lunedì 24 febbraio 2014

Esclusiva: ritirato in Italia il Salame Milano Fiorucci contaminato da Escherichia coli. Intervista a Caprioli dell’Iss

salame fiorucci allerta ritiro milano affettato e.coli
Questa è la confezione di salame Milano marchiato Fiorucci  ritirato in Italia e in Austria, Olanda, Belgio e  Malta
il 18 febbraio è scattata l’allerta anche in Italia per il Salame Milano affettato, marcato Fiorucci, che è stato ritirato da tutti i supermercati perché nel corso delle analisi di laboratorio è stato trovato l’Escherichia coli  VTEC produttore di shigatossina, un batterio pericoloso responsabile della famosa epidemia dei germogli di fieno greco che in Germania due anni fa ha colpito centinaia di persone e provocato oltre 50 morti.
Secondo le informazioni raccolte da Il Fatto Alimentare, il ritiro è stato deciso volontariamente dalla società prorietaria del marchio Fiorucci, la Campofrío Food Group, durante dei controlli interni.  L’azienda precisa che il batterio può causare crampi allo stomaco, vomito e diarrea.
In Italia (vedi foto a lato) sono state richiamate le confezioni da 50g (lotto 2014, scadenza 21 aprile 2014) e da 60g e da 70g (lotto 2114, scadenza 6 maggio 2014) a seguito del rilevamento dell’E. coli in uno dei campioni analizzati, durante un controllo di routine in Austria.
Il salame Fiorucci, prodotto in Italia e confezionato in buste da 80 grammi, è stato distribuito in Austria, Olanda, Belgio e Malta. In Olanda sono state ritirate 4.230 confezioni. L’allerta europea è scattata ufficialmente da cinque giorni.
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Secondo l’azienda l’E.coli è stato trovato solo su uno dei campioni analizzati in laboratorio e non sull’intero lotto

In un documento ancora ufficioso si dice che “la  presenza è stata riscontrata solo su uno dei campioni analizzati in laboratorio e non sull’intero lotto di produzione. Dopo controlli e analisi particolareggiate, e assicura che in nessun altro campione di prodotto appartenente a lotti realizzati successivamente, è stato rilevato il suddetto microrganismo. Nonostante questo, in applicazione del principio precauzionale, la Cesare Fiorucci, volendo garantire il massimo livello qualitativo dei propri prodotti, ha immediatamente provveduto ad attivare la procedura di richiamo del Salame Milano affettato dal mercato in Austria, Italia, Olanda e Belgio dove il lotto è stato distribuito”.
La questione è abbastanza delicata  perchè la contaminazione riguarda un batterio particolarmente patogeno ben noto ai microbiologi.

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Nel 2013, le segnalazioni di allerta per contaminazione da VTEC in prodotti carnei sono state più di 50
«La contaminazione della carne bovina con Escherichia coli VTEC – precisa Alfredo Caprioli responsabile del Laboratorio Nazionale ed Europeo di Riferimento per E.coli presso l’ISS -  è un problema emergente in Europa, anche per l’aumentato numero di controlli che vengono effettuati dopo il focolaio epidemico del 2011 in Germania, che ha causato oltre 50 morti ed è stato causato da un ceppo appartenente a questo gruppo di Escherichia coli patogeno. Nel 2013, le segnalazioni di allerta del sistema europeo RASFF per contaminazione da VTEC in prodotti carnei sono state più di 50, rispetto alle 15 dell’anno precedente. Molti Paesi europei, inclusa l’Italia, hanno infatti inserito la ricerca di questi patogeni tra i controlli effettuati sui prodotti carnei, soprattutto quelli importati da paesi extra-europei».

«La contaminazione da Escherichia coli VTEC  – prosegue Caprioli – può riguardare anche i formaggi ottenuti da latte non pastorizzato, come ha evidenziato il ritiro del formaggio Roquefort di Carrefouravvenuto cinque giorni fa. Anche il latte bovino consumato crudo può costituire una fonte di infezione da VTEC. Per questo motivo il Ministero della salute italiano ha imposto che sui distributori automatici di latte crudo sia esposto l’invito a bollire il prodotto prima».
Roberto La Pira
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Da botulino a salmonella, 3136 alimenti irregolari in Ue Da Italia maggior numero di notifiche

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Dal botulino nelle olive, alla Salmonella nei mangimi per animali, dall'Escherichia coli nella carne al batterio della Listeria nel salmone affumicato, e inoltre contaminanti chimici e sostanze allergeniche: nel 2013 sono stati registrati 3136 allerta sanitari legati all'alimentazione, in particolare per pescato, frutta e verdura.

Solo pochi, però, finiscono sui giornali, come il virus dell'epatite A nei frutti di bosco o la presenza, non dichiarata in etichetta, di carne equina in paste ripiene e sughi: due esempi di problemi legati alla mancata tracciabilità dei prodotti. A dirlo è la relazione annuale rischi alimentari notificati dal Sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) pubblicata sul sito del ministero della Salute.

Secondo il sistema, che richiede azioni immediate nei confronti di prodotti che si trovano sul mercato e possono costituire un serio rischio per la salute, l'Italia è il primo Paese membro per numero di segnalazioni inviate alla Commissione europea, con 534 notifiche (pari al 17%), seguita da Regno Unito, Germania e Paesi Bassi: sintomo di una intensa attività di controllo sul territorio nazionale, in particolare da parte di Nas e Ministero della Salute. Per quanto riguarda l'origine, invece, l'Italia è il quarto Paese Comunitario per numero di notifiche ricevute, ma l'ottavo se si considerano anche i Paesi Terzi, come la Cina, che, in assoluto, ha ricevuto il maggior numero di notifiche. Il nostro Paese si distingue, in particolare, per allergeni non dichiarati in etichetta. Per quanto riguarda i paesi con maggior numero di segnalazioni per metalli pesanti riscontrati nei prodotti della pesca, come mercurio, cadmio e piombo spicca la Spagna(47). Dall'analisi dei dati emerge, infine, una diminuzione dell'8,7% delle notifiche trasmesse da parte degli Stati membri. Nel 2012, infatti, erano state 3434. 
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10 bugie sulla cucina italiana all’estero difficili da smentire

Tra le cucine più abusate nel mondo, quelle di cui si crede di sapere ma di cui in realtà non si sa niente, la cucina italiana la fa da padrona insieme alla cinese. COME LA CINESE, ANCHE LA CUCINA ITALIANA ALL'ESTERO NON È PERCEPITA IN MODO CORRETTOAll’estero la nostra cucina è tristemente avvolta dal mistero, spesso impoverita e banalizzata da una serie di luoghi comuni a tratti imbarazzanti. Non aiutano i nostri ristoratori in terra straniera, che negli anni hanno fatto davvero poco per raccontare una corretta tradizione gastronomica, più spesso pronti a rincorrere gli affari piuttosto che a dare un’idea reale di cosa siamo e cosa mangiamo. Ne abbiamo già letti molti di fatali fraintendimenti tra la nostra cucina e come viene percepita, e quella che segue è la nostra top 10 delle bugie più ridicole.
  1. 1
    Il cappuccino si accompagna al pasto principale: lo straniero medio sorseggia cappuccino con tanto di cacao amaro in superficie seduto comodamente mentre assapora i suoi favolosi spaghetti out of a tin, precotti, in poltrona. Per gli stranieri tutti gli italiani bevono cappuccino prima, durante e dopo il pasto e quando si rendono conto del contrario non considerano strani sé stessi ma gli italiani.
  2. 2
    L'insalata va mangiata con la pasta: la pasta all'estero si chiede solo ed esclusivamente accompagnata da insalata. Gli stranieri sono convinti che in Italia si mangi in questo modo e che, soprattutto, l'insalata sia il metodo migliore per annullare la pesantezza della pasta. Tutto ciò che è carboidrato è considerato come mangiabile solo se accompagnato da insalata, pizza compresa.
  3. 3
    Il risotto è un antipasto: a cena di uno straniero non è raro trovarsi davanti, come antipasto, un piatto di risotto solitamente ai funghi. Luogo comune all'estero è che il risotto sia un antipasto a cui segue necessariamente un main course, composto di carne e verdure varie.
  4. 4
    Chicken carbonara è una specialità italiana: di tradizione americana, questa inesistente pasta italiana viene spacciata (anche nei locali italiani all'estero, attenzione) come specialità della cucina del nostro Paese. Solitamente condita con abbondante panna, abbondante parmigiano, pollo lessato o alla griglia, pepe e persino piselli, è anche uno dei piatti che gli stranieri, se interpellati nei loro Paesi d'origine, prediligono di più.
  5. 5
    Chicken parmigiana: è ancora una volta qualcosa che in Italia non esiste ma che, a quanto pare, all'estero sono convinti sia uno dei piatti nazionali. Si compone di una cotoletta fritta e inzuppata letteralmente nella passata di pomodoro quindi appoggiata su un piatto di pasta scondita e ricoperta di parmigiano o formaggio grattato. Servita principalmente nei ristoranti e nei punti ristoro che cercano di replicare, malamente, la cucina del nostro Paese e, ahinoi, riescono anche a fare successo e soldi.
  6. 6
    Le fettuccine Alfredo sono tipiche e tradizionali: inventate a Roma da Alfredo Di Lelio, solo nella teoria sono italiane ma qui da noi si conoscono al massimo come burro e parmigiano e di certo non hanno preso piede nei ristoranti del nostro Paese. All'estero vanno per la maggiore, vengono decantate come piatto tipico della gastronomia italiana e, possibilmente, anche simbolo del nostro modo di mangiare.
  7. 7
    La pepperoni pizza è la pizza più famosa in Italia: il grande mistero della cucina italiana all'estero è questa pizza dal nome strano, la pepperoni pizza, che per gli italiani equivale a qualcosa di simile ad una pizza con i peperoni mentre per gli anglofoni è pizza con il salame. Confusione massima quando si scopre, al ristorante, che in Italia la pizza pepperoni non è pizza al salame, facce sconsolate e desolate.
  8. 8
    La pasta è difficile da cuocere: nonostante si trovi dell'ottima pasta praticamente ovunque ormai, sono sempre moltissimi gli stranieri che non sanno come prepararla e, se non si buttano sulla precotta, finiscono per condirla direttamente nell'acqua di cottura, la (s)cuociono in poca acqua oppure la lasciano cruda perché hanno preso alla lettera Gordon Ramsay e la sua pasta al dente.
  9. 9
    Le pizze con l'ananas o con la carne sono una ricercatezza: gli stranieri pensano che in Italia si mangi davvero pizza con sopra l'ananas e il prosciutto o con la carne (polpette, pollo, etc) e se si rendono conto che si tratta di una tradizione che non esiste, non se ne curano troppo continuando a credere alla bontà e alle delizia di queste pizze con sopra ingredienti di tutti i tipi.
  10. 10
    La pasta alla carbonara si fa con la panna o con la crème fraiche: Non solo lo straniero non sa che in Italia la crème fraiche è un prodotto mitologico ma addirittura lo stesso straniero crede che la vera carbonara se non è fatta con formaggi liquidi e grassi non è autentica. In molti casi provare il contrario non è sufficiente perché la carbonara, per gli stranieri, è solo quella con la panna o la crème fraiche e la versione autentica è, non necessariamente in questo ordine, asciutta o troppo liquida, senza sapore o troppo saporita per via della pancetta.
  11. http://www.agrodolce.it/2014/01/28/dieci-bugie-sulla-cucina-italiana-estero/