martedì 30 aprile 2013

Carne di cavallo: 5% dei campioni positivi in Europa, in Italia quasi il 4%. La truffa è grande ma non c’è stato pericolo per la salute. Il parere degli esperti


leader of the herdIl primo e anche il più importante messaggio sullo scandalo della carne di cavallo è quello espresso da Tonio Borg, Commissario europeo per la salute: «I risultati confermano che si tratta di un problema di frodi alimentari e non di rischio per la salute umana». La tesi è suffragata anche dai numeri, visto che la carne di cavallo utilizzata nei prodotti alimentari a base di macinato venduti in Europa, nella maggior parte dei casi, stando alle analisi effettuate, non contiene farmaci vietati come il fenilbutazone (antinfiammatorio proibito negli alimenti destinati all’alimentazione umana). Nei prodotti in cui è stata riscontrata la presenza di questo farmaco, le concentrazioni sono così basse da non costituire un reale pericolo.

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In generale, secondo quanto reso noto dall’Unione Europea, meno del 5% degli oltre 7.000 campioni analizzati in 27 Paesi presenta tracce di carne di cavallo e meno dello 0,5% di fenilbutazone. Ma i numeri sono diversi a seconda degli Stati. La Francia è risultata la nazione con più  positività: 47 su 353, pari a circa il 13%; al secondo posto si colloca la Grecia, con 36 esami positivi su 288 (12,5%), mentre in Germania la carne di cavallo è stata trovata nel 3,3% dei campioni. In Italia,  secondo i dati forniti dal Ministero della salute,  solo 14 campioni sui 361 analizzati sono risultati positivi, con una percentuale del 3,87%. Dopo questa prima fase, il ministero ha realizzato altre 93 analisi nelle aziende risultate coinvolte riscontrando, nei loro prodotti, una percentuale molto più alta, pari al 20%. I  Lettonia, Danimarca ed Estonia la percentuale è stata di circa l’1%, mentre in Olanda i valori sono inferiori.


«In Italia – spiega Giorgio Varisco, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, che ha condotto parte degli esami – non si è mai riscontrato il fenilbutazone.  I risultati confermano l’esistenza di circuiti illegali che agiscono al di fuori delle filiere, riuscendo a volte a far entrare la carne di cavallo nei prodotti che dovrebbero contenere solo carne bovina. Tuttavia, a oggi, non ci sono concreti pericoli per la salute: non abbiamo riscontrato nessun tipo di farmaco presente nella carne di cavallo. Il problema è quindi di carattere prettamente commerciale e di etichettatura. D’altro canto, secondo la normativa europea vigente, se un ingrediente è presente in quantità inferiori al 2% non deve necessariamente essere indicato in etichetta, e questo può spingere qualche produttore a cercare di abbassare i costi con carni non conformi a quanto dichiarato. Va comunque detto che nella maggior parte dei casi, quando i test erano positivi la percentuale era ben superiore al 2%».

carne cavallo grafico
Al di là dei risultati dei laboratori, una domanda comunque resta: come mai all’improvviso si è verificata questa contraffazione che ha coinvolto tutta l’Europa? «L’origine- spiega Antonio Limone, commissario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici, che ha partecipato alle analisi sulla ricerca di farmaci vietati – è da ricercare in più fattori: la crisi e il declino delle competizioni equine che ha spinto molti maneggi a chiudere, le nuove normative imposte in Romania sul divieto di circolazione dei cavalli nelle strade e la diffusione di pratiche commerciali sempre più complesse, grazie alle quali i produttori trovano nelle triangolazioni un terreno ideale per le truffe».

«Il problema – aggiunge Limone – si ripresenterà fino a quando non sarà istituita un’anagrafe equina seria, che distingua gli animali destinati alle competizioni da quelli destinati all’alimentazione umana, sulla scorta di quella che opera a Teramo per i bovini. Bisogna inoltre, nel rispetto della normativa, regolamentare la  filiera con controlli  ancora più restrittivi per garantire al consumatore margini di frode a tolleranza zero. Il consumatore deve sempre sapere che cosa sta comprando. Può non esserci nulla di pericoloso nell’aggiunta di percentuali più o meno marcate di carne di specie diverse da quelle principali, ma chi compra ha il diritto di sapere, per evitare reazioni allergiche ma soprattutto per scegliere consapevolmente».

cavalliUn altro fatto lascia perplessi: visto che i controlli sono stati fatti a oltre un mese di distanza dai primi casi, come si può essere certi  che l’assenza di fenilbutazone e altri farmaci non dipenda dal ritiro repentino dal mercato degli animali provenienti dal circuito delle corse e che, una volta che i riflettori sul caso saranno spenti, non si torni a immettere nel circuito alimentare anche la carne di quei cavalli?

Risponde Limone «L’unico strumento oggi a disposizione, in attesa di nuove regole più efficaci, è intensificare i controlli». Ciò che però forse l’opinione pubblica si aspetta non è solo questo meritorio lavoro. È anche e soprattutto il fatto che le autorità sanitarie europee e nazionali riescano a trarre una lezione utile dall’ennesimo scandalo, ponendo il cittadino al centro del loro lavoro e dotando finalmente le autorità di controllo di strumenti più adeguati.

Agnese Codignola
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Foto: Photos.com, Lemonde.fr

Mais e soia ogm spacciati per bio, scoperta nuova truffa alimentare


Ancora una truffa alimentare che mette a rischio la salute dei consumatori: mais e soia ogm spacciati per prodotti biologici. La frode è stata scoperta durante l'operazione "Green War" messa in campo da Guardia di Finanza e Ispettorato Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole che hanno sequestrato in diverse Regioni (Marche, Emilia Romagna, Sardegna, Molise e Abruzzo) 1.500 tonnellate di mais proveniente dall’Ucraina, falsamente certificato come bio, e 30 tonnellate di soia indiana contaminata con pesticidi.
Le merci venivano sdoganate a Malta da una società gestita da italiani e poi introdotte nel territorio nazionale.
“Esprimo tutto il mio apprezzamento per l’operazione congiunta condotta dall’Ispettorato Centrale della Tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pesaro – ha commentato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania - Le sinergie che si sviluppano da tali forme di collaborazione assicurano, ancora una volta, la più ampia tutela del consumatore e degli operatori e la difesa dell’interno comparto agroalimentare. Deve essere una assoluta priorità contrastare tali fenomeni di illegalità che vanno a minare un settore fondamentale per l’economia del nostro Paese”.
L’operazione ha portato a numerose perquisizioni a carico di operatori del settore dei prodotti da agricoltura biologica che importavano da Paesi terzi limitrofi all’UE (Moldavia e Ucraina) granaglie destinate al comparto zootecnico e, in taluni casi, all’alimentazione umana (in particolare, soia, mais, grano tenero e lino) falsamente certificate come ‘bio’ ma in realtà non conforme alla normativa comunitaria e nazionale. In alcuni casi, le produzioni agricole certificate come biologiche erano di fatto ottenute con elevato contenuto di Organismi geneticamente modificati o contaminate da agenti chimici vietati nell’agricoltura biologica.
Le società nazionali che avevano la gestione finanziaria e il controllo di aziende operanti in Moldavia e Ucraina, per sottrarsi al sistema di controlli, sdoganavano le merci a Malta, presso una società gestita da personale italiano, per poi destinarle in Italia. In un’occasione, i prodotti agricoli hanno viaggiato  su gomma e sono  transitati presso la dogana di Trieste-Fernetti. Le persone indagate sono 23 e una decina sono le società coinvolte.
Coldiretti punta il dito contro il ritardo accumulato nel rendere obbligatoria l’indicazione di origine sugli alimenti che ha favorito il boom delle importazioni di prodotti biologici con aumenti a due cifre negli ultimi anni e il moltiplicarsi di truffe a danno dei produttori biologici italiani e dei consumatori. "Un maxisequestro che – sottolinea la Coldiretti - ha consentito di togliere dal mercato prodotti base che altrimenti sarebbero finiti in alimenti per i quali si è registrato nel 2012 una grande aumento record dei consumi in Italia come biscotti, dolciumi e snack (+22,9%) e pasta, riso e sostituti del pane (+8,9%). Una truffa che colpisce anche i piu’ piccoli se si considera che negli ultimi dieci anni sono raddoppiati i pasti biologici serviti nelle mense scolastiche, toccando quota 1,2 milioni".
"Di fronte al ripetersi di frodi che riguardano l’importazione di prodotti falsamente biologici è necessario – sottolinea la Coldiretti – che sia facilmente riconoscibile in etichetta la produzione ottenuta con materia prima e standard nazionali, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato". In attesa che questo avvenga il consiglio della Coldiretti è quello di acquistare i prodotti biologici direttamente nelle aziende, nelle botteghe e nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica che garantiscono l’origine nazionale degli alimenti in vendita.
Anche la Cia-Confederazione italiana agricoltori, plaude al maxi-sequestro di stamattina visto che, a dispetto della crisi, il biologico continua a crescere costantemente in termini di consumi e fatturato e proprio per questo diventa sempre più spesso bersaglio di frodi e sofisticazioni alimentari.

Sanita':ministero,non in Italia integratori legali con Dmaa E' sostanza vietata simile ad anfetamine


(ANSA) - ROMA, 24 APR - ''Non sono disponibili sui canali ordinari del mercato italiano prodotti legalmente commercializzati contenenti DMAA''. Lo precisa il ministero della Salute a seguito di notizie apparse sugli organi d'informazione in merito alla commercializzazione di integratori contenenti la dimetil-amil-amina (DMAA), sostanza anfetamino-simile.

L'immissione in commercio di tutti gli integratori in Italia, sottolinea il ministero in una nota, e' soggetta all'obbligo di notifica dell'etichetta al Ministero della salute, attraverso l'esame della quale viene fatta una valutazione dell'idoneita' del prodotto caso per caso. All'occorrenza, viene anche richiesto alle Imprese di presentare specifica documentazione che ne attesti la conformita' alla normativa vigente. ''La DMAA, valutata negativamente dagli esperti della Commissione Unica per la Dietetica e la Nutrizione (CUDN), sulla base dei dati della letteratura scientifica e anche a seguito di apposite indagini analitiche - afferma il ministero - non rientra nella naturale composizione dell'olio di geranio, contrariamente a quanto affermato. Conseguentemente, la presenza della sostanza in prodotti con costituenti naturali deriva da una aggiunta fraudolenta''.

Il Ministero della salute, a seguito delle valutazioni della CUDN ha da tempo vietato l'uso della sostanza negli integratori alimentari. Di conseguenza ''non sono disponibili sui canali ordinari del mercato italiano prodotti legalmente commercializzati contenenti DMAA''.

Il Ministero della salute, considerando l'esigenza di rendere piu' efficaci i controlli anche sui nuovi canali distributivi, ad esempio internet, ha da tempo avviato un protocollo di intesa con l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e il Comando Carabinieri per la tutela della salute (NAS) per intensificare la lotta alla contraffazione di prodotti presentati come 'naturali', ma contenenti in realta' sostanze non ammesse e quindi illegali. (ANSA).
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domenica 28 aprile 2013

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Il pesce burro e il ruvetto possono provocare disturbi gastrointestinali: tutto quello che c’è da sapere per evitare la dissenteria


Lepidocybium flavobrunneum (Butterfish)Sono pesci dalle carni morbide e gustose, tanto da essere stati battezzati in lingua inglesebutterfish, “pesce burro”, e olifish, “pesce olio”.
Ma c’è un piccolo problema, contengono grassi non digeribili (simili a quelli di alcuni prodotti dimagranti), che possono causare disturbi gastrointestinali acuti, spiacevoli e potenzialmente pericolosi, soprattutto nelle donne in gravidanza o in chi soffre di disturbi all’apparato digestivo. Tali effetti sono stati segnalati già nel 2004 e pubblicati nella valutazione scientifica pronunciata da un panel di esperti dell’Efsa.
La questione interessa pesci della famiglia dei Gempilidi, come il Lepidocybium flavobrunneum, da noi chiamato escolar e venduto talvolta come “tonno bianco”, e il Ruvettus pretiosus, in italiano ruvetto, rovetto chiamato  “pesce raspa” in alcune regioni.

Ruvettus pretiosus (Oilfish)Per questo motivo, diversi Paesi, tra cui il Giappone, hanno deciso di limitarne il consumo e di rendere obbligatoria la segnalazione dei potenziali rischi. In Australia, ad esempio, si è valutato che oltre il 45% delle persone che consuma Gempilidi può avere disturbi e il governo locale ha pubblicato alcuni leaflet per mettere in guardia i consumatori.

«In Italia si è deciso di ammetterne il commercio – osserva Valentina Tepedino veterinaria e direttore della rivista Eurofishmarket- proprio perché si tratta di un prodotto apprezzato dal mercato per le sue carni bianche e saporite». Resta però l’obbligo  segnalare che il pesce può avere effetti lassativi e di suggerirne un consumo non eccessivo, un po’ come avviene con alcuni dolcificanti a base di polialcoli.
Secondo il Regolamento CE n. 2074/2005 recante modifica ai Reg CE n. 853/2004 e n. 854/2004), «i prodotti della pesca freschi, preparati e trasformati appartenenti alla famiglia Gempylidaein particolareRuvettus pretiosus e Lepidocybium flavobrunneum, possono essere immessi sul mercato soltanto in forma di prodotti confezionati o imballati e devono essere opportunamente etichettati al fine di informare iconsumatori sulle modalità di preparazione o cottura e sul rischio connesso alla presenza di sostanze con effetti gastrointestinali avversi. Sull’etichetta il nome scientifico deve figurare accanto a quello comune».
butterfish filetto

«Al momento è quasi impossibile trovare ricerche scientifiche su queste sostanze dotate di effetti lassativi presenti nelle due specie ittiche», prosegue Tepedino; «ed è anche difficile avere chiare indicazioni sulla migliore modalità di cottura». Possiamo ipotizzare che una cottura che elimini almeno parte del grasso, come quella alla griglia, sia la soluzione migliore e che il consumo a crudo sia da evitare o quanto meno da limitare.

C’è però un altro problema: le avvertenze richieste dalle normative sono destinate al consumatore finale, «e secondo la legge il ristoratore potrebbe essere considerato tale» osserva Tepedino. «Da una parte il gestore del locale è tenuto a rispettare la norma seguendo le corrette modalità di cottura; dall’altro non sembra tenuto a precisare nel menù le caratteristiche lassative di questi prodotti». Vuol dire che questi pesci possono essere serviti “senza indicazioni particolari” ai clienti di un ristorante o, peggio ancora, che possono essere serviti crudi ai clienti di un sushi bar.

escolar trancioNon è da escludere che ciò avvenga davvero, visto che l’escolar si trova in vendita on line, in siti che riforniscono proprio ristoranti e sushi bar.Nipponia, ad esempio, vende filetti di escolar di provenienza vietnamita e riporta le avvertenze indicando la quantità limite di 150 grammi, mentre la versione in italiano del sito spagnolo Ancaviconon riporta alcuna avvertenza.
Quanto al ruvetto, è possibile pescarlo nei nostri mari, in particolare nello Jonio, e on line si trovano perfino ricette per cucinarlo. Inoltre, come noi de Il Fatto Alimentare abbiamo già segnalato, questi pesci vengano commercializzati con l’equivoco nome di altre specie pregiate, come quello di “tonno bianco”.
Forse si tratta di un problema marginale rispetto ad altri legati al mondo ittico, ma sarebbe opportuno un intervento normativo.

Paola Emilia Cicerone
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Foto: Photos.com, US Food & Drugs Administration, Nipponia, Ancavico

Red bull perde le ali. Stop alla pubblicità che incoraggia comportamenti pericolosi e basta con il coinvolgimento dei bambini


redbull-mette-aliRed Bull ha perso le ali e non potrà più trasmettere spot pubblicitari che vantino virtù improbabili e immagini che incoraggino comportamenti pericolosi. La società ha accettato di cambiare i testi e i filmati di molte promozioni in seguito ad un accordo stipulato con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il testo del provvedimento dice che i prossimi spot della bibita non potranno usare parole forti negli slogan, non dovranno proporre modelli impossibili e immagini studiate ad hoc per vantare la capacità della bevanda di “mettere le ali”. La decisione è stata estesa anche alla versione senza zucchero “Red Bull Sugarfree”.

La decisione risponde agli allarmi lanciati dalla comunità scientifica italiana e internazionale sui rischi legati all’abitudine molto diffusa tra i giovani di miscelare energy drink e alcol, considerata una concausa di alcuni incidenti mortali registrati negli USA. In Italia il dossier è firmato dal Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute che evidenzia i rischi del consumo di Red Bull abbinato alle bevande alcoliche (un argomento  trattato più volte da Il Fatto Alimentare). Piuttosto che subire una probabile condanna per pubblicità ingannevole, Red Bull ha accettato di rivoluzionare il modello pubblicitario e di cambiare sia testi sia le  immagini.

Non è la prima volta che Red Bull vienesanzionata dall’Autority. Nel marzo 2009 l’azienda ha pagato una sanzione di 80.000 euro perché invitava a consumare la bevanda per vincere la stanchezza, e in particolare la sonnolenza durante la guida.

L’ultima decisione dell’autorità prevede che siano eliminate dalla pubblicità e dal sito (a partire dal 31 marzo) le frasi riferite alla capacità del Red Bull di neutralizzare gli effetti dell’alcol. Si potrà fare riferimento solo al consumo della bibita pura, che comunque nel sito continua ad essere presentata come un prodotto che aiuta “a migliorare la concentrazione”, “a incrementare l’attenzione” e “a ridurre stanchezza e fatica” (1).
Il sito inoltre dovrà  riportare un avviso che evidenzia l’elevato tenore di caffeina, sconsigliando il consumo alle donne in gravidanza e durante l’allattamento.

redbull-sugarfreeMa l’elemento di novità riguarda l’eliminazione di tutti i messaggi , le parole e le immagini rivolti più o meno direttamente a bambini e giovanissimi,  che possono suggerire comportamenti pericolosi, come l’uso nelle pubblicità di termini quali “schianto”, “incidente”, “kamikaze” e simili.

Anche i filmati e le frasi riferite ai giovanissimi sono state tolte dal sito e quando si parla dell’utilizzo “durante lo studio” , si deve fare riferimento a studenti universitari. L’azienda non potrà inoltre utilizzare spot con cartoni animati, e diffondere messaggi in programmi televisivi o film destinati ai più piccoli. Inoltre è stata vietata la distribuzione gratuita di Red Bull ai minorenni o in prossimità di scuole.

Il Fatto Alimentare da anni segnala le scorrettezze dei messaggi e plaude alle decisione dell’Antitrust. Purtroppo il cambiamento di strategia pubblicitaria imposto a Red Bull è stato ripreso poco dai media. Molti giornali preferiscono evitare notizie scomode che potrebbero precludere la possibilità di ospitare le nuove campagne pubblicitarie programmate per la bibita.

venerdì 26 aprile 2013

Salute: dai peperoncini possibile aiuto per curare emicrania



(ANSA)- ROMA, 24 APR - I peperoncini piccanti potrebbero essere d'aiuto nella cura dell'emicrania. Ad affermarlo e' la societa' internazionale di biotecnologie Amgen, che con i suoi ricercatori ha evidenziato l'esistenza di un link tra il modo in cui la pelle reagisce al contatto con olio piccante e cio' che accade nel cervello quando si verificano episodi di emicrania.

In sostanza- e' stato rilevato- in presenza di olio piccante, che rilascia una sostanza chiamata capsaicina, la pelle produce i peptidi calcitonina gene correlati (Cgrp), dei vasodilatatori che intervengono sul sistema nervoso trasmettendo il dolore.

Questi stessi peptidi vengono rilasciati anche durante l'emicrania e bloccandoli con l'ausilio di un farmaco si potrebbe fermare la trasmissione dell'impulso del dolore da nervo a nervo. Sulla pelle l'iniezione del farmaco ha gia' dato buoni risultati, impedendo il rilascio di peptidi calcitonina gene correlati e quindi diminuendo la sofferenza da parte dei pazienti. "Sembra normale ma non e' poco- conclude Rob Lenz, che guida la ricerca- i primi esperimenti ci dicono gia' che questo farmaco e' ben tollerato dal nostro corpo e si e' dimostrato efficace, dandoci buone speranze anche per la cura dell'emicrania". (ANSA).
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Salute: grandi chef bocciati, fanno mangiare troppo grasso Nutrizionisti, solo 13% usa ingredienti per creare pasti sani


(ANSA) - ROMA, 24 APR - Spesso intrattabili, con caratteracci, o iperfantasiosi, i grandi chef, molti dei quali stelle anche della tv, finiscono ora sotto accusa nel Regno Unito: i loro menu' incoraggiano infatti la gente a mangiare cibi e piatti grassi. Un gruppo di nutrizionisti ha testato oltre 900 ricette di 26 chef stellati, scoprendo che l'87% non rispetta le raccomandazioni del governo per una cucina salutare.

Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista 'Food and Public Health', i ricercatori dell'universita' di Coventry hanno scoperto che solo il 13% usa ingredienti per creare pasti sani, in linea con le indicazioni della Food Standards Agency's (Fsa), l'ente governativo britannico per la ricerca sulla sicurezza alimentare. Molte delle ricette dei grandi chef, pubblicate sui libri di cucina, contengono livelli eccessivi di acidi grassi saturi, zuccheri e sale, che sono collegati a obesita', diabete e malattie cardiache. Circa il 92% degli chef che compaiono in tv, e osservati nello studio, hanno almeno una ricetta con acidi grassi saturi oltre i limiti giornalieri raccomandati. Un loro pasto contiene 5 volte le quantita' raccomandate, mentre la meta' degli chef ha ricette con ammontare di sale superiore ai 6 grammi giornalieri suggeriti.(ANSA).
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mercoledì 24 aprile 2013

Fermi tutti: l’elezione di Napolitano è anti costituzionale. Ecco il documento che lo dimostra.


Fermi tutti: l’elezione di Napolitano è anti costituzionale. Ecco il documento che lo dimostra.



Perché la sua rielezione è palesemente anticostituzionale.
 Così viene evidenziato a pagina 6 del documento, in cui – testuale – 
“il presidente mette ai voti il seguente emendamento aggiuntivo: 
«e (il Presidente della Repubblica, ndr) non è rieleggibile». 
L’emendamento “è approvato”. Ergo: il Napolitano bis non s'aveva da 
fare perchè non si poteva fare.
Napolitano&Co., invece, hanno stracciato la Carta Costituente, 
disonorato la memoria dei Padri Fondatori e raccontato un’enormità 
di balle agli italiani.
Ma se ci fosse qualche volontario pronto a impugnare la Carta di 
fronte alla legge se ne potrebbero vedere delle belle…
Benchè nella successiva discussione dell'Assemblea Costituente
 non si fece più alcun riferimento alla non rieleggibilità del Presidente,
 tanto che la Costituzione a riguardo lascia aperta ogni interpretazione,
 sia Napolitano stesso che Ciampi si sono espressi negativamente 
sul secondo mandato presidenziale. Perchè? Ovvio, ancora una volta 
bisogna sottolineare che andrebbe contro i dettami costituzionali.
Napolitano precisò infatti che "i padri costituenti concepirono il ruolo
 del presidente della Repubblica sulla misura dei sette anni, infatti
 non è un caso che nessun presidente della Repubblica abbia fatto un secondo mandato". 
Prima di lui fu Carlo Azeglio Ciampi a chiarire che "il rinnovo di un mandato lungo, 
quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie 
della forma repubblicana del nostro Stato."
Basta questo a dichiarare incostituzionale il Napolitano bis o
 vogliamo continuare a farci prendere per i fondelli? 

Clicca qui e leggi e leggi il documento
Notizie Italia
Scritto da Andrea Succi
Mercoledì 24 Aprile 2013 15:26

lunedì 22 aprile 2013

Amici di Fabio Tira


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Coldiretti chiede nomi 93 prodotti adulterati



ROMA - ''E' necessario rendere pubblici i nomi dei 93 prodotti (sui 454 esaminati) risultati positivi per presenza di carne equina superiore all' 1 per cento non dichiarata per fare davvero chiarezza su uno scandalo senza precedenti che ha truffato circa 30 milioni di consumatori che acquistano piatti pronti, danneggiato le ditte che si sono comportate correttamente e distrutto il mercato della carne di cavallo in Italia''. E' quanto chiede il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che ''non si deve archiviare sbrigativamente un inganno globale che ha colpito un prodotto sui cinque esaminati grazie all'attivita' dei Nas dei Carabinieri''.

''Occorre fare immediatamente chiarezza sulle cause e i colpevoli per eliminare tutti i prodotti a rischio dal mercato, ma anche - sottolinea Marini - per prendere le precauzioni necessarie affinche' questa situazione non si ripeta mai piu' per la carne e per tutti gli altri prodotti alimentari. Una responsabilita' che riguarda anche le Autorita' pubbliche a livello nazionale e comunitario che - sostiene il presidente della Coldiretti - ora devono recuperare il tempo perduto con interventi strutturali come l'obbligo di indicare la provenienza e il percorso degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe''.
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martedì 16 aprile 2013

Nasce l’Unione cuochi italiani Nuovo sindacato di categoria



Alcuni professionisti si sono riuniti per dare vita ad un sindacato di categoria che si discosta dalle tante associazioni. L’obiettivo è tutelare maggiormente i cuochi italiani in un momento di difficoltà per il settore

Unione cuochi italiani. È questo il nome del nuovo sindacato di categoria dei cuochi. E da oggi è ufficiale anche la composizione del direttivo, che vede al vertice i tre fondatori dell’associazione: Luca Mora come presidente, Emanuele Esposito in qualità di vice presidente e Fabio Tira nel ruolo di segretario generale. I consiglieri sono Marco Medaglia, Riccardo Ghironi, Rosanna Marziale, Annamaria Vittoria Imperatrice, Walter De Lucia, Giorgio Aruanno e Francesco Iannuzzi.

Tutte persone di provata esperienza e di onestà, il cui primo dovere è quello di tutelare la categoria in tutte le sedi. Lo statuto è già online sulla pagina Facebook e nei prossimi giorni sarà attivato anche il sito web ufficiale (www.cuochiassociati.it).



«Viviamo in un periodo non certo facile per il nostro Paese», osserva Emanuele Esposito, general manager de Il Villaggio di Jeddah (Arabia Saudita) e fondatore dell’Unione cuochi italiani. La scelta di creare un sindacato è frutto di tutta una serie di problemi che la categoria ogni giorno deve affrontare senza nessuno che ne prenda le difese. Per anni siamo stati al palo. Troppe associazioni, troppe divisioni che non hanno prodotto nulla. Il direttivo del sindacato si adopererà in maniera efficace e con determinazione realizzando i punti fondamentali del nostro programma che sono all’Art. 4 dello statuto. E non è un caso che abbiamo deciso di inserire il programma nello statuto...».

«Da oggi nasce una nuova era - aggiunge Esposito - non vogliamo essere accanto a tutti i colleghi, non siamo un’associazione che regala targhe, noi vogliamo batterci per regalare una vita dignitosa, siamo professionisti e tali desideriamo essere considerati».

«Tutti coloro che condividono i principi fondamentali dell’associazione - conclude Esposito - sono chiamati a farne parte attivamente, il sindacato non è il direttivo ma la categoria, l’unione fa la forza e da soli non possiamo decidere e incidere, ora un punto di riferimento c’è: noi siamo il mezzo e non la strada, ora tocca a voi credere nel futuro. Che la storia abbia inizio!».

Per tutti coloro che volessero iscriversi basta inviare una mail a unionecuochi@gmail.com, un incaricato vi risponderà fornendovi tutte le indicazioni.

sabato 13 aprile 2013

Ogni giorno mangiamo alimenti che contengono ingredienti tossici: i 10 ingredienti più tossici presenti nel settore alimentare

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Ogni giorno mangiamo alimenti che contengono ingredienti tossici: i 10 ingredienti più tossici presenti nel settore alimentare

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Per la durata e la conservazione dei cibi industriali generalmente vengono utilizzati conservanti e agenti sintetici per ritardare e inibire, appunto, la crescita di funghi e muffe. Queste sostanze però una volta liberate nel corpo privano di ossigeno le cellule rubandone le sostanze nutritive e creando un ambiente favorevole per le malattie. Continui sono gli studi che vengono effettuati a riguardo di questi argomenti.
I 10 ingredienti più tossici presenti nel settore alimentare sono:
Sodio benzoato (E211)
Questo assassino furtivo si trova in quasi tutti i vasi e bottiglie, come condimento per l’insalata, sottaceti, salse, maionese, quasi tutte le bevande analcoliche e succhi di frutta, e anche in prodotti alimentari etichettati come “naturali”. Secondo uno studio del professor Peter Piper, del dipartimento di biologia molecolare e biotecnologie dell’Università di Sheffield, il sodio benzoato testato su cellule vive di lieviti distrugge aree del DNA nelle stazioni energetiche cellulari, i mitocondri.
Olio di canola
Questo olio è di derivazione vegetale ed è presente in più del 30% di tutti i prodotti. Olio di canola è in realtà una selezione dell’olio di colza e può causare enfisema e insufficienza respiratoria, che alla fine portano al cancro. L’olio di colza è inadatto all’uso alimentare a causa dell’alta concentrazione di acido erucico, che per la sua tossicità è fortemente limitato per legge, con un limite massimo tollerato del 5% nei grassi alimentari (legge comunitaria in vigore dal 1º luglio 1979, Direttiva 76/621/CEE, del 20 luglio 1976). Essendo però un olio estremamente economico, in Italia è attualmente utilizzato dalla ristorazione commerciale.
Glutammato monosodico (MSG)
La FDA permette 20 “pseudo” nomi per esso, tra cui estratto di lievito Ajinomoto autolyzed, Vetsin, MSG, gelatina, caseinato di calcio, proteina vegetale idrolizzata (HVP), proteina testurizzata, glutammato monopotassico, idrolizzato pianta Poteina (PHP) Estratto di lievito, acido glutammico, caseinato di sodio, lievito, proteine vegetali idrolizzate, Senomyx, carragenina, aromi naturali, esaltatore di sapidità, o il numero E620, E621, E622, E623, E624, E625, E627, E631, o E635 per citarne alcuni. Solo perché un prodotto dice “No MSG” non significa che non c’è! Approfondire qui.
Sodio nitrato e nitrito di sodio (nitrosammine)
E ‘usato per fertilizzanti, esplosivi, e come solvente nell’industria della pulizia a secco. Questo ingrediente mantiene le molecole di emoglobina nel sangue di trasportare l’ossigeno ai tessuti del corpo. E ‘considerato un “super-sale” (come glutammato monosodico) aggiunto a cose come hot dog, salsicce e pancetta per aumentare la durata di conservazione, colore e sapore.
Il nitrito di sodio è usato principalmente come conservante alimentare e fissativo del colore nei prodotti a base di carne. Spesso usati in combinazione con altri sali noti nella vulcanizzazione: sali di sodio nitrito e nitrato e potassio (E249). Il suo uso impedisce intossicazione batterica, specialmente botulismo.
Gli studi da parte delle autorità sanitarie degli Stati Uniti alla fine del 1970 hanno dimostrato che l’uso di nitrito di sodio come additivo alimentare provoca il cancro.
Margarina
Il corpo non può integrare gli acidi grassi trans nelle membrane, causando strutture deformative cellulari. Ricchissima di grassi vegetali idrogenati che accelerano l’invecchiamento e degenerano i tessuti.
Antischiuma
(Dimethylpolysiloxane) è una sostanza chimica industriale utilizzata in stucchi e sigillanti. Questo componente è usato soprattutto in fast food bocconcini di pollo e uova. Un derivato del petrolio, viene utilizzato come stabilizzatore in profumi, resine, vernici e prodotti chimici collegato ai tumori gastrici e danni al DNA.
Antiagglomeranti
I prodotti chimici che assorbono l’umidità. Questi vengono aggiunti al sale da tavola prodotti e alimenti in polvere. Essi sono spesso composti di fosfato, carbonato, silicato e ossido di composti contenenti alluminio. L’ alluminio è collegato alla malattia di Alzheimer ed è utilizzato anche nel vaccino contro l’influenza.
Colori artificiali
Petrolchimica olio sintetico, antigelo e ammoniaca. E’ vietato nei cosmetici, ma ancora consentito negli alimenti. Indebolisce il sistema immunitario. Causa di tumori della vescica e testicoli.
Emulsionanti
Carragenina, polisorbato 80 e oli vegetali bromurati (OLS). Di solito si trova nel latte al cioccolato, formaggio, gelato, latte in polvere e gelatina. La BVO rimane per anni nel corpo. Polisorbato 80 è anche in molti vaccini.
Dolcificanti artificiali
Aspartame, acesulfame K, sucralosio, sorbitolo, Truvia, e, naturalmente, saccarina. A causa del suo gusto dolce, questi dolcificanti chimici ingannano il corpo e producono dipendenza per lunghi periodi di tempo.
Consigliamo di acquistare consapevolmente, di alimentarsi possibilmente in modo naturale e magari di produrre più alimenti con le nostre mani.

venerdì 12 aprile 2013

Nella carne islamica scarti da macello Su 300 macellerie controllate a Milano, 220 avrebbero venduto polpa spacciata per «halal»


Milano - La crisi economica che morde indiscriminatamente tutti i settori non ha lasciato indenni neppure le macellerie islamiche.
Un'indagine condotta in città nell'ultimo anno e mezzo ha prodotto lo sconfortante risultato: due su tre non rispettano i precetti Halal. La carne «lecita» infatti richiede un rituale più lungo e complesso e dunque più costoso. Molto meglio acquistare quel che capita e se in mezzo ci sono anche animali decisamente «impuri» pazienza. Per questo ora la Halal International Authority chiede aiuto alle autorità sanitarie locali per poter tracciare i prodotti e poterli classificare «sicuri» per i consumatori che in Italia sono ormai quasi due milioni.
«Noi partiamo dal principio che non deve esserci sangue nel corpo dell'animale, perché è proprio attraverso il sangue che viene trasmessa la maggior parte delle malattie» spiega il presidente di Hia Sharif Lorenzini. E per questo, come del resto nella religione ebraica, l'animale deve essere sgozzato attraverso il taglio netto che di fatto provochi l'immediata perdita dei sensi e quindi una morte priva di sofferenza. «Se soffre l'animale contrae i muscoli e quindi trattiene il sangue. Per questo dobbiamo evitare anche che la bestia veda altre macellazione e si spaventarsi. E deve morire con un colpo netto: due o più tagli significherebbero altra sofferenza. Quindi carne non halal, non “lecita”. Lemacellazioni avvengono tuttavia nelle strutture tradizionali, cambia solo l'addetto all'uccisione che deve essere necessariamente un musulmano scrupoloso per poter rispettare tutte queste complesse prescrizioni».
Ma al momento dei controlli, 220 macellerie islamiche sulle 300 ispezionate a Milano presentavano irregolarità. In alcuni casi si è scoperto nei macinati o negli insaccaticarne «impura», vale a dire asino, maiale o altri carnivori. Oppure, attraverso banali controlli sulle bolle di accompagnamento, la presenza di carne macellata in maniera «tradizionale».
«Diciamo che tale irregolarità possono essere motivate con la crisi perché la carne halal è più costosa - prosegue Lorenzini -. E se anche fosse “lecita” magari è prossima alla scadenza e dunque per noi ugualmente proibita sotto il profilo religioso prima che sanitario. Una scelta assurda, come se un buon musulmano dovesse far caso ai cinquanta centesimi in più o in meno. Per questo chiediamo alle autorità sanitarie maggiore collaborazione per aumentare i controlli. Da parte nostra continueremo a vigilare sui commercianti stilando una lista di quelli “sicuri”. E infine lanciamo una proposta: i praticanti in Italia sono ormai un paio di milioni. Credo che la grande distribuzione potrebbe aprirsi a questo settore: sarebbe un affare anche per loro, poter offrire ai loro clienti un settore halal».

L'unione Europea contro i vini in polvere


  • Vino in polvere
Vino in polvere
Da un po’ di tempo sono in vendita diversi kit per farsi il vino in casa. Il modello è quello della birra autoprodotta, che ha riscosso e continua a riscuotere un grande successo. È facile infatti incorrere on line, nelle ferramenta o nelle rivendite agrarie, in kit di facilissimo uso per farsi la birra. Di solito si tratta di un fermentatore con gorgogliatore, un po’ di metabisolfito di potassio per disinfettare e un tubo per l’imbottigliamento. La procedura è molto semplice: si sceglie la tipologia di birra preferita, si compra il bussolotto di malto già luppolato corrispondente, lo si scioglie in acqua calda, e si mette il tutto nel fermentatore. Dopo un po’ di giorni in cui i lieviti lavorano per trasformare lo zucchero si imbottiglia con l’aggiunta di un po’ si zucchero e si aspetta che venga terminata la seconda fermentazione in bottiglia. I risultati, soprattutto all’inizio, sono spesso molto discutibili, ma in molti si appassionano e proseguono verso metodi di produzione più sofisticati, fino magari ad aprire un microbirrificio.
Con il vino le cose si fanno un po’ più complicate, perché il problema è procurarsi la materia prima: l’uva. Esistono però ancora i garagisti, che si fanno il vino a partire da piccoli appezzamenti di proprietà, o acquistando l’uva da qualche conoscente. Per saltare le tappe e rendersi la vita più facile c’è ancora chi acquista vino sfuso in cantina e se lo imbottiglia a casa, magari alla ricerca di una seconda fermentazione per dargli un po’ di brio. Tutto ciò, entro certi limiti è perfettamente legale, come è legale farsi la birra in casa per autoconsumo. Il problema è che il vino è sottoposto a una rigida legislazione a livello italiano ed europeo, perché è proprio l’Europa che legifera sulle Denominazioni di Origine in campo alimentare, compreso ovviamente il vino.
I kit per fare il vino sono facilmente rintracciabili in rete, su siti di e-commerce stranieri, che sono in grado di spedire in tutto il mondo. Il kit comprende normalmente mosto d’uva liofilizzato, la bustina dei lieviti per dare il via alla fermentazione, più una serie di altre  polveri da utilizzare per produrre il vino desiderato. L’utente finale deve solo aggiungere acqua, seguire le istruzioni, e in circa 15 giorni ha a disposizione una bevanda colorata che mi viene difficile chiamare vino, ma che così viene venduta. I kit normalmente permettono di ottenere circa 30 bottiglie. Il problema è che vengono spesso e volentieri utilizzate le denominazioni italiane per attirare gli acquirenti: Chianti, Prosecco, Lambrusco,  Valpolicella, solo per fare alcuni nomi.
Questa è una palese violazione della normativa, perché questi nomi sono legati alle denominazioni di origine, tutelati – in teoria – a livello mondiale e normati da una legislazione molto dettagliata, che ovviamente non permette la vendita di kit di vino in polvere. Ma l’italian sounding continua ad attirare, e all’esterno è visto come sinonimo di qualità, quindi viene spesso utilizzato, con danni enormi per i veri prodotti enogastronomici Made in Italy, stimati per il vino in polvere attorno ai 200 milioni di euro. Qualcosa, dopo le denunce di trasmissioni televisive e associazioni di categoria, sembra però muoversi. Il Commissario Europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos, ha infatti risposto ad un’interrogazione dell’europarlamentare italiana Marta Bizzotto sul caso. Già nei mesi scorsi aveva esortato gli stati membri a far ritirare dal mercato questi kit per il vino, ma nei giorni scorsi ha rincarato la dose. La minaccia adesso è di provvedimenti sanzionatori nei confronti delle aziende produttrici, ma anche dei siti e delle piattaforme di e-commerce che lo mettono in vendita. Speriamo solo che alle parole seguano anche i fatti.

giovedì 11 aprile 2013

MODENA: SPESA GRATIS AL SUPERMERCATO, IN CAMBIO DI LAVORO



A Modena la spesa al supermercato si fa gratis, in cambio di qualche ora di lavoro. In questo periodo in cui arrivare a fine mese è difficile e in tanti non hanno il denaro necessario per offrire un pasto completo ai figli, a Modena è nato un supermercato sociale, per i disoccupati.
In questo supermercato tutti quelli che vorranno fare la spesanon dovranno pagare con denaro, ma essere disponibili a lavorare qualche ora, almeno una volta a settimana. Il supermercato solidale verrà inaugurato a maggio e si chiama ‘Portobello’: si tratta di un emporio fatto apposta per le famiglie in difficoltà o per i disoccupati, nel quale si potrà fare la spesa gratuitamente.
L’idea di un supermercato solidale nasce, osserva Angelo Morselli, presidente del Centro per il volontariato (l’ente che si è attivamente occupato di mettere in piedi un tale progetto, ‘osservando i concittadini, sempre più in difficoltà a causa della crescente crisi’. ‘Crediamo molto in questo progetto - aggiunge Angelo Morselli - e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali.’ Il supermercato ancora non aperto è già inondato di richieste, e questo non può che far ben sperare.
http://alimentazione.ecoseven.net/news-alimentazione/modena-spesa-gratis-al-supermercato-in-cambio-di-lavoro

Aviaria, cinque nuovi casi di virus H7N9 in Cina orientale Esperti, nel delta del fiume Yangtze origine influenza H7N9


Aviaria, cinque nuovi casi di virus H7N9 in Cina orientaleAviaria, cinque nuovi casi di virus H7N9 in Cina orientale
SHANGHAI - Cinque nuovi casi di contagio per l'influenza aviaria da virus H7N9 a Shanghai e nelle provincie vicine. Due casi sono stati registrati a Shanghai, tre tra le province dello Zhejiang e del Jiangsu. Con questi, il numero dei contagiati, comprese le nove vittime, arriva a 33, tutte concentrati nella parte orientale della Cina.

Moltissime persone a contatto con questi nuovi contagiati sono state controllate, ma non hanno contratto il virus influenzale. Intanto le autorita' sanitarie di Shanghai hanno dimesso un bambino di quattro anni a cui era stata diagnosticata la nuova influenza aviaria, risultando la prima persona tra quelle ricoverate per contagio della nuova aviaria a recuperare completamente e a lasciare l'ospedale. Ma le polemiche non si placano.

Secondo un giornale di Guangzhou, l'ex Canton, ad un uomo morto il 4 marzo a Shanghai sarebbe stato riscontrato il virus della nuova influenza il 10 di marzo, anche se l'annuncio ufficiale delle autorita' circa la nuova influenza e' del 31 marzo.

Intanto proseguono le analisi per capire come si diffonde la malattia. Secondo i ricercatori del laboratorio di microbiologia patogenica dell'accademia cinese di scienze il nuovo virus dell'influenza aviaria H7N9 deriverebbe da un mescolamento genetico tra uccelli migratori provenienti dalla Corea del Sud e polli della zona orientale cinese. Per gli esperti il mescolamento sarebbe avvenuto nel delta del fiume Yangtze, l'area orientale cinese che copre Shanghai e le province dello Zhejiang e del Jiangsu.

Qui si concentrano tutti i 33 casi di contagio fino ad ora registrati, tra i quali nove vittime. Secondo i ricercatori cinesi, un virus sarebbe stato portato da uccelli migratori provenienti da Corea e altri paesi dell'est Asia e si sarebbe mescolato, durante il periodo della migrazione, con l'influenza aviaria gia' presente in anatre e polli cinesi. La scoperta e' avvenuta tracciando i geni e confrontandoli con casi gia' catalogati. Gli studiosi confermano che non c'e' nessun legame tra la nova influenza e i maiali morti nello stesso fiume che sarebbe stato teatro del mescolamento.
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LE 8 COSE CHE IL SUPERMERCATO NON VUOLE CHE TU SAPPI


supermercato







I RICERCATORI DEL MARKETING
Hanno lavorato anni per essere sicuri che l’ acquirente comune guardi più prodotti possibili durante la spesa, perché più vedono, più comprano.Fare la spesa nel supermercato sembra una attività innocua. Tutti facciamo la spesa almeno una volta a settimana senza però prestare troppa attenzione a ciò che accade dietro le quinte del supermercati. Il nostro modo di comprare è diventato una scienza fra le più studiate e con il maggior numero di ricercatori nel mondo. “I ricercatori del marketing hanno lavorato per anni per essere sicuri che l’ acquirente comune guardi più prodotti possibili durante la spesa, perché più vedono, più comprano”, questo è ciò che ha detto Marion Nestle, autrice di What to Eat: An Aisle-by-Aisle Guide to Savvy Food Choices and Good Eating. Quindi se vuoi essere un acquirente intelligente leggi questi trucchetti e segreti nascosti nel supermercato.
1. I carrelli della spesa sono sporchi.
In accordo con gli studi fatti sui carrelli, più del 60% di questi danno rifugio a batteri coliformi (la specie di batteri che si ritrova sulle toilette pubbliche!). Il Dr. Chuck Gerba, microbiologo dell’ Università di Arizona dice :”Questi batteri potrebbero venire dalle verdure non ancora lavate, dai salumi non ancora spellati, dalle mani sporche dei clienti o dai bambini che si siedono nei carrelli. Basta pensare che dove avete messo i broccoli pochi minuti prima si trovava il sedere di un bambino”. Secondo gli studi fatti da Gerba e sui collaboratori, i carrelli della spesa hanno più batteri di tutte le superfici da loro studiate, incluse le tavolette del wc e i poggiatesta dei treni. Per evitare di sporcarsi con questi fastidiosi batteri Gerba suggerisce di pulire il manico del carrello con dei fazzoletti igienizzati e di lavarsi le mani dopo aver fatto la spesa.
2. I cibi “amici dei bambini” sono disposti alla loro altezza.
Chiunque faccia la spesa con dei bambini sa che deve porre attenzione alle cose che questi prendono e buttano nel carrello. Marion Nestle dice :”Dico sempre ai genitori di non fare mai la spesa con i figli. Le scatole con su disegnati dei cartoni animati sono sempre posizionati negli scaffali più bassi dove anche i bambini ai primi passi possono arrivare”. Un viaggetto nel corridoio dei cereali ve lo confermerà, Tara Gidus della American Dietetic Association dice: “I cereali zuccherati sono al livello degli occhi dei bambini, mentre quelli salutari e ricchi di fibre sono negli scaffali più alti “. E’ la stessa situazione che si ritrova ai registratori di cassa dove le caramelle e le gomme sono strategicamente posti per incoraggiare acquisti impulsivi di adulti e bambini che posso facilmente afferrare questi piccoli prodotti.
3. Affettano e tagliano i cibi in modo da poter aumentare il prezzo.
Nel reparti cibi freschi possiamo trovare delle belle fette di anguria già tagliate o verdure e insalata fresca lavate e tagliate. Nella zona macelleria il petto di pollo come anche le bistecche sono già affettate e anche marinate, pronte per essere cotte. Non si può negare che questi cibi già tagliati rendano la vita più facile a anche i nutrizionisti concordano sul fatto che ciò fa aumentare il consumo di vegetali o frutta e quindi è una buona cosa per la salute. Bisogna però almeno tener presente che si sta pagando un sovraccarico di prezzo abbastanza elevato (alcune volte più del doppio, basta leggere il prezzo al kilo e non della singola confezione) per una cosa che potremmo fare da soli.
4. I cibi che fanno bene alla salute sono nascosti!
L’esempio classico è quello della pasta integrale che è posta negli scaffali più bassi o anche i cibi biologici che spesso hanno un piccolissimo scaffale tutto loro vicino ai cibi etnici.
5. Le esposizioni alla fine della corsia sono lì per distrarti dalla tua missione.
Marion Nestle dice: “Le compagnie alimentari pagano i negozi per posizionare i loro prodotti dove possono essere visti più facilmente, come ad esempio nelle esposizioni alla fine delle corsie”. Il concetto è quello di posizionare oggetti ad alto profitto o anche gruppi alimentari come le cioccolate per ispirare acquisti compulsivi; e anche se alcune volte queste esposizioni sono usate per promuovere articoli in offerta le persone comprano anche se non ci sono offerte. Il Dr. Brian Wansink direttore del Laboratorio Food and Brand dell’ Università di Cornell e autore di Mindless Eating dice :” Le persone comprano il 30% in più di prodotti che sono posizionati nelle esposizione di quelli a metà del corridoio, anche perché pensiamo che il vero affare si trova alla fine”.
6. Gli affari non sempre sono affari.
Chi può resistere ad offerte tipo “Compra 5 e ne hai uno gratis”, o “3 per un Euro”? Apparentemente solo poche persone. Il Dr. Brian Wansink dice: “Ogni volta che vediamo un numero in un cartello pubblicitario su uno scaffale compreremo circa il 30% in più di quel prodotto di quanto intendevamo comprare” e quindi se compri di più di quanto hai bisogno non sarà necessariamente un affare! O ancora peggio ti farà consumare di più, sempre Brian Wansink ci dice : “Una volta che il prodotto è in casa lo mangerete anche senza volerlo… è così un peccato buttare il cibo”. Infine se una scatola ad esempio di tonno è pubblicizzata ad un prezzo più basso di un’altra fate attenzione alla quantità di tonno nella scatola e cercate di leggere qual’è il prezzo al kilo. Aggiungo un commento del post su questo tema di protonutrizione:” Avendo studiato marketing conosco questi trucchi ed altri, alcuni dei quali sono effettivamente molto efficaci. Uno ad esempio è mettere l’indicazione “Promozione” “Offerta speciale” o simile senza per questo variare il prezzo del prodotto. Immancabilmente il tasso di rotazione di quel prodotto aumenterà in quando il consumatore tende a non memorizzare i prezzi dei prodotti, particolarmente se non si tratta di un bene ad acquisto ripetuto. La cosa funziona ancora meglio se questi prodotti con riduzione di prezzo non effettiva sono all’interno di una più ampia offerta promozionale con prodotti che hanno avuto un effettiva riduzione e gli esempi potrebbero continuare. Conoscendoli si riesce a non subirne gli effetti negativi ed a volte a sfruttarli a proprio vantaggio.”
7. Camminerai nel negozio seguendo una strada obbligata
Non solo il percorso come tutti sanno è sempre obbligato a causa della disposizione degli scaffali ma nei grandi supermercati spesso siamo obbligati a seguire un percorso senza accorgercene. Il percorso “obbligato” è infatti creato senza barriere architettoniche ma seguendo i bisogni primari degli acquirenti tipo il pane, la pasta, il latte e le verdure; seguendo questi percorsi ci troveremo con il 60-70% di prodotti in più di quanto avevamo preventivato.
8. Non puliscono sempre come dovrebbero.
Gli ispettori dell’ Ufficio di Igiene spesso (almeno spero) controllano i supermercati alla ricerca di eventuali irregolarità. Potete però fare una piccola ispezione da soli. Vi può bastare passare il dito sulla parte alta degli scaffali per ritrovarlo pieno di polvere. Se poi vedete delle mosche sappiate che possono portare dei batteri e, infine, se c’è polvere sulle confezioni evitate di comprarle.
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fonte : http://www.psichesoma.com