domenica 23 giugno 2013

Dateci un pomodoro e vi faremo le scarpe

La bioplastica si trova al punto in cui era la plastica cinquant'anni fa. Ne sappiamo abbastanza per essere verdi. Cardi, funghi, granturco, castagne o alghe per produrre bottiglie, giocattoli, spazzolini da denti e, un giorno, perfino un'auto (naturalmente elettrica). La chimica verde sostituirà sempre di più il petrolio per realizzare materie artificiali, ma anche sostanze usate in cosmetica e farmacologia. E l'Italia è all'avanguardia 

Dai pomodori che non sanno più di plastica alla plastica che sa di pomodoro. La strada che porta a un futuro sostenibile non passa solo attraverso una profonda trasformazione dell'agricoltura, ma anche dalla rivoluzione della chimica. E dunque addio alle vecchie sostanze plastiche derivate dal petrolio e largo alle materie prime di origine vegetale, possibilmente non utilizzate per scopi alimentari, come le bucce dei San Marzano usate dai ricercatori dell'Ictp-Cnr di Pozzuoli per ottenere un film biodegradabile, biocompatibile e non tossico da utilizzare per le pacciamature, cioè il processo di protezione e aiuto alla crescita delle piante attuato nella fase più delicata dello sviluppo con alcuni strati di plastica stesi al suolo.

Può sembrare un dettaglio da addetti ai lavori, ma al mondo vengono usate ogni anno circa 700 mila tonnellate di plastiche pacciamanti. Il loro destino è quello di un difficile riciclo, in quanto contaminate da terra sostanze organiche, o di finire nel terreno, compromettendo la fertilità del suolo. Il brevetto messo a punto dai ricercatori guidati da Mario Malinconico non ha però solo il vantaggio di essere composto da sostanze organiche. Può essere utilizzato anche sotto forma di spray e non ha bisogno di essere rimosso, funzionando anzi da ammendante del suolo.

"Le bioplastiche sono un affascinante orizzonte dell'innovazione orientata alla sostenibilità - spiega Ezio Riggi, il ricercatore del Cnr - La sinergia fra un caleidoscopio di competenze scientifiche, 
le imprese orientate alla responsabilità ambientale e la lungimiranza della politica possono rispondere alla crescente domanda di prodotti di qualità ad impatto sempre più prossimo allo zero". Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, insignita nel 2007 del premio di "inventore europeo dell'anno", rilancia: "Con la chimica verde dobbiamo sconfiggere il vecchio modello di sviluppo dissipativo: dissipazione di energia, materie prime e risorse umane". L'azienda italiana risorta come un'araba fenice dalle ceneri della vecchia Montedison è oggi uno dei leader mondiali nella produzione di plastiche di origine vegetale grazie in particolare al brevetto del Mater-bi, materiale biodegradabile e compostabile contenente amido di mais e oli vegetali che sta conquistando i mercati. A fari spenti e senza grandi clamori, la chimica è tra i settori che hanno fatto forse i maggiori passi avanti verso una riconversione in chiave ambientale. In un futuro non troppo lontano sarà in grado di mettere a disposizione della nostra vita quotidiana un campionario sempre più vasto di oggetti realizzati con plastica derivata da materie prime rinnovabili. Non solo sacchetti, ma anche scarpe, giocattoli, spazzolini da denti, parti di automobile, contenitori e molto altro ancora. Un successo che parla spesso italiano grazie ai semi gettati dalle intuizioni di quel controverso personaggio che era Raul Gardini, "il contadino" prestato alla chimica. Novamont è infatti la punta di movimento vasto e diffuso. Secondo i dati Unioncamere, il 41 per cento delle imprese della chimica e della chimica-farmaceutica in Italia, vale a dire ben 2500 aziende, sono in qualche misura "eco".

L'esperienza forse più interessante è quella inaugurata in Sardegna. Racconta una leggenda tedesca che in un luogo dove era stato commesso un omicidio cresceva ogni giorno un cardo dalla forma che ricordava una persona. Qualcosa di simile sta accadendo a Porto Torres: lì dove la crisi ha ucciso uno dei poli chimici più importanti del Paese, di cardi ne stanno nascendo interi campi. Sono le piante che serviranno ad alimentare il nuovo impianto di Matrica, una joint venture tra Eni-Versalis e Novamont per la produzione di bioplastiche. Questa pianta rustica, che cresce anche su terreni marginali o da bonificare, ha pretese modeste. Si accontenta dell'acqua piovana e non ha bisogno di fertilizzanti o fitofarmaci. Non inquina, dunque, e non sottrae né risorse idriche né zone fertili all'agricoltura. Questo è un punto chiave, dato che al momento il mais è probabilmente la materia prima vegetale più collaudata della chimica verde. Anche l'Apinat, per esempio, un altro brevetto di bioplastica italiana dalle molteplici applicazioni (dagli spazzolini da denti alle suole delle scarpe), è basato sul granturco. Allo stesso modo un'altra pianta dal grande valore nutritivo, la canna da zucchero, è al centro degli sforzi per rendere bio il Pet, il polietilene tereftalato con cui vengono fabbricate le bottiglie.

Dopo il primo incoraggiante successo delle bioplastiche da pacciamatura con i pomodori, la sfida del futuro è quindi quella di attingere a ciò che resta della lavorazione di viti, alghe, agrumi, castagne e prodotti della pesca. Tutti materiali che al momento rappresentano un costo di smaltimento e che invece possono diventare ingredienti base di varie sostanze chimiche usate anche nella cosmetica e nella farmacologia. "Se dovessi fare il nome di una pianta di cui sentiremo parlare in futuro è la brassica carinata, il cavolo abissino: possiede un pannello proteico dalle qualità fumiganti e si sta lavorando per ricavarne un potente bio-erbicida", spiega Catia Bastioli.

Ma la novità forse più suggestiva arriva dagli Stati Uniti. L'azienda Ecovativedesign ha brevettato un sistema che permette di realizzare sostanze simili al polistirolo e alle schiume plastiche attraverso la coltura di funghi. Le spore vengono fatte crescere direttamente su scarti vegetali in stampi della forma desiderata. Nel giro di una settimana, senza bisogno di acqua, luce o sostanze chimiche, l'intreccio dei miceli produce una speciale plastica sostenibile. Per il momento sono in vendita i primi contenitori (per esempio dei gusci salva bottiglie), ma alla Ecovativedesign promettono l'imminente lancio di materiali per l'edilizia e le carrozzerie auto. Chissà, forse saranno pronti per lo sbarco in grande stile della macchina elettrica. 

sabato 22 giugno 2013

Falso farmaco per bambini: Nas, non usate Ozopulmin

(ANSA) - ROMA, 19 GIU - Controllate e non usate Ozopulmin, un farmaco in supposte per la tosse usato soprattutto per i bambini ma anche per gli adulti. E' l'appello che arriva dal vicecomandante dei Nas, Antonio Diomeda, durante la conferenza stampa sull'operazione che ha portato all'arresto di tre dirigenti della casa farmaceutica Geymonat per avere messo in commercio tre lotti, pari a 35 mila confezioni, di questo prodotto con un principio attivo falso ed inefficace. (ANSA).

Da agrumi protezione naturale per il cuore Anche ottimi antiossidanti

Da agrumi protezione naturale per il cuoreDa agrumi protezione naturale per il cuore
PISA - Gli agrumi offrono una protezione naturale per il cuore. E' quanto dimostrato da uno studio condotto da un gruppo di ricerca del dipartimento di farmacia dell'Università di Pisa, pubblicato sulla rivista scientifica 'Biochemical Pharmacology'.

Gli studiosi pisani, spiega lo stesso Ateneo in una nota, hanno evidenziato che la naringenina - un flavonoide di cui sono particolarmente ricchi i frutti del genere Citrus, quali arancia, limone e pompelmo - oltre alla tipica azione antiossidante, ha significative proprietà cardioprotettive nei confronti del danno ischemico, con un meccanismo d'azione specifico che risiede nell'interazione con una proteina (in particolare un canale ionico) localizzata a livello dei mitocondri cardiaci.

Molti studi epidemiologici, si precisa, avevano già mostrato che il consumo abituale di frutta e verdura, alimenti ricchi di flavonoidi, riduce l'insorgenza di patologie cardiovascolari. La maggior parte delle ricerche sperimentali - si osserva ancora - si limitavano, tuttavia, a sottolineare le ben note proprietà antiossidanti dei flavonoidi, che da sole non sono sufficienti a giustificare gli effetti di questa importante classe di composti naturali.

''Anche se finora gli studi sono stati condotti solo su modelli sperimentali - hanno precisato Vincenzo Calderone e Lara Testai, i due ricercatori autori della ricerca - questa scoperta potrebbe avere un concreto impatto nutraceutico e farmaceutico, visto che tutt'oggi le patologie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nei Paesi industrializzati e comportano inoltre una spesa imponente per il sistema sanitario nazionale. Appare dunque molto promettente la possibilità di sviluppare appropriate formulazioni nutraceutiche a base di naringenina, che assunte costantemente come integratori dell'alimentazione possano contribuire alla riduzione del rischio cardiovascolare''.
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Salute: Italia seconda in Ue sulle intossicazioni alimentari

MILANO, 13 GIU - In Europa 40000 persone ogni anno contraggono intossicazioni alimentari, un problema che si acuisce nella stagione estiva, quando con l'arrivo del caldo i rischi aumentano. Lo segnala l'Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, secondo cui nel 2011 ci sono stati 5648 focolai di tossinfezione alimentare, rispetto ai 5276 del 2010.

L'Italia e' al secondo posto, fra gli stati europei, per numero di focolai (908) segnalati (dati EFSA, European Food Safety Authority). Si tratta di sindromi causate dall'ingestione di cibi contaminati da sostanze tossiche o microorganismi patogeni, che si manifestano con diversi sintomi (nausea, vomito, diarrea, febbre, reazioni cutanee, calo di peso, disidratazioni) e sono causate soprattutto da batteri, virus e parassiti.

Vista l'incidenza del fenomeno, gli esperti hanno analizzato cio' che mangiano piu' spesso d'estate gli italiani: formaggi freschi e gelati; in genere piatti freddi, veloci da preparare e che non richiedono cottura, come carpacci di carne e pesce crudo.

''Ma i cibi cotti sono piu' sicuri - spiega Michela Barichella, Direttore della Dietetica e Nutrizione clinica presso gli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano - perche' la maggior parte dei microrganismi e delle tossine non resiste a temperature superiori ai 60-70 gradi; grande importanza rivestono le condizioni in cui i cibi sono mantenuti durante le varie fasi di conservazione: la catena del freddo, ad esempio, previene lo sviluppo e la moltiplicazione di alcuni microrganismi''.

Secondo l'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), le principali fonti di epidemie sono causate da uova, pesci e derivati. Se negli ultimi anni sono diminuiti i casi di Salmonella, sono aumentati quelli di Escherichia Coli, legati al consumo di carne poco cotta, latte crudo e formaggi.

In bovini, pecore e capre queste tossine possono essere presenti a livello intestinale e durante mungitura e macellazione si possono contaminare sia le carni, sia il latte.

Per questo motivo l'assunzione di latte crudo, di carni crude o poco cotte, specie se macinate (ad esempio hamburger poco cotti o tartare di carne cruda) puo' provocare infezioni.

''Un' altra via di trasmissione – spiega ancora Barichella – e' rappresentata dal contatto diretto con le feci degli animali portatori; ad esempio consumando vegetali non accuratamente lavati o che siano stati contaminati da mosche''. (ANSA).

venerdì 21 giugno 2013

"Latte tossico venduto in tutta Italia": è allarme Il latte sarebbe stato contaminato con aflatossine, un fungo cancerogeno con effetti negativi sulla crescita dei bambini, e messo consapevolmente in commercio “



UDINE - Associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute. Con queste accuse, è stato arrestato il leader del Cospalat del Friuli Venezia Giulia, Renato Zampa, altre quattro persone sono state condotte agli arresti domiciliari ed uno fermato con obbligo di dimora. Infine, un'altra persone è ricercata. 
Tutti facevano parte di un'associazione che, secondo gli accertamenti dei Nas di Udine, metteva consapevolmente in commercio latte "tossico". Il prodotto, infatti, al momento della vendita, che avveniva in tutta Italia, era contaminato da aflatossine, micotossine prodotte da specie fungine considerate fra le più cancerogene esistenti e con effetti negativi sulla crescita dei bambini. In alcuni casi, inoltre, è stata certificata anche la presenza di antibiotici. 

IL CONSORZIO COSPALAT E I PRODOTTI

Il sistema era ormai "perfetto". Le analisi sul latte, infatti, sarebbero state falsificate con il ricorso ad un laboratorio compiacente, "allungando" il latte con altro latte non contaminato. Sarebbe stato inoltre utilizzato latte proveniente da allevamenti non autorizzati per produrre abusivamente formaggio Montasio Dop. 
In tutto gli indagati sono 24, di cui 17 allevatori accusati di essere consapevoli di immettere in commercio latte contaminato, su un centinaio circa di aderenti ai Cospalat. (da UdineToday)

lunedì 3 giugno 2013

Epatite A: raddoppiano i casi anche in Italia. Causa probabile: frutti di bosco congelati contaminati importati dall’Est


frutti di bosco
Il sistema di sorveglianza Seieva ha rilevato 417 casi di epatite acuta A, contro i 167 casi notificati nello stesso periodo l’anno precedente
L’epatite A, un tempo malattia endemica in Italia, da anni è in calo. L’incidenza è diminuita grazie al miglioramento delle condizioni igieniche, sanitarie e sociali e alla crescente consapevolezza del rischio connesso ad alcune abitudini come quella di consumare i frutti di mare crudi. Tuttavia, da circa vent’anni periodicamente si registrano picchi di incidenza legati a specifici fattori, come appunto il consumo di frutti di mare crudi.

Uno di questi episodi è iniziato a settembre del 2012 e ha fatto registrare un picco massimo nel trimestre febbraio-marzo-aprile di quest’anno. Il sistema di sorveglianza Seieva (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta) ha rilevato in questo periodo 417 casi di epatite A acuta, contro i 167 casi notificati nel corrispondente intervallo di tempo dell’anno precedente. Nello stesso periodo anche i sistemi di allerta europei Epidemic Intelligence di informazione per le malattie trasmesse da alimenti e acqua (Epis-Fwd) e il Centro europeo per il controllo delle malattie istituto dalla Commissione europea (Ewrs) hanno focalizzato l’attenzione su due focolai. Il primo riguarda alcuni paesi nord-europei (presumibilmente legato al consumo di frutti di bosco congelati di importazione extra-Eu); il secondo un gruppo di turisti che hanno trascorso una vacanza in Egitto. Ai primi di maggio sono stati segnalati anche alcuni casi di Epatite A tra dei turisti stranieri che avevano soggiornato in Nord Italia.

frutti bosco misti
I frutti di bosco congelati potrebbero essere all’origine dell’infezione, ma sono necessarie ulteriori indagini
Tutto ciò ha spinto nel mese di maggio le autorità sanitarie a cercare di individuare le possibili cause e circoscrivere le epidemie. «Il Ministero si è mosso tempestivamente – spiega Anna Rita Ciccaglione, direttore del reparto epatiti virali dell’Istituto Superiore di Sanità e membro del gruppo che partecipa alle indagini – convocando un gruppo multidisciplinare cui sono affidati diversi compiti: dall’individuazione della fonte dell’infezione al controllo della diffusione della malattia. I frutti di bosco congelati potrebbero essere all’origine dell’infezione, ma sono necessarie ulteriori indagini. Per quanto riguarda la parte affidata all’Istituto, il sistema di vigilanza sta funzionando bene e riceviamo aggiornamenti quotidiani che ci permettono di seguire la situazione molto da vicino. È prematuro esprimersi sul numero dei casi, anche perché l’elaborazione dei dati forniti dalle Regioni è ancora in corso».

Sotto la lente dei ricercatori c’è anche un caso particolare registrato in Trentino, con 27 contagiati nei primi 5 mesi del 2013, con un aumento significativo rispetto alle poche infezioni che si registrano normalmente nella regione. Anche qui, i primi indiziati sono i frutti di bosco congelati provenienti da altri paesi e utilizzati spesso per guarnire i dolci, ma le indagini sono ancora in corso e al momento non vi sono certezze. Sarebbe stato escluso il coinvolgimento dei frutti di bosco locali, mentre sono in corso test su prodotti provenienti da Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada.

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Per contenere i rischi è indispensabile consumare alimenti cotti e lavare accuratamente tutto ciò che si consuma crudo
Sembrerebbe trattarsi, ancora una volta, di un frutto contaminato che è sfuggito ai controlli delle filiere internazionali, come avvenuto poche settimane fa per la carne di manzo contraffatta con carne di cavallo. Tra le diverse forme patologiche questa epatite A è meno pericolosa, anche se si manifesta in forma acuta (stanchezza, febbre, disturbi gastrointestinali e ittero), ed è caratterizzata da un esito per lo più benigno e sovente asintomatico, soprattutto nei bambini. La malattia è letale nello 0,3% dei casi, valore che, se la persona colpita ha più di 50 anni, sale all’1,8%. La trasmissione è prevalentemente oro-fecale e il virus, a singolo filamento, viene ucciso dalla cottura ma non dal congelamento: da qui i sospetti anche su alimenti congelati come i frutti di bosco. Per contenere i rischi è indispensabile consumare alimenti cotti e lavare accuratamente tutto ciò che si consuma crudo.

Agnese Codignola

domenica 2 giugno 2013

Obesi cambiano spesso medico per timore di essere giudicati Ma rischio di finire in Pronto Soccorso aumenta dell'85%

(ANSA) - ROMA, 1 GIU - Le persone obese cambiano piu' spesso medico rispetto a quelle di peso normale. Il motivo che le porta a questa scelta e' il timore di venire giudicate. E' quanto emerge dai risultati di una ricerca americana, della John Hopkins University di Baltimora, pubblicata sulla rivista Obesity. In sostanza, spiegano gli studiosi, consigli sulla perdita di peso considerati inappropriati e strumenti medici non adatti a chi ha dei chili in piu' porterebbero le persone obese a fare quello che viene definito ''doctor shopping'', shopping di medici, con delle conseguenze a dir poco negative per la salute. Vi e' infatti per questi pazienti l'85 per cento in piu' di possibilita' di finire in Pronto Soccorso. Per arrivare a questa conclusione sono stati esaminate le abitudini di 20mila pazienti: e' stato riscontrato che i sovrappeso cambiavano medico il 19% in piu' rispetto a quelli di peso normale e la percentuale saliva addirittura al 37% in piu' negli obesi. Questa problematica non riguardava solo gli specialisti ma anche i medici di base: i pazienti in sovrappeso o obesi mostravano infatti la tendenza a cambiarne in media circa cinque nell'arco di due anni. ''C'e' qualcosa che non va in queste relazioni tra medico e paziente - spiega la professoressa Kimberly A. Gudzune, autrice dello studio - il vero problema e' che tutto questo compromette gravemente la salute, per questo occorre creare un ambiente in cui non si senta giudicato e venga curato al meglio''.(ANSA).
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Nuova Sars, due i nuovi casi a Firenze Nipotina di un anno e mezzo e collega del primo paziente

Un kit per il CoronavirusUn kit per il Coronavirus
ROMA -Sono due i nuovi casi di Sars confermati a Firenze: si tratta della nipotina di circa un anno e mezzo del primo paziente e di un suo collega di lavoro. Lo ha reso noto il ministero della Salute. ''Entrambi i pazienti sono ricoverati in isolamento presso strutture sanitarie di Firenze, al momento si presenta per entrambi un quadro non grave'', si legge nel comunicato del ministero che ''segue con attenzione la situazione, in contatto stretto con le autorita' sanitarie toscane''.

"E' fuori pericolo, sta bene, ha avuto un'evoluzione positiva molto rapida": queste invece le condizioni del 45enne giordano che vive a Firenze colpito per primi dalla Nuova Sars. Lo dice il professor Alessandro Bartoloni, infettivologo responsabile del reparto malattie infettive dell'azienda ospedaliera universitaria fiorentina, che lo ha in cura. L'uomo è rientrato dalla Giordania sabato su un volo Amman-Vienna-Bologna e già nel viaggio di ritorno accusava i primi sintomi. "E' rimasto a casa un giorno, poi è andato a lavorare per un giorno solo - ha spiegato l'infettivologo - e martedì si è rivolto all'ospedale". L'assessore toscano alla Salute Luigi Marroni ha sottolineato che il "sistema di sorveglianza è scattato in tempi rapidissimi" e ha aggiunto che "non c'é alcun allarme".

MINISTERO SALUTE, CONTAGIO DA STRETTO CONTATTO
Il nuovo Cononavirus si trasmette con 'stretto contatto' e per la prevenzione bastano le normali misure di igiene usate anche contro l'influenza: è il ministero della Salute a spiegarlo nella nota dove è stato confermato il primo caso in Italia. Il riconoscimento del caso è avvenuto seguendo le procedure indicate dalla Circolare che il Ministero della Salute ha diramato agli Assessorati alla Sanità delle Regioni e Province Autonome il 16 maggio scorso per aumentare il grado di attenzione nei confronti dei soggetti con febbre e sintomi respiratori importanti provenienti da aree geografiche in cui si sono verificati casi simili o che abbiano assistito un malato affetto dalla malattia, per sottoporli al test specifico.

"Si tratta di un virus - si legge nella nota - la cui trasmissione interumana sembra essere possibile quasi esclusivamente laddove si sono verificati contatti stretti e prolungati come per esempio nell'ambito di un nucleo familiare o in una corsia ospedaliera. Per quanto riguarda i viaggi internazionali e le rotte commerciali, l'Organizzazione Mondiale della Sanità non raccomanda test né altre restrizioni ai viaggiatori all'ingresso nei Paesi membri della Regione Europea". Il Ministero ha anche reso noto di monitorare attentamente la situazione in stretto raccordo con le autorità sanitarie della Regione Toscana. "Per la prevenzione delle infezioni respiratorie valgono le normali misure igieniche raccomandate per l'influenza (frequente lavaggio delle mani, coprirsi la bocca con un fazzoletto quando si starnutisce, etc.) e che informazioni in proposito sono reperibili sul sito del Ministero della Salute".
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sabato 1 giugno 2013

Arrivano gli insetti nel piatto degli europei! La valutazione del rischio dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie


Bruchi del bamboo (Crambidi) fritti - snack tipico thailandese
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha affrontato gli aspetti collegati alla sicurezza alimentare degli insetti nella dieta occidentale
Quando vedrete i partecipanti di Masterchefsfidarsi in una gara culinaria a base di insetti o sentirete uno degli innumerevoli cuochi televisivi, proporre ricette per aspiranti entomofagi, vuol dire che gli insetti sono arrivati sul piatto degli  europei. Anche se tutto ciò deve ancora succedere una cosa tuttavia deve essere chiara, non si tratta di una rivoluzione o di una nuova moda culinaria, ma di un’abitudine alimentare diffusa in molte parti del mondo dove gli insetti rappresentano da sempre un importante fonte di nutrienti, specialmente proteine. La letteratura scientifica annovera numerosi articoli che si preoccupano di definire le qualità nutrizionali e gli aspetti ecologici legati al consumo e all’allevamento delle varie specie, mentre sono pochi gli articoli relativi alla sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario. Questo perché la “sicurezza alimentare” in molti Paesi dove il consumo di insetti è diffuso è un concetto più legato alla certezza del pasto quotidiano e meno alla presenza di rischi sanitari.

Un recente lavoro pubblicato dal laboratorio di Analisi del Rischio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (1), diretto da Antonia Ricci ha tentato di affrontare la questione in un modo diverso, valutando i pericoli e i benefici per un potenziale consumatore europeo. Si è partiti dalla definizione di alimento, che dal punto di vista legislativo non prevede la necessità di contenere nutrienti, ma solo la possibilità di ingestione senza rischi. Poi si è fatta la valutazione dei benefici nutrizionali legati al consumo di insetti confrontando l’apporto proteico con altre fonti abitualmente usate in occidente, come la carne. Gli insetti in generale si presentano come valide alternative, ma è necessario analizzare le proprietà nutrizionali prendendo in considerazione le varie specie oltre a fattori ambientali e gestionali collegati alla loro dieta.

Spiedini esotici: baco da seta allo stadio di pupa
Dal punto di vista igienico-sanitario gli insetti possono essere contaminati da microrganismi e parassiti come accade agli altri alimenti di origine animale
Dal punto di vista dei pericoli igienico sanitari gli insetti non risultano dissimili dagli altri alimenti di origine animale, in quanto possono essere contaminati da microrganismi e parassiti in grado di causare problemi per l’uomo. La corretta conservazione e il trattamento di cottura prima  del consumo sono però elementi in grado di tutelare il consumatore. Anche la presenza di residui chimici va considerata, se si pensa alla cattura, mentre la presenza di contaminanti si controlla facilmente nel caso di allevamenti realizzati in ambienti e con razioni alimentari predefinite. C’è infine il problema delle eventuali reazioni allergiche, come alcuni episodi di ingestione, anche involontaria, dimostrano. In particolare si sottolinea la possibile cross reazione con allergeni simili a quelli presenti nei crostacei.

Le evidenze disponibili non dimostrano la sicurezza soluta degli insetti come categoria alimentare, anche se esiste la concreta possibilità di consumare alcune specie, come la pupa del baco da seta e le tarme della farina senza problemi. L’unica accortezza è cucinarli in modo adeguato, come avviene per decine di alimenti di origine animale abitualmente presenti nella dieta “occidentale”. La ricerca condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie si presenta come uno dei primi tentativi di raccogliere le informazioni disponibili nella letteratura scientifica, sugli aspetti igienico sanitari legati agli insetti come possibile alimento da  introdurre nella dieta europea. La strada è comune aperta, occorre porre al primo posto  il principio di precauzione (dominus indiscusso della legislazione alimentare) abbinare un’analisi epidemiologica o sperimentale sulle specie di interesse alimentare e dimostrare la salubrità degli insetti.

Carmen Losasso e Simone Belluco

Ogm: Greenpeace, a rischio grano da Usa, Italia aumenti test

(ANSA) - ROMA, 31 MAG - Le autorita' italiane dovrebbero fare test su tutto il grano importato dagli Usa, dopo la scoperta in Oregon di tracce di frumento Ogm non autorizzato nelle produzioni. Lo chiede Greenpeace, dopo che anche la Commissione Europea ha invitato i paesi membri ad alzare la guardia.

La vicenda riguarda un singolo agricoltore che ha trovato nei suoi campi grano che poi e' risultato essere di una varieta' sviluppata all'inizio degli anni 2000 da Monsanto ma il cui progetto e' stato abbandonato. Nessun indizio e' ancora stato trovato su come queste sementi siano potute arrivare nei campi, anche se uno degli Stati dove vennero testate e' proprio l'Oregon. La Commissione ha esortato ieri ad aumentare i controlli sul grano tenero bianco, che costituisce l'80% delle importazioni dagli Usa. Il Giappone, da parte sua, ha invece sospeso l'importazione di una partita da 25mila tonnellate in attesa che venga chiarita la vicenda.

''L'import di frumento USA in Italia, nella campagna approvvigionamenti 2011/2012, ammontava a oltre 360 mila tonnellate - sottlinea Greenpeace -. Vista la grave situazione e il rischio di una contaminazione diffusa e incontrollata e' necessario testare ogni nuovo import dagli Stati Uniti per scongiurare la possibilita' che ai cittadini italiani si somministrino prodotti (farine e derivati) con Ogm non autorizzati''. (ANSA).
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