giovedì 10 aprile 2014

Non mangiate frutti di bosco surgelati. Le persone colpite da epatite A sono 1.100 e l’epidemia continua. Situazione fuori controllo. Nessuna idea sull’origine

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Non mangiate frutti di bosco surgelati: l’epidemia di epatite A è fuori controllo, 1.110 le persone colpite
Ogni due  giorni cinque persone vengono ricoverate in ospedale per epatite A causata dall’ingestione di alimenti contenenti frutti di bosco surgelati o congelati. È quanto emergedall’ultima relazione del Ministero della salutesull’epidemia che da 14 mesi ha riguardato l’Italia. I numeri non lasciano spazio a dubbi, le persone colpite dal gennaio 2013 alla fine di febbraio di quest’anno sono state 1.463. Considerando che nel periodo precedente (novembre 2011 – dicembre 2012) erano 360, basta fare una sottrazione per rendersi conto che le vittime sono circa 1.100. La cifra è comunque sottostimata visto che molti cittadini colpiti da epatite A sfuggono al calcolo delle Asl. La regione con il maggior numero di casi è la Lombardia è 358, seguita da Emilia Romagna (154), Toscana (142) e Lazio (121), mentre in Sicilia sono solo 3. Siamo di fronte a un’epidemia classificata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare come “internazionale”, che ha coinvolto oltre a 4 paesi del Nord Europa dove si sono registrati 71 casi (Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia) anche Irlanda e Francia con altri 16 episodi tutti associati all’ingestione di frutti di bosco.
La nota positiva del documento riguarda il dimezzamento dei casi in Italia nell’ultimo quadrimestre, ormai assestati a quota 40, anche se l’emergenza non si può certo considerare finita. A fronte di questa situazione il Ministero ha identificato 15 lotti di frutti di bosco contaminati ritirati dal mercato. Viene spontaneo chiedersi perché non siano stati presi analoghi provvedimenti a carico di altri 44 lotti fortemente sospettati di contenere il virus. C’è un altro elemento   difficile da capire, come mai non sono stati richiamati lotti di aziende che producono dolci o torte con frutti di bosco surgelati, distribuiti a ristoranti, pizzerie e altri esercizi commerciali?

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L’aspetto sconvolgente di questa storia è che la stragrande maggioranza delle persone continua a mangiare tranquillamente frutti di bosco ignorando il pericolo
L’aspetto sconvolgente di questa storia è che la stragrande maggioranza delle persone continua a mangiare tranquillamente frutti di bosco (more, ribes rosso, mirtillo e lamponi) presenti nelle torte, nei pasticcini e nei gelati, ignara del rischio di ammalarsi. Il discorso non riguarda solo i consumi domestici ma soprattutto i dolci consumati in ristoranti, pizzerie e altri esercizi commerciali.
La gestione dell’epidemia da parte del Ministero della salute è stata disastrosa e del tutto inefficiente. Di fronte ad un problema serio dove bisognava vietare per alcuni mesi la vendita di frutti di bosco surgelati, Beatrice Lorenzin ha pensato bene di pubblicare un appello in rete dopo 10 mesi! L’esito è stato che il 90% dei cittadini ha ignorato e continua a ignorare il problema. Un medico neolaureato in medicina specializzato in malattie infettive avrebbe saputo gestire meglio la situazione sia nei confronti della comunicazione ai cittadini sia sul fronte della produzione industriale. L’unica cosa da fare era decretare la sospensione della vendita dei frutti di bosco congelati e surgelati per qualche mese, come hanno fatto diverse catene di supermercati che da 6-8 mesi hanno tolto dai banchi freezer l’intero l’assortimento rendendosi conto della gravità della vicenda.

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La situazione resta ancora fuori controllo tanto che il Ministero della salute “non esclude l’eventualità che altri mix di frutti di bosco surgelati/congelati contaminati, possano essere presenti sul mercato”
La situazione resta ancora fuori controllotanto che il Ministero della salute “non esclude l’eventualità che altri mix di frutti di bosco surgelati/congelati contaminati, diversi da quelli oggetto di allerta possano essere presenti sul mercato”. Per questo le autorità raccomandano di consumare i frutti di bosco congelati/surgelati solo cotti, facendoli bollire (portandoli a 100°C) per almeno 2 minuti, non impiegare i frutti di bosco crudi per guarnire i piatti (ad esempio la superficie di una crostata, semifreddi, yogurt ecc., lavare accuratamente i contenitori e gli utensili usati per maneggiare i frutti di bosco scongelati”.

Se sul fronte della prevenzione la macchina sanitaria italiana ha dimostrato una disastrosa fragilità e una totale inesperienza, anche il sistema di tracciabilità europeo ha evidenziato debolezza e criticità. Dopo un anno di ricerche e di analisi la task force messa a punto al Ministero della salute per individuare l’origine dell’epidemia non ha sortito risultati. Gli esperti sembrano escludere l’ipotesi che sia stato un singolo ingrediente ad avere originato la contaminazione. Si pensa a un gruppo di produttori di una stessa area geografica, e a una successiva contaminazione nei centri di lavorazione o di smistamento della filiera distributiva.

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Siamo di fronte a un’epidemia classificata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare come internazionale che ha coinvolto una decina di paesi
Purtroppo risalire all’origine dei frutti di bosco che hanno generato la contaminazione e individuare le cause non è facile perché la filiera è complessa. L’analisi della tracciabilità condotto su 20 lotti ha comportato l’esame di 830 transazioni commerciali che fanno riferimento a 331 fornitori di 25 paesi europei ed extra europei. Il numero medio di transazioni per ogni singolo lotto è di 56,6.
Ma siamo nell’ambito delle ipotesi mentre mancano le certezze. Questa situazione dimostra ancora una volta quanto sia insufficiente e fragile il sistema di tracciabilità messo a punto in Europa per individuare l’origine delle epidemie alimentari e per facilitare il ritiro e il richiamo di prodotti contaminati od oggetto di allerta sanitaria. Siamo di fronte a una situazione analoga a quella verificatasi per la carne di cavallo l’anno scorso, per i germogli di fieno greco e di soia in Germania nel 2012 che aveva provocato 41 morti e centinaia di ricoveri in ospedale, quando non si è riusciti a risalire all’origine dell’epidemia. Ma su questo tema ritorneremo.

Il nostro invito è di non consumare frutti di bosco. Lo abbiamo scritto quasi un anno fa e lo ripetiamo. Chiediamo al ministro Beatrice Lorenzin di affrontare con maggior coraggio questa situazione ormai fuori controllo, per tutelare la salute dei cittadini.
Un’ultima precisazione riguardo i gelati: nelle lavorazioni dei sorbetti la frutta fresca o surgelata non viene mai fatta bollire in gelateria. L’unico sistema per evitare il problema è non usare i frutti surgelati ma le puree di frutta (già pastorizzate). Crediamo che molti gelatieri utilizzino queste ultime, anche perché sono già state filtrate dai semi e sono più pratiche e igienicamente sicure. Nessun problema invece per lo yogurt visto che i frutti di bosco aggiunti sono spesso surgelati ma vengono sempre sottoposti a pastorizzazione da parte delle aziende.

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Il manifesto che il Ministero della salute ha diffuso dopo 10 mesi dall’epidemia, invita i consumatori a mangiare frutti di bosco congelati o surgelati solo dopo cottura!
Per sapere quali sono i sintomi dell’epatite A , come si cura e cosa fare consigliamo di leggere la nota redatta dal Ministero della salute, da cui abbiamo tratto questo paragrafo sull’incubazione e sulla durata della malattia.
L’epatite A, dopo un periodo di incubazione di 15-45 giorni dall’infezione, si manifesta con la comparsa di inappetenza, malessere generale, febbre e nausea. Dopo qualche giorno compare l’ittero, cioè la presenza di colorito giallognolo della pelle e delle sclere (la parte bianca dell’occhio) e delle mucose, dovuto alla aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue a causa della diminuita funzionalità del fegato.
La malattia ha generalmente un’evoluzione benigna, dura dalle 2 alle 10 settimane, e dopo la guarigione conferisce un’immunità permanente. Non cronicizza mai.

Roberto La Pira
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