmental Pollution, ne assume ogni europeo abituato a mangiare abitualmente molluschi marini di allevamento come cozze o vongole (dove la quantità media di microplastica è di circa 360 unità per chilo per i molluschi, 470 per le ostriche).
Secondo gli autori dello studio, però, anche consumando sale di origine marino è facile raggiungere il valore soglia dell’OMS, e superarlo. È vero che lo studio riguarda solo sale cinese (proveniente da diversi siti del paese), ma non ci sono ragioni valide per ritenere che altrove la situazione sia migliore. Piuttosto, è necessario intensificare gli sforzi per diminuire l’impiego delle plastiche derivate dal petrolio, una grande parte delle quali, inesorabilmente, finisce nei mari e, da lì, nei nostri piatti.
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