venerdì 28 dicembre 2012

"ASPARAGI COMBATTONO IL POST-SBRONZA", LO DICONO I NUTRIZIONISTI PER IL CAPODANNO


ROMA - Veglione no-stop in vista per la sera del 31? Procurarsi un mazzetto di asparagi, da mangiare prima di dare il via ai festeggiamenti, potrà aiutare a 'tamponarè l'effetto dei troppi brindisi sul fegato. Il consiglio arriva da uno studio pubblicato sul 'Journal of Food Science', che ha dimostrato come il vegetale già noto per le sue virtù diuretiche, antinfiammatorie e per varie proprietà alleate della salute, grazie a un'alto contenuto in amminoacidi e sali minerali protegge le cellule epatiche dalle tossine dell'alcol. Una 'drittà che - la precisazione è d'obbligo - non autorizza certo a esagerare con le bevande ad alta gradazione, da assumere con moderazione anche nella notte più lunga dell'anno. Il team di B.Y. Kim, della Jeju National University sudcoreana, ha testato l'azione biochimica di componenti di foglie e germogli di asparago su cellule di fegato umane e di ratto, osservando che il trattamento con l'estratto di asparagi riduce in modo significativo la tossicità dell'alcol. In particolare, le foglie sono la parte più benefica dell'asparago perchè più ricche di amminoacidi e minerali. Uno studio coreano condotto in precedenza aveva dimostrato che il segreto degli amminoacidi contenuti negli asparagi è il fatto di stimolare la funzione degli enzimi che accelerano il metabolismo dell'alcol nell'organismo. In altre parole, una 'basè di asparagi aiuterebbe a smaltire un bicchiere di troppo.
Aprire il cenone dell'ultimo dell'anno con un piatto di asparagi sembra quindi il modo più sano per 'attrezzarè l'organismo a reggere qualche bicchiere di troppo. Ma non è l'unico, come ricorda online il quotidiano britannico 'Daily Mail' che ai sudditi di Sua Maestà - non sempre prudenti nel consumo di alcolici - elenca 4 ricette per 'stomaci fortì, suggerite da altrettanti nutrizionisti per prepararsi a una notte senza fine.

giovedì 27 dicembre 2012

Foie vs Faux gras. Il paté vegetale Gaia alla guerra del fegato grasso DI Il Guardiano del Gusto - CANALE Scatti di stile - mercoledì, 26 dicembre 2012 | ore 7:03


La partita vegetariani e animalisti contro appassionati del foie gras segna un altro punto a favore dei primi. Dopo la messa a bando del fegato grasso nei ristoranti in California e alSalone di Colonia in Germania è la volta dell’Inghilterra. La Camera dei Lord ha eliminato la preziosa cibaria dal menu del suo ristorante Barry Room a Westminster dal 1 gennaio 2013. Non è l’equivalente delle limitazioni, o meglio dei rialzi dei prezzi, della buvette dei palazzi italiani (qualche similitudine confessiamolo c’è), ma qualcosa di maggiormente simbolico e pari all’esclusione dai banchi dei supermercati della Coop (la cui decisione politically correct ha fatto sobbalzare più di qualche scettico intento a comprendere quante confezioni fossero mai esposte e vendute prima della storica decisione).
Il dado è tratto. E se dal 2009 già qualche gourmet si preoccupava di degustare il Faux Gras, gioco di parole con foie per richiamare la scelta (o la deriva, fate voi) vegetariana, per metterne in luce le qualità, il 2013 potrebbe essere l’anno della radicalizzazione dello scontro. A favore o contro i palmipedi, a favore o contro i gourmet.

Contro il foie gras

Basta andare sul sito belga di Gaia o di L214 per comprendere le ragioni del NO al foie gras. Le anatre e le oche sono vittime del gavage, la tecnica che per due settimane nel caso delle anatre e tre settimane nel caso delle oche le sovralimenta con il mais che viene spinto direttamente nell’esofago da macchine pneumatiche. L’alimentazione provoca un ingrossamento del fegato, una malattia, la steatosi epatica che fa aumentare il volume dell’organo fino a 10 volte quello normale.
Gli animali vivono e muoiono tra stenti e il loro continuo alitare ne è la testimonianza più evidente: sono costretti a cercare di abbassare la temperatura corporea innalzata dall’alimentazione forzata. A causa del gavage aumenta anche la mortalità dei palmipedi. In Francia, dove il Faux Gras inizia a diffondersi, circa 1 milione di anatre non sopravvivono alla procedura di ingrasso e non diventano foie gras.
Tartex, società tedesca, che produce il Faux Gras, nel 2008 ha realizzato una nuova confezione che richiama l’idea del lusso e Gaia è riuscita a conquistare l’anno scorso 160 mila consumatori che tra rimorsi di coscienza e spinta salutistica (il finto foie gras ha il 40% di calorie in meno) lo hanno utilizzato nei loro menu e ricette. Soprattutto durante le feste tra Natale e Capodanno quando il consumo sale vertiginosamente.
Se per il lancio pubblicitario Gaia ha utilizzato sosia Marilyn Monroe, Elvis Presley ou Arnold Schwarzenegger, in campo per l’associazione animalista Peta, che ha ottenuto l’estromissione alla Camera dei Lord, è sceso Sir Roger Moore oltre a Chantelle Houghton in versione Babba Natale. E voi più di James Bond o di Lord Brett Sinclair che dicono no al foie gras, conoscete qualcuno di più esclusivo da accostare al foie gras da interdire?
Non basta. In tempi di crisi occorre sottolineare che una confezione di circa 100 grammi costa 3,50 €. Riuscite a indicare anche un solo piatto lussuoso a un prezzo così piccolo?

A favore del foie gras

Basta con il populismo. Che differenza c’è tra allevare un’anatra e un pollo, un coniglio o un manzo destinati all’alimentazione umana? Le ragioni estreme dei vegetariani possono essere comprese. Ma non quelle di chi di spara una fiorentina da due chili o un quinto quarto romano e poi si indigna per il fegato grasso.
Quale gourmet potrebbe mai approvare la scelta di mettere nel Faux Gras dell’olio di palma che assicura la spalmabilità del composto? Sarebbe come affermare che è consigliato aggiungere olio di palma nella ricetta della crema di cioccolato e nocciole.
Le oche e le anatre si ingozzano naturalmente di mais per prepararsi alle migrazioni e a tante ore di volo. Il gavage non fa altro che seguire l’istinto naturale.
Ci sono almeno 10 buone ragioni per pensare che il foie gras in tavola sia un piatto da tutelare come i monumenti storici. Quanto sarebbe diverso l’allevamento delle oche e delle anatre da foie gras se si mettesse loro a disposizione ingenti quantità di mais e si cacciassero con il fucile nel momento in cui si alzano da terra?
Se Slow Food sostiene il cibo buono e giusto, la presenza dei produttori francesi di foie gras all’ultimo Salone del Gusto di Torino varrà almeno un punto a favore dei consumatori di foie gras.
Pensate per un istante a tutto il comparto del foie gras che va in malora. Cosa faranno gli addetti di quel settore e cosa potrà mai identificare il lusso del cibo se abbiamo già levato il caviale, le ostriche sono diventate pop e le aragoste non sono più quelle di una volta? L’economia gira anche sui miti e mica vogliamo far esplodere la bolla gastronomica?

Votare

Mentre proviamo a immaginare un sostituto sul piccione di Oliver Glowig o un’alternativa al panino di Cristina Bowerman, che sta lottando al Romeo con l’umami hamburger nelle preferenze dei gastro-capitolini, c’è qualche altra ragione per spingervi a votare a favore o contro l’eliminazione del foie gras dai menu dei ristoranti italiani quando sarà diventato politically correct (o di moda, fate voi) non cedere alle lusinghe del fegato grasso? Oltre a non sapere cosa abbinare con lo champagne, ovvio.
[Link: lemonde, thetelegraph, L214. Immagini: Blancspot, Gaia]

mercoledì 26 dicembre 2012

Ministero della salute: allarme aflatossine



Marcello Pamio – 16 dicembre 2012
Il 2 agosto 2012 la 9a Commissione permanente si è riunita per votare la risoluzione sulla “Questione inerente alla valutazione dell’impatto delle micotossine sulla filiera agroalimentare del grano duro” (nr. 398).
Dopo qualche settimana dall’approvazione all’unanimità della risoluzione, il 14 settembre 2012, il “Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute” del Ministero della Salute, invia alle Regioni, alle Province autonome, al Comando dei carabinieri, agli Istituti zooprofilattici e alle Associazioni di categoria un Comunicato dal titolo: “Contaminazione da aflatossine nei mais e nella catena alimentare” (immagine a lato).
In pratica il Ministero avverte che “le recenti condizioni climatiche verificatesi in Italia caratterizzate da una prolungata siccità estiva hanno determinato un’accresciuta contaminazione da aflatossine nelle produzioni di mais 2012, oltre i limiti fissati dalla normativa comunitaria”.
La produzione di mais per uso alimentare e mangimistico per animali da macello sarebbe pesantemente contaminata da aflatossina B1.
Questa aflatossina B1 una volta consumata direttamente dagli animali tramite il mais, può produrre latte e derivati contaminati dall’aflatossina M1 e questa intossicare il consumatore umano.
E’ talmente seria la situazione che il Ministero invita tutti i responsabili dell’industria lattiero-casearia (centri di raccolta, stabilimenti termici e di trasformazione, ecc.) a fare continui esami di campioni di latte per verificarne la quantità di aflatossina. I risultati devono essere spediti ogni 15 giorni alla posta elettronica del Ministero riportata nell’allegato.
Abbiamo intervistato il dottor Maurizio Proietti, medico membro dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) e responsabile della Sezione di Patologia e Oncogenesi Ambientale presso l'Istituto Universitario Nicolaus di Bari, e anche il dottor Giuseppe Altieri, agroeconomo, docente di Entomologia-Fitopatologia all’Istituto agrario di Todi.Prima però cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.
I funghiIn Natura, gli esseri viventi si possono dividere in 3 grandi regni:
- Animale: organismi in grado di muoversi e di nutrirsi di nutrienti organici già formati (Carboidrati, proteine, grassi, vitamine, etc.)
- Vegetale: organismi immobili in grado di ricavare l'energia direttamente dal sole.
- Funghi: organismi immobili come i vegetali, ma non essendo in grado di ricavare l'energia dal sole (fotosintesi clorofilliana) si sviluppano sulla sostanza organica viva e/o morta da cui attingere i nutrienti (foglie, residui di legno, alimenti, letame, animali morti, etc.).
I funghi infatti sono una via di mezzo tra gli animali e le piante.
Fanno parte dei funghi anche i lieviti e le muffe.I lieviti sono funghi formati da una sola cellula, e quello più noto è il Saccaromyces Cerevisiae (lievito di birra che nutrendosi di zuccheri produce alcool, calore ed anidride carbonica).
Le muffe invece sono funghi filamentosi che si presentano come batuffoli di cotone di vario colore e tonalità: bianco, grigio, verde, verde ardesia, blu, giallo, arancio.
Le muffe si sviluppano sulla superficie di sostanze organiche in via di decomposizione e svolgono l'importante ruolo di trasformare in terriccio la sostanza organica.
Molte muffe sono parassiti delle piante: oidio, peronospora, botritis cinerea, fumaggine, ruggini e la segale cornuta. Gli agricoltori per proteggere le colture usano pesticidi rivolti contro muffe, insetti e piante infestanti(1).
Non tutte le muffe però sono pericolose per la salute, perché ve ne sono in grado di produrre antibiotici (muffa pennicillium).Le micotossine sono potentissimi veleni prodotti da molte muffe, tossici per la salute umana e animale ad azione cancerosa, genotossica, teratogena, nefrotossica e anche neurotossica.
Le micotossine sono numerosissime, ma le più dannose, sono:
- Aflatossine B1, B2, G1, G2, M1, M2 e la Sterigmatocistina.
- Acratossina A
- Fumosine
- Zearalenone
- Tricoteceni
- Acido Lisergico
- Patulina
Tra le aflatossine, le più pericolose sono la B1 e la M1 che favoriscono la cirrosi epatica e il tumore al fegato.
Pericoloso per la salute è anche respirare queste micotossine.
Micotossine e animaliLe micotossine si sviluppano in molti vegetali (cereali, semi oleaginosi, frutta secca, ecc.), ma forse il problema più serio per l’uomo arriva tramite le proteine di origine animale. Le mucche infatti che mangiano foraggi (mais) e mangimi contenenti muffe, non solo daranno latte contenente aflatossine M1, ma i formaggi derivati da quel latte, avranno una concentrazione dell’aflatossina addirittura da 5 a 6 volte di più rispetto al latte di partenza, questo per via dell’accumulo!
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D: Gentile dottor Maurizio Proietti, lei è un esperto in materia di micotossine. Dopo l’allarme lanciato dal Ministero della salute, volevamo saperne di più: cosa sono le aflatossine?R: Sarebbe più corretto parlare di micotossine.
Le micotossine sono metaboliti tossici di vari ceppi fungini, chiamati muffe. La contaminazione delle derrate cerealicole da parte di funghi produttori di  micotossine rappresenta un pericolo per la catena alimentare animale e umana.
Sono cancerogeni, teratogeni (creano deformazioni nella prole), mitogeni e deprimono il sistema immunitario.
La contaminazione delle matrici alimentari avviene già sul campo, (tricoteceni, fumonisine, zearalenone) per seguire gli alimenti fino ai siti di stoccaggio (ocratossina A e aflatossine).
D: Quali danni alla salute possono provocare le aflatossine?I danni alla salute sono diversi e dipende dal tipo di muffa o fungo.
Aspergillus flavus e parasiticus producono Aflatossine che infestano prevalentemente arachidi, altre leguminose, mais e altri tipi di cereali, semi oleaginosi, noci, mandorle, fichi secchi, latte e derivati; il danno che ne può conseguire è: epatocarcinoma, cirrosi epatica, teratogenesi e mutagenesi.
Aspergillus ochraceus, Penicillium viridicatum, producono Ocratossine che infestano arachidi, riso, caffè, mais, orzo, altri cereali di conseguenza pane e pasta. Il danno che ne può conseguire è: nefropatia, enterite, epatite, teratogenesi e mutagenesi.
Fusarium graminearum, roseum, tricinctum, moniliforme che infestano mais altri cereali e derivati producono Zeareloni che sono in grado di provocare aborti, sterilità, disregolazione ormonale (estrogeni) a livello alimentare un prodotto che può contenere zeareloni è la birra.
Fusarium moniliforme produce Fumonisine, che infestano mais e sorgo e sono nefrotossiche, citotossiche, cancerogene e teratogene.
Fusarium poae, Fusarium tricinctum, Fusarium nivale, Trichoderma lignorum infestano mais, orzo, riso e altri cereali e loro derivati per es. fiocchi di avena. Producono Tricoteceni che causano patologie a carico della cute e delle mucose, leucopenie, emorragie, vomito, diarree oltre ad essere citotossico.
Penicillium citrium, purpurogenum, rubrum che infestano mais, altri cereali, riso, nocciole e pomodori possono causare emorragie, danni epatici e renali di diversa gravità, sono neurotosssici  oltre a essere teratogeni.
Penicillium expansus, Penicillium clavatus, Byssoclamys nivea, Penicillium verrucosum e Penicillium patulum che infestano frutta e verdura quali per esempio peperoni, pomodori, cetrioli, carote, mele, pere, succhi e sidri produconoPatulina che è in grado di  dare tossicità in diversi organi, è dermatotossico, neurotossico e citotossico.
Aspergillus nidulans e versicolor, Chaetomium thielavoideum producono Sterigmatocistina che ritroviamo nei cereali nelle noci e nei formaggi, tali tossici provocano danni all’organismo in dipendenza della via di somministrazione. Non ci sono dati sufficienti per valutare la cancerogenicità nell'uomo. Presente come contaminante di derrate alimentari. Tipologie di aziende produzione di tè, caffè, infusi. Salumifici e prosciuttifici.
In conclusione gli organi maggiormente colpiti dalle micotossine in termini di patogenesi, sono fegato, reni, tessuto adiposo e tessuto nervoso.Le aflatossine inoltre avrebbero un effetto immunosoppressivo, alterano il metabolismo degli interferoni che hanno importanza nelle risposte immunitarie. I Tricoceni, inibiscono la sintesi proteica, provocano lesioni necrotiche del sistema linfatico e midollo osseo con conseguente effetto immunosoppressivo.Lo Zearalenone è il prodotto tossico di almeno otto specie di micromiceti, con marcati effetti estrogenici, telarca, pubertà precoce, pseudogravidanze, diminuzione della libido, elevata incidenza di cancro della cervice in bambine di età inferiore ai 10 anni. Nei maschi sono segnalati casi di atrofia testicolare. C’è un chiaro effetto di mimetismo molecolare, infatti, c’è una forte similitudine con la struttura molecolare degli ormoni estrogenici e ha come bersaglio gli stessi recettori.
D: Quali sono le condizioni climatiche e non solo, che permettono la formazione delle aflatossine?R: I fattori che incidono in maniera prevalente sullo sviluppo delle micotossine sono: temperatura e umidità. La tossinogenesi in campo e nei siti di stoccaggio è dovuta a molti fattori quali: umidità, temperatura, danni meccanici, miscelazione, autoriscaldamento per quanto concerne i fattori fisici, per quelli chimici sono importanti CO2, O, componenti del substrato, trattamenti antiparassitari; passando in rassegna i fattori biologici ricordiamo insetti vettori, variabilità dell’ospite, microflora.
Sono praticamente a rischio tutte le colture dei prodotti che sono alla base dell’alimentazione umana e animale, i cereali per citare le colture più importanti, ma non sono esenti caffè, cacao, spezie, frutta, solo per citare le più importanti
D: Le aflatossine bisogna solo prevenirle o si possono distruggere con qualche sistema?R: Spiace evidenziare che ad oggi non esiste un sistema efficace al 100% per l’abbattimento del carico tossico, sia con mezzi fisici sia con mezzi chimici, preme ricordare che con i mezzi chimici sostituiamo l’elemento tossico.Sono termostabili, quindi né la pastorizzazione né la cottura in forno le abbattono e/o le inattivano.
L’effetto tossico è correlato con il vettore che le porta a contatto con i recettori della mucosa intestinale, che può essere bypassata soprattutto dai tossici liposolubili. Curioso può essere che  anche i cosmetici potrebbero risultare pericolosi perché i loro componenti derivano dai vegetali soggetti a contaminazione; questo ci dice tutto sulla ubiquitarietà delle micotossine.
D: Cosa c'entra la Sindrome della permeabilità intestinale con le aflatossine?R: Le micotossine, creano danno intestinale. Nel mio lavoro in stampa da una importante rivista internazionale, intitolato “Sindrome della permeabilità intestinale”, ipotizzo che la disfunzione delle giunzioni serrate sia concausa, ma forse la principale, per l’insorgenza di malattie infiammatorie immunologiche sistemiche, malattie infiammatorie croniche intestinali, allergie alimentari e celiachia. Ciò sembrerebbe inoltre partecipare all’evoluzione dell’autismo.
Le tight junction sono il target primario degli agenti esterni, che agendo come inquinanti chimici e/o biologici interagiscono con la matrice proteica delle giunture, alterandone la conformazione e quindi aumentandone sempre di più la permeabilità agli agenti esterni.
Le nostre osservazioni hanno individuato nell’ingestione inconsapevole di inquinanti biologici (micotossine) e conseguente disbiosi e sporificazione da Candida, i fattori determinanti della sindrome della permeabilità intestinale (leaky gut syndrome).
Le Ocratossine si suddividono in Ocratossina A (OTA), Ocratossina B (OTB) e Ocratossina C (OTC) quella predominante è l’ OTA che infesta orzo, mais, grano, riso, arachidi e fagioli.
L’OTA permane nel sangue per molti giorni, con tempo di emivita di 35 giorni, l’eliminazione avviene anche attraverso il latte materno (uomo e animali).
In Italia è stata rilevata un’elevata presenza di OTA sia nel siero sia nel latte materno
I più a rischio sono come sempre i bambini per l’importanza dei cereali nella loro dieta.
E’ stato eseguito uno studio sul rischio delle OTA nei bambini dell’asilo, della scuola materna, elementare e media, si è analizzato il pasto biologico destinato ai bambini. I risultati indicano che l‘OTA era presente nel 100% dei casi, tenendo presente che un bambino che frequenta il nido pesa mediamente 14 Kg e un bambino delle elementari 28 Kg consumano rispettivamente 237 e 302 grammi di cereali e/o derivati si è andato oltre i valori consentiti dalla legge.
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D: Gentile dottor Giuseppe Altieri, da cosa derivano le aflatossine?R: Le cosiddette micotossine derivano dai luoghi di stoccaggio e dai trasporti nelle navi. Da fattori ambientali come umidità e temperature elevate.
Ma anche dalle colture ripetute del mais, soia e cereali, dall'uso di disseccanti che uccidono i microbi utili e predispongono alle fusariosi sempre più diffuse.
Anche la coltura ripetuta di mais GM, anno dopo anno, e le altissime concimazioni con azoto chimico predispongono il terreno alle muffe.
D: E’ vero che gli alimenti biologici risultano maggiormente contaminati da micotossine rispetto agli alimenti convenzionali?R: Assolutamente no! Tutte le materie prime di origine vegetale possono essere contaminate da funghi microscopici che producono tossine (micotossine e aflatossine).
Le cause della contaminazione possono dipendere da numerosi fattori: tra cui l’umidità eccessiva, le temperature troppo elevate, la presenza di infestazioni di insetti, modalità di irrigazione improprie, la forte concimazione azotata, il non ricorrere alla rotazione delle colture, eccessivo utilizzo di pesticidi (e questi ultimi tre fattori sono assolutamente esclusi dall’agricoltura biologica).
Diversi studi su micotossine, aflatossine e altri contaminanti negli alimenti hanno escluso una presenza più elevata di queste sostanze nei prodotti biologici. Anzi da quanto è emerso dai risultati dello studio “Qualità alimentare specifica e sicurezza dei cibi biologici” presentato alla XXII Conferenza FAO per l’Europa (Porto, 2000): “si può escludere che la produzione biologica conduca ad un rischio di contaminazione più elevato e due studi hanno rivelato nel latte da allevamenti biologici meno micotossine che nel latte convenzionale”.
D: Ha ragione Umberto Veronesi quando dice che i prodotti GM sono più sicuri per le aflatossine?R: Non esiste alcuna evidenza scientifica che affermi che il mais OGM sia più sicuro di quello normale dal punto di vista delle aflatossine!
Le micotossine aumentano con periodi lunghi di stoccaggio e di trasporto soprattutto del mais GM dagli USA, Canada, Brasile, Argentina, che passano mesi nelle stive di navi umide, che nessuno pulisce a fondo nei porti, per cui funghi e micotossine prolificano al meglio (Istituto Superiore di Sanità, atti del Corso per gli Istituti Zooprofilattici sugli OGM tenuto a Perugia).
In particolare nell'agricoltura biotech, che vuole produrre sempre di più, si coltiva mais GM a ciclo lungo che si raccoglie in autunno, con le piogge che possono favorire le micotossine...e la piralide (l'insetto dannoso), che ha anche più tempo a disposizione per mangiarsi i semi.
Altre ricerche canadesi su mais, soia GM, resistenti ai disseccanti chimici, su cui si spruzzano tonnellate di glifosate (Roundup della Monsanto), dimostrano inoltre che il diserbante indebolisce le piante, predisponendole a maggiori attacchi fungini, come il fusarium che produce micotossine pericolosissime per la salute umana e animale.
D: Quindi sono o non sono più sicuri gli alimenti biologici?R: E’ stato pubblicato il riassunto dell’articolo “Nutritional quality an safety of organic food. A review” in “Agronomy for Sustainable Development “(2009) curata dll’università Aix-Marseille. Il nuovo studio, commissionato dall’AFSSA, l’agenzia francese sulla sicurezza alimentare, ha indagato oltre agli aspetti nutrizionali, anche dati riguardanti la sicurezza dei prodotti biologici rispetto ai convenzionali.
Sul piano della sicurezza, hanno concluso che tra il 94 e 100% dei prodotti organici non contiene residui di pesticidi e che gli ortaggi contengono circa il 50% in meno di nitrati.La ricerca, come detto prima, ha messo in evidenza che NON esistono differenze significative nei livelli di micotossine tra cereali biologici e convenzionali. Questo è un dato interessante su cui ragionare perché quando si parla di prodotti biologici si ipotizza che i livelli di contaminanti fungini siano maggiori, anzi alcuni ne sono davvero convinti.

Conclusione
Grazie al dottor Proietti e dottor Altieri per le spiegazioni su tale argomento delicatissimo.
La risposta definitiva a tale problema ovviamente non ce l’abbiamo, ma sicuramente potrebbe essere molto importante intraprendere la strada verso un’agricoltura biologica e/o biodinamica. Questa è certamente una chiave importante di lettura del fenomeno: prodotti sani, migliori, prodotti locali che non giungono da migliaia di chilometri di distanza con le problematiche di stoccaggio, viaggio e conservazione.
In conclusione, anche il nostro stile di vita gioca un ruolo importante, un’alimentazione basata su vegetali, priva di proteine di origine animale è sana e protegge la salute.
Tutte le proteine di origine animale, soprattutto i loro grassi (carne, uova, pesce e latte), contengono sempre più inquinanti, farmaci (ormoni della crescita, antibiotici, cortisonici, ecc.), nanoparticelle e metalli pesanti (mercurio, piombo, alluminio, cadmio, ecc.).
Inoltre i formaggi e latticini prodotti da latte contaminato da aflatossine M1 sono ancora più pericolosi in quanto tale micotossina si concentra da 5 a 6 volte rispetto al latte di partenza!Ovviamente tra i prodotti più a rischio vi è sempre il mais GM e non solo e, considerato che circa l’86 % del mais coltivato in Italia è destinato all’alimentazione zootecnica.
Chi ha orecchie per intendere, intenda…

(1) Dottor Liborio Quinto, tecnologo alimentare
Cosa dice e fa l'EFSA?
L'EFSA è l'autorità europea per la sicurezza alimentare istituta nel gennaio 2002.
Le aflatossine possono essere presenti in prodotti alimentari, quali arachidi, frutta a guscio, granoturco (mais), riso, fichi e altra frutta secca, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao, a seguito di contaminazioni fungine avvenute prima e dopo la raccolta. 

L'aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari ed è una delle più potenti dal punto di vista genotossico e cancerogeno.
È prodotta sia dall'Aspergillus flavus sia dall'Aspergillus parasiticus. L'aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell'aflatossina B1 nell'uomo e negli animali e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1. 
Nel gennaio 2007, il gruppo di esperti hanno aumentato i livelli massimi di aflatossine totali attualmente in vigore nell'UE per questi tre tipi di noci da 4 µg/kg di aflatossine totali a 8 o 10 µg/kg di aflatossine totali.

Salute: Iss, bambini italiani sono pigri e mangiano male Piu' di 2 ore al giorno seduti, pochi seguono dieta mediterranea


(ANSA) - MILANO, 21 DIC - I bambini italiani sono pigri e mangiano male. La maggior parte di essi trascorre piu' di due ore al giorno seduto, oltre due su 10 non praticano sport (al Sud e' 1 su 2), e la gran parte non segue la dieta mediterranea.

E' il quadro delineato dallo studio Zoom8, eseguito in Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Lazio, Calabria e Sicilia e 2193 coppie bambini-genitori, pubblicato sul rapporto Istisan dell'Istituto superiore di sanita'. In particolare solo il 26,8% dei bambini gioca all'aperto per piu' di due ore al giorno nei giorni feriali (il 62,4% nei giorni festivi). Il 73,6% dei bambini pratica pero' almeno uno sport, come calcio, nuoto e danza, e il 15,9% ne pratica anche un secondo. Il dato rilevante e' che il 26,4% non fa alcuno sport, che il 99% guarda la tv, con il 17,7% che vi trascorre davanti piu' di due ore al giorno (il 41% nei giorni festivi).

Circa l'alimentazione, l'analisi ha rilevato un basso consumo di legumi, verdura, frutta, pesce e latte, un discreto consumo di merendine e snack dolci e uno elevato di salumi e insaccati.

Andando piu' nel dettaglio, solo il 13,1% dei bambini mangia verdura piu' volte al giorno e il 38,1% la frutta. C'e' poi un 9% che non ne consuma affatto, il 4,5% una volta la settimana e il 17,9% 2-3 volte la settimana. Solo il 38,1% dei bambini consuma la frutta piu' volte al giorno, come raccomandato.

Il 53,7% dei bambini non consuma affatto legumi e solo il 19,4% li mangia 2-3 volte a settimana. Quasi il 12% dei bambini delle due regioni del Sud studiate non consuma la verdura, mentre al Nord sono di piu' quelli che la mangiano quotidianamente, anche se il 63% non consuma mai legumi. La pasta invece viene mangiata una o piu' volte al giorno dal 58,3% dei bambini e tra i prodotti da forno, il piu' consumato e' il pane, una o piu' volte al giorno dall'85% del campione. Il 41% e il 33% non consuma invece mai o quasi mai rispettivamente pizza e focacce, il 25% non beve quotidianamente latte, un terzo non mangia mai pesce fresco, mentre un terzo consuma biscotti e snack una volta al giorno. (ANSA).
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martedì 25 dicembre 2012

Le 10 diete piu’ popolari e strampalate del 2012 nel web Atleti,celebrities, guru piu’ seguiti di nutrizionisti su


(ANSA) - ROMA, 17 DIC - Nessun nutrizionista o medico ma una folla di celebrities, guru e metodi poco scientifici sono i piu' seguiti in internet da chi cerca un modo per dimagrire. E' quella dello 'squalo di Baltimora', Michael Phelps, considerato il piu' grande nuotatore di tutti i tempi, che alle Olimpiadi di Londra ha raggiunto quota 22 medaglie olimpiche di cui 18 ori, la dieta piu' ricercata nel world wide web nel 2012. Tutto e' nato da una sua curiosa e strampalata affermazione: ''consumo 12.000 calorie al giorno''. Poi smentita da lui stesso (ne assume 4.000 al giorno, pare) ma cio' e' bastato per fargli avere il primo posto nella top ten delle diete piu' cliccate in internet dell'anno, secondo l'annuale classifica stilata da Google Zeitgeist list, che aggrega milioni di ricerche fatte ogni giorno nel motore di ricerca. Al secondo posto c'e' quella seguita dalla cantante-attrice Beyonce' che inizialmente adotto' un regime alimentare liquido, molto controverso e criticato dai dietologi, che le permise uno snellimento rapido mentre ora segue una dieta priva di glutine e a basso indice glicemico.

Terzo posto: dieta ai chetoni di lampone. L'ideatore, Mehmet Oz, sostiene che sfruttando l'enzima dei lamponi si ottengano effetti miracolosi e lo dimostra con studi clinici giapponesi, svolti pero' solo sui topi. La dieta 'p.i.n.k' e' al posto n.4: il metodo unisce cibi sani e proteici a ginnastica ed allenamenti 'cardio' e promette 'piu' magri, forti e sexy'. Al quinto posto c'e' la dieta della supermodel e neomamma Adriana Lima che per sfilare a pochissima distanza dal parto ha bevuto solamente: 4 litri di acqua al giorno e frullati proteici.

Seguono le diete di Miranda Kerr (cibi salutari, acqua calda con limone e succhi di frutti australiani), Carmen Electra (la modella-attrice segue la N.V.Diet, in auge fra le celebrities a base di pillole con erbe varie). A posto n.8 delle diete piu' popolari c'e' quella del sondino, ovvero la chetogenica enterale, con cui si smette di mangiare normalmente e si assumono nutrienti solo con un sondino che dal naso scende nello stomaco. La dieta del digiuno (permessi solo di succhi di frutta o verdura da bere per 3-14 giorni) e la dieta di Marisa Miller, supermodel di Victoria Secret's, si piazzano rispettivamente al nono e al decimo posto. (ANSA).
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Salute:Ue,scoperto sostituto anidride solforosa per alimenti Alternativa a conservante causa di allergie e mal di testa


(ANSA) - BRUXELLES, 21 DIC - I ricercatori europei hanno compiuto progressi nella ricerca di un'alternativa all'aggiunta di anidride solforosa nei vini rossi e in altri alimenti, come la frutta secca, offrendo a milioni di persone la possibilita' di trascorrere periodi di festa piu' salutari. L'anidride solforosa (SO2), che nelle confezioni alimentari appare sotto la sigla E220, e' impiegata come conservante per alcuni frutti secchi e come agente antimicrobico e antiossidante nella vinificazione. La maggior parte delle persone puo' tollerare una piccola quantita' di SO2 nel cibo, ma in altre persone questa sostanza puo' provocare reazioni allergiche o altri effetti, come il mal di testa. Ora, in loro aiuto, annuncia oggi la Commissione europea - arrivano i risultati del progetto 'so2say', finanziato dall'Ue e diretto dal ''ttz Bremerhavenn'', un centro di ricerca applicata senza scopo di lucro in Germania. I lavori hanno permesso di individuare un'associazione di due estratti che puo' essere utilizzata come nuovo additivo in alternativa all'anidride solforosa.

Cosi', secondo il progetto, si potrebbe ad esempio ridurre la presenza di SO2 nel vino di oltre il 95%. Dei vini contenenti il nuovo additivo sono gia' stati testati nel Regno Unito, in Spagna e in Germania e, secondo la Commissione europea, ''sono stati giudicati buoni quanto i vini di riferimento contenenti zolfo''. Ulteriori test sono previsti nel 2013.
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Fra cena e pranzo oggi 2,5 miliardi a tavola


Una ragazza davanti all'albero di NataleGuarda le foto1 di 8Una ragazza davanti all'albero di Natale
Fra cena e pranzo oggi 2,5 miliardi a tavola
ROMA - Valgono 2,5 miliardi i cibi e le bevande consumati a tavola tra il cenone della vigilia e il pranzo di Natale che 9 italiani su 10 (92%) trascorreranno a casa con parenti o amici spendendo un 10% più dello scorso anno. E' quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg dalla quale si evidenza che appena il 3% degli italiani andrà al ristorante o in trattoria mentre l'1% si recherà in uno dei 26.000 agriturismi dove più facilmente è possibile riscoprire i piatti della tradizione natalizia. Secondo l'indagine il 59% degli italiani responsabili della preparazione dei pasti porterà in tavola prodotti Made in Italy, il 23% addirittura locali o a chilometri zero e l'11% prodotti biologici mentre un 18% guarderà alle offerte e al basso prezzo.
Sulle tavole degli italiani aumenta quindi la presenza dei prodotti Made in Italy più tradizionali dal cotechino (+8%) alle lenticchie (+14%), dalla frutta di stagione (+15%) allo spumante (+20%) mentre crollano le mode esterofile del passato pagate a caro prezzo come ciliegie, pesche fuori stagione o ananas (-3%), caviale (-2%) e champagne (-1%). Insieme a spumante e panettoni tra i prodotti regionali più gettonati - conclude la Coldiretti - ci sono il panone di Natale in Emilia Romagna, u piccilatiedd in Basilicata, il panpepato in Umbria, la pizza di Franz nel Molise, lu rintrocilio in Abruzzo, le pabassinas con sa sapa in Sardegna, la carbonata con polenta in Valle D'Aosta, il pangiallo nel Lazio, le carteddate in Puglia, i canederli in Trentino, la brovada e muset con polenta in Friuli, i quazunìelli in Calabria, il pandolce in Liguria, la pizza de Natà nelle Marche, i buccellati in Sicilia, il brodo di cappone in tazza in Toscana e l'insalata di rinforzo in Campania.